View Static Version
Loading

Ugo Foscolo (Zacinto, 1778 - Londra, 1827)

Ugo Foscolo rappresenta una sintesi altissima dei contenuti e delle forme sia neoclassiche che romantiche. Per comprendere la sua produzione poetica, bisogna però conoscere le tappe principali della sua biografia, una vita da vero eroe romantico.

  • 1778 nacque a Zacinto, ora Zante, un'isoletta ora greca ma a quel tempo sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Il padre era veneziano, la madre greca. Era molto attaccato alla terra natale e alle sue origini "classiche", orgoglioso di essere nato e cresciuto in quei luoghi dalla memoria mitica.
  • Dopo la morte del padre si trasferì a Venezia e poi visse in molte città italiane ed europee. A Venezia aderì con entusiasmo agli ideali della Rivoluzione francese e e si arruolò nell'esercito napoleonico. Grandissima fu la sua delusione quando, con il trattato di Campoformio del 1797, Napoleone cedette la Venezia all'Austria in cambio di Milano (v. Ultime lettere di Jacopo Ortis)
  • Scelse l'esilio; si rifugiò prima a Milano, dove incontro Giuseppe Parini. Si arruolò ancora con i francesi perché in difficoltà economiche e si trasferì a Pavia dove ebbe un incarico all'Università
  • Quando iniziò la Restaurazione e tornò il governo austriaco, decise di andarsene nuovamente. Prima in Svizzera e poi a Londra, dove morì povero accudito solo dalla sorella nel 1827.

Le sue opere più importanti furono:

  • il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802 - 1817) che presenta molti aspetti autobiografici: il protagonista è un giovane sconfitto nell'amore e negli ideali politici che giunge ad uccidersi.
  • i sonetti (1803) in cui tratta i temi dell'esilio, della morte e della morte e della perdita degli affetti
  • il carme Dei sepolcri (1807) in cui celebra il ruolo fondamentale delle tombe che conservano la memoria dei cari e soprattutto dei grandi, tramandandola nei secoli rendendola immortale
  • le Odi (1803) dedicate a due donne che vengono esaltate come ideale di bellezza
  • il poema mitologico Le Grazie, l'opera dai tratti più marcatamente neoclassici

Il romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802 - 1817) presenta molti aspetti autobiografici: il protagonista è un giovane che, esaltato dalla figura di Napoleone e deluso poi dal trattato di Campoformio, sconfitto nell'amore e negli ideali politici, giunge ad uccidersi.

I sonetti (1803) in cui tratta i temi dell'esilio, della morte e della morte e della perdita degli affetti.

Il sonetto “A Zacinto” è stato composto da Ugo Foscolo tra il 1802 e il 1803. I temi affrontati sono l’esilio e quindi l’amore per la patria lontana, la sepoltura illacrimata e il ricordo dei personaggi classici. La rievocazione della patria lontana abbraccia quasi tutto il sonetto: il poeta sente che non rivedrà più Zacinto, dove visse la sua fanciullezza.

  • II quartina: ricordando la patria lontana, torna alla mente del poeta la bellezza del mare di Zacinto, dove è cresciuto e ha trascorso l'infanzia
  • II quartina: pensando all'isola di Zacinto e al suo splendido mare, gli viene in mente il mito di Venere, nata appunto dalla spuma del mare, e la poesia di Omero che celebrò la bellezza di Zacinto in più punti (per la precisione, una volta nell’Iliade, canto II, vv. 631-637; si tratta del pezzo sulla rassegna degli eserciti, e cinque volte nell’Odissea, spesso accompagnata dall’epiteto che la designa come “selvosa”).
  • I terzina: il riferimento ad Omero conduce poi alla figura di Ulisse, di cui il poeta greco narrò le imprese e il peregrinare. Ulisse è l’eroe perseguitato dal destino, che approdò e baciò la sua Itaca, un lembo di terra rocciosa, arida, povera, ma a lui cara perché era la sua patria. I
  • II terzina: il ricordo di Ulisse fa avvertire al poeta l’analogia del proprio destino: anche lui si sente perseguitato dal destino avverso e crudele, ma al tempo stesso ha il presentimento della diversità della sua conclusione. Mentre l’Ulisse omerico riesce a rivedere la sua patria, l’Ulisse moderno, ovvero il Foscolo stesso, ha il presentimento della morte in terra straniera, in assoluta solitudine e non confortata dal pianto dei suoi cari.

La poesia è un sonetto, quindi composta da 2 quartine + 2 terzine, (cioè da 2 strofe di 4 versi + 2 strofe di 3 versi) di endecasillabi, il verso classico per eccellenza. Lo schema metrico delle rime è ABAB, ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato.

A livello sintattico la poesia si compone di due periodi soltanto: il primo, lunghissimo, che va dal verso 1 fino al verso 11, si compone di numerose frasi principali, secondarie e complementari e si svolge tramite coordinanti come ove, che, da cui, e, onde, che, ecc; il secondo, di soli 3 versi, che conclude la poesia e forma una specie di brusca conclusione a tutto quanto espresso nel periodo precedente.

