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6.3 I racconti del Jing-shi Dentro te

“Lan Zhaaan, devo ripeterlo ancora tante volte oppure mi chiudi la bocca come fai sempre e mi accompagni dentro?” indicando la loro camera. “Mh” non disse altro. Ma lo prese di peso, in braccio. Sparendo oltre la cortina di stoffa della camera.

3. Dentro te

C’era ancora un’aria carica e sospesa, nella loro stanza.

L’ansia, il dolore, possono ristagnare negli oggetti e negli ambienti, incollandosi alle superfici?

Wei Ying ne era quasi certo perché restando appoggiato al petto di Lan Zhan, mentre veniva condotto a passo sicuro in camera, gli parve di sentire tutto il dolore provato nelle ore prima, come se fosse stato un’entità vivida e galleggiante: c’era una nebbia invisibile che ancora avvolgeva ogni cosa.

Cercò di non pensarci ma spinse il suo viso fra testa e collo di lui, allacciando più strette le braccia. A volte desiderava poter sparire così. Provava un misto di emozioni che non riusciva ad ordinare: era ancora un po’ arrabbiato, offeso? Dopotutto era stato in ansia l’intera notte. Aveva corso, si era disperato non trovando Lan Zhan da nessuna parte, dopo il loro bisticcio. Il fatto che inizialmente il torto fosse completamente suo importava sino a un certo punto: le cose adesso erano, a suo sentire, assolutamente ribaltate.

Che Lan Zhan fosse in grado di essere così freddo con lui era qualcosa di doloroso che non riusciva, o non voleva, comprendere.

In questa altalena di pensieri che lo stavano attraversando in una manciata di secondi, si trovò nuovamente nel loro letto; ma questa volta il cumulo scomposto delle lenzuola non lo accoglieva da solo. Era preso in una vertigine potente: traballava il mondo intorno ai suoi occhi, riusciva solo a percepire il tocco deciso e possessivo di mani che lo stavano percorrendo. Un peso sopra di lui, caldo, lo incollava al letto.

Incapace di muovere anche un solo dito, si era trovato schiacciato sotto Lan Zhan; la testa abbandonata, rovesciata indietro, mentre strati di abiti finivano lontani, lanciati senza grande attenzione e alla rinfusa. Wei Ying, in quello stato di trance, si sentì spogliare; incominciò a percepire parti di pelle nuda che bruciavano a contatto con la sua. Il profumo, che conosceva così bene, di chi amava lo ridestò quando una bocca calda raggiunse il suo viso.

Scivolarono baci sui suoi occhi chiusi. Sentì scendere quel soffio sulle ciglia, poi sugli zigomi, giù nella linea del collo… Ancora non riusciva a reagire e connettere. Lan Zhan sapeva essere diretto, senza momenti di indecisione, anche in questi frangenti: a Wei Ying parve che tutta quella sicurezza fosse un po’ un modo per far capire che, dopotutto, quella notte non era accaduto niente.

Era tutto come sempre, era tutto sotto il controllo possente di Lan Zhan.

Questo pensiero lo punse anche più dei precedenti. Possibile che nulla lo smuovesse? Che non fosse, anche lui, addolorato e insicuro dopo la notte appena trascorsa? Possibile che i suoi movimenti non rivelassero alcun tentennamento? Doveva esserne contento, razionalmente lo sapeva; ma qualcosa continuava a tormentarlo come un minuscolo granello di polvere che si insinua su una superficie troppo lucente.

No, per una volta non sarebbe rimasto abbandonato, avvolto e irretito dal modo di fare del suo Lan Zhan: aveva una volontà anche lui, dopotutto.

Poteva essere divorato (e gli stava sempre piuttosto bene), ma poteva fare altrettanto. Desiderava che il suo abbandono fosse finalmente quello altrui, desiderava vederlo, non debole, ma con le redini allentate; desiderava sapere di fare lo stesso effetto che subiva lui…

Da abbandonato e cedevole ai baci, in fretta, reagì prendendo il viso di Lan Zhan fra le mani, spostando i capelli che gli stavano cadendo sul petto; aiutandosi con le gambe lo spostò da sé, lo fece scivolare al suo fianco. Continuando a baciarlo con lentezza, senza fermarsi.

Forse, in effetti, Lan Zhan non si era aspettato quel movimento. Il petto incollato all’altro petto, addominali contro addominali – che stavano vibrando a tempo con il bacio – e più giù pelle scottante, alternata, appoggiata stretta in un contatto difficile da disgiungere. Una serie di immagini e scintille si fecero strada nella testa di Wei Ying.

Sapeva dove intendeva condurre il gioco ma non era una luce di ragione a spingerlo in quel senso; gli capitava ogni volta, da che amava totalmente. Agiva come un rabdomante in disperata ricerca della sorgente. Per istinto, seguendo questa scia luminosa di sensazioni, sapeva che percorso fare.

