La vacanza è quasi al capolinea, oggi lasciamo le spiagge di Port Aransas per dirigerci verso la penultima meta del nostro viaggio, Galveston. Nel mezzo, faremo una deviazione per visitare la Varner-Hogg Plantation, una piantagione di canna da zucchero.
Si ricomincia con il solito ritmo, si parte presto perché il tour della piantagione sarà alle 11. Per uscire da Port Aransas, che è su un'isola, occorre prendere un traghetto. Il passaggio è gratuito e rapido. Restiamo stupiti dal grande numero di lavoratori: tre o quattro indicano la strada, uno lega le auto, un altro le slega all'arrivo, altri tre o quattro indicano l'uscita. Prenderanno anche la paga minima, ma almeno hanno un lavoro.
Guidiamo attraverso un paesaggio simile al bayou, un intrico di insenature e canali circondati da vegetazione tropicale. Man mano che ci spostiamo verso l'interno, l'acqua lascia il posto a campi sterminati e fattorie.
La piantagione Varner-Hogg è in un paesino che si chiama West Columbia, ben indicata e facile da trovare. Fu costruita nel 1824 quando la famiglia Varner acquistò il terreno da Stephan Austin in persona. Pur chiamandosi Varner-Hogg, il suo principale proprietario fu Samuel Patton, che la acquistò nel 1834 per avviare la produzione dello zucchero di canna; produzione, ovviamente, portata avanti dagli schiavi di colore. Nel 1901 la proprietà passò a James Hogg, che cominciò le ricerche di petrolio, scoperta che però avvenne solo dopo la sua morte.
L'immaginario collettivo del sud e delle piantagioni hanno un comune denominatore: lo Spanish Moss, una pianta che cresce su alberi più grandi, come le querce, non ha radici e si nutre dell'umidità nell'aria. ha un fascino selvaggio che rimanda ad altri tempi.
La visita può essere fatta anche in autonomia, gratuitamente; altrimenti, la visita guidata costa 4$ a testa. Visto che siamo gli unici e la signora si sta mobilitando espressamente per noi due, investiamo questi 8$ per il tour guidato, che comprende anche l'interno della casa padronale.
La casa e gli arredi risalgono al periodo della proprietà Hogg, quindi ben oltre la Guerra Civile e la schiavitù. Negli edifici secondari ci sono delle mostre che riguardano la schiavitù e la vita degli schiavi nella piantagione. Particolare rilievo è dato alla figura di Rachel, la schiava "favorita" che, in quanto tale, godeva di uno status privilegiato. Non resta nulla, invece, della abitazioni degli schiavi. Non è certo una delle grandiose dimore della Louisiana, ma è una assaggio del Sud.
E' il momento di spostarci verso Galveston, e lo facciamo seguendo la strada costiera che da Surfiside Beach porta alla spiaggia di Galveston. Così facendo allunghiamo un po' la strada, ma almeno vediamo un po' di mare, e le tipiche case a palafitta, costruite in questo modo per via delle numerose inondazioni. Siamo in zona di uragani.
Galveston è una città sfortunata, spesso vittima di uragani. Si arricchì durante il proibizionismo grazie al casinò e ad altre forme di intrattenimento più o meno legali. Oggi, ha un fascino decadente.
Per prima cosa visitiamo la petroliera Ocean Star, per la gioia di Davide. Fu costruita nel 1969 e pensionata nel 1997, dopo quasi vent'anni di onorata carriera nel golfo del Messico. Come sempre negli USA, il museo è molto interattivo e pieno di diorami. Spiega come funziona l'estrazione del petrolio dalle profondità oceaniche.
Andiamo in centro e parcheggiamo in strada con soli 2$, validi fino alla mattina di domani. Per prima cosa, ci fermiamo a prendere un dolcetto e un gelato in uno di questi fantastici posti retrò. C'è persino un signore che produce il fudge (caramello) davanti agli occhi sgranati dei bambini.
La città è profondamente segnata dai numerosi uragani che l'hanno colpita. Chi può permetterselo, ricostruisce e ristruttura. Chi non può, abbandona. Forse per questo la città sembra un patchwork. Accanto ad una villa lussuosa, troviamo una strada dissestata e case diroccate.
L'East End è il quartiere ricco, le strade sono fiancheggiate da belle ville vittoriane. Un altro edificio rilevante è l'Opera House The Grand, risalente al 1894. Il teatro è quindi sopravvissuto al grande uragano del 1900.
Per cena, io voglio assolutamente mangiare il Gumbo. Ho trovato il Little Daddy's Gumbo Bar, in centro, ci andiamo abbastanza presto perché abbiamo camminato veramente tanto e siamo sfiniti. Mister originalità 2016 prende l'ennesimo hamburger.
Il Gumbo è uno stufato tipico del sud degli Stati Uniti. La base è il roux (farina, amido e burro), cotto con ocra, riso e una proteina, normalmente frutti di mare.
L'ultima attrazione da vedere (a parte le piramidi del Moody's Garden, che saltiamo) è il famoso Pier, il molo con le giostre simile a quello di Santa Monica. Peccato che si debba pagare, non solo per salire sulle giostre, ma anche per accedere al molo stesso. Decidiamo di vederlo solo da fuori, e torniamo in hotel per la penultima notte di questa vacanza.