  • Allitterazioni: le S: sacre sponde, il suono dura della K: corpo ... giacque, la O: isole feconde ... onde non tacque, fronde, di nuovo il suono K: altro che il canto, il suono dolce delle labiali M e N: materna mia terra.
  • Rime interne: abbiamo un caso di rima interna ai vv. 5 e 6 tra isole feconde e onde, che aiuta ad ampliare l'effetto lungo, esteso, del primo periodo.
  • Personificazione: all'isola di Zacinto vengono attribuite caratteristiche tipiche dell'essere umano: il poeta le parla come fosse un essere vivente, poi dice che l'isola si specchia nel mare, come fosse una donna, infine la assimila ad una madre di cui è figlio
  • Ci sono numerosi e continui enjambements

Nel testo, a livello tematico, ci sono sia elementi neoclassici che romantici. La complessa costruzione sintattica, i richiami alla mitologia e all'epica, il lessico ricercato e solenne sono neoclassici. Il dolore del poeta, la consapevolezza del proprio destino eroico e sfortunato sono già romantici.

Metro: sonetto con schema ABAB ABAB CDC DCD. Fitta è la presenza di enjambements (vv. 5-6, 7-8, 10-11, 13-14), che legano tra loro i versi, in una sorta di ininterrotta riflessione intima, come anche in A Zacinto.

Composto tra il 1802 e il 1803, Alla sera è uno dei sonetti più significativi di Ugo Foscolo. I sentimenti che qui ritroviamo erano già stati espressi nello Jacopo Ortis: la sera, che porta il riposo, si configura per il poeta come un’immagine di morte, anch’essa concepita come “fatal quïete” dal travaglio del vivere. Foscolo si rivolge direttamente alla sera in una sorta di personificazione, con lei Foscolo vuole intessere una sorta di confessione intima aprendo una grande scenografia atmosferica: la discesa delle ombre notturne dona pace a chi le contempla dopo le angosce del giorno e porta l’autore a pacate riflessioni su un riposo e una pace più lunghi, quelli legati alla morte, vista come la fine naturale di tutti i patimenti mondani.

  • Nelle due quartine (vv. 1-8) c'è una descrizione della sera e dei suoi benefici effetti sull'animo di Foscolo. Vengono presentate tutte le circostanze che accompagnano l’arrivo della sera: sia che essa arrivi in una stagione calma, sia nella stagione invernale. Qui prevalgono quindi le sensazioni descrittive. Il primo verso, inoltre, inizia con forse, come se il poeta volesse continuare in questo componimento un suo ragionamento iniziato precedentemente.
  • Nelle due terzine (vv. 9-14) troviamo l'espressione dello stato d'animo tormentato del poeta e del suo desiderio di pace. Prevalgono le sensazioni meditative e riflessive: l’autore racconta gli effetti dell’arrivo della sera nel suo animo. In particolare l’arrivo di questo momento della giornata, in cui riesce finalmente a domare il suo spirito di ribelle, che raggiunge un po’ di quiete.
  • Dal punto di vista stilistico, è importante notare l’utilizzo delle metafore perché in esse vengono espressi i nodi concettuali più importanti (v. 9: la sera lo fa vagare sulle orme che portano al nulla eterno).
  • Dal punto di vista del lessico, nel sonetto sono presenti sia parole auliche e termini poetici (imago, aere) sia parole comuni (cara, estive, vieni).

Figure retoriche

  • Anastrofi v. 1: “Forse perché della fatal quïete/Tu sei l’immago a me sí cara vieni”;
  • Allitterazioni v. 14; v. 7; v. 2; v. 6; vv. 9-10: “spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge”; “Sempre, Scende, Secrete”; “iMMago, Me, vieNi”; “teNebre e luNghe all’uNiverso MeNi”; “orMe / che vaNNo al Nulla eterNo e iNtaNto”. C’è un’alternanza, in tutto il sonetto, tra suoni lievi nelle quartine (vocali “i” ed “e”, ad esempio in “quiete; vieni, liete…”) e suoni duri nelle terzine vocali “o” ed ”u” (“nulla”, “cure”, “rugge”…), consonante “r”
  • Anafore vv. 3 e 5: “e quando…e quando”
  • Enjambements vv. 5-6; vv. 7-8; vv. 10-11; vv. 13-14: “inquiete / tenebre”; “secrete / vie”; “fugge / questo reo tempo”; “dorme / quello spirto guerrier”
  • Apostrofi v. 3: “o sera”
  • Metafore v. 14: “fatal quiete”; “spirto guerrier ch’entro mi rugge”
  • Antitesi vv. 13-14: “dorme / quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”
  • Chiasmi vv. 13-14: “dorme/guerrier”, “pace/rugge”;
Created By
Elena Pulin
Appreciate

Credits:

Creato con immagini di Bri_E_F - "zakynthos ship wreck greece" • Silvia Brazzoduro - "untitled image"

NextPrevious

Anchor link copied.

Report Abuse

If you feel that the content of this page violates the Adobe Terms of Use, you may report this content by filling out this quick form.

To report a copyright violation, please follow the DMCA section in the Terms of Use.