Sfuggì al bacio di quella bocca, intravide uno sguardo un po’ perso ma fu questione di secondi; si abbandonò a sua volta, donando lievi baci sul mento e poi a scendere… la gola, il pomo d’Adamo che si stava muovendo velocemente (una piccola vittoria, sentire quell’eccitazione); trovò e sfiorò il piccolo incavo alla confluenza delle clavicole. Decise di seguire il nitido percorso della pelle, al centro: baci in mezzo ai pettorali e piccoli tocchi di lingua ad assaggiare. I sussulti del corpo, ormai sotto di lui, dichiaravano la resa di Lan Zhan.

A lui stava brillando e sorridendo anche l’ultimo neurone rimasto attivo.

Scese, scese sino a dove avvertiva i rilievi esatti e nitidi degli addominali. Erano scossi da piccole vibrazioni ogni volta che la sua bocca, aperta a lasciare una strada luminosa e bagnata, si richiudeva per mordicchiare piano. Scese, ancora, dove anche gli addominali finivano la loro corsa in pelle più morbida e sottile; baciò il piccolo incavo dell’ombelico, fece cerchi con la lingua. Sospiri frastagliati e scomposti arrivavano al di sopra della sua testa.

Scese, sempre restando al centro, dove il centro sotto all’ombelico era pelle bruciante, vene in rilievo e pulsanti.

Wei Ying, per chiarire il concetto strinse fra le sue mani i fianchi di Lan Zhan, e avvicinò il volto ancora di più a quel sesso teso. Piccoli baci, e poi movimenti circolari, la lingua a lambire. Sospiri su quella pelle che increspava. I fianchi si alzavano improvvisamente e andavano incontro ai suoi baci.

Sì, riusciva a fargli perdere il controllo, anche lui.

Quella carne fremente fra le mani era un unico corpo con il suo: stavano respirando all’unisono. Fece più densi i baci, trascinando la lingua sulla punta, lambendo piano. Scese. Sentì il cavo della bocca riempirsi del sesso caldo. Percepì i fianchi tremare ancora di più. Il fiato di Lan Zhan spezzarsi a più riprese: lo guidava lui, scivolando con le labbra, piano. Continuò per lunghi minuti, incapace di interrompere quello spettacolo di arresa. Provando nel cuore tutta l’attrazione e il desiderio che era capace di contenere, una sorta di esplosione dell’anima.

Era carne, in quell’istante, carne vibrante che rispondeva ad altra.

Folle, in quella corsa di baci, la sua testa annegava in un’acqua scura. Poté intuire, dai sussulti del corpo di Lan Zhan, che quelle attenzioni erano vicine alla vertigine finale. Solo allora si fermò. Si bloccò completamente, lasciando il sesso nudo della sua bocca, con il solo luccichio dei baci appena dati.

Alzò lo sguardo, trovando due occhi spalancati e sorpresi che lo fissavano.

Lan Zhan non parlava ma chiaramente gli stava chiedendo perché mai si fosse fermato. Wei Ying lo osservò senza dire niente per una manciata di (lunghissimi) secondi, ma con un irriverente angolo alzato, nel sorriso.

Era ancora inginocchiato di fronte a lui, fra le sue gambe.

“Sei bellissimo, così Lan Zhan. Mi piace questa tua espressione. La terrai tutto il giorno, adesso”.

Lan Zhan sempre in silenzio e con lo sguardo sbigottito.

“Non dovevi andare a lezione? Il “resto” lo aspetterai fino a questa sera. Vediamo se penserai a “questo” (e puntò lo sguardo su quel sesso ancora teso e pericolosamente svettante), durante tutta la giornata, guardandomi e parlando… e … “ lo osservava con malizia, con l’aria di chi ha vinto, finalmente.

“Vediamo oggi come resisti all’attesa”…

“No!”

Un solo “no” uscì dalla bocca di Lan Zhan ed era più un’invocazione un “non puoi farmi questo” con addizione di maledizioni che, non lo avrebbe mai ammesso, si erano alzate chiarissime al di sopra del suo sguardo smarrito.

“Oh sì che lo faccio, eccome! Del resto, anche io… aspetterò. Anche io sono rimasto con lo stesso desiderio”.

E’ pur sempre una situazione di pareggio, no? Si stava chiedendo perché diamine gli fosse venuto in mente quel gioco stupido, visto che anche dalle sue parti, lì sotto, al centro, sentiva arrivare come delle fitte, delle pulsazioni irregolari che pretendevano attenzione e gridavano vendetta. Ma non si smosse dal suo intento. Si alzò velocemente dal letto raccogliendo i vestiti.

Guardò ancora Lan Zhan che era rimasto sdraiato, solo il busto alzato e puntellato sui gomiti, intento a seguire i suoi movimenti come se ancora aspettasse di vederlo cambiare idea.

Ma non la cambiò. Quella si rivelò una giornata di sguardi infiammati e di una lezione fatta in terribile ritardo, piuttosto... molto... tanto complicata. Una giornata di tensione che non accennava a spegnersi.

A Wei Ying piacque molto. Prese un appunto mentale: era sicuramente un gioco da ripetere. Dopotutto, veder inciampare nelle parole, in aula, Lan Zhan… era uno spettacolo che diceva più di qualunque "Ti Amo".

Lan Cìan©

PCB (Pazientissima Correttrice di Bozze) Manuela Storace

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Lan Cìan
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