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TRAGUARDO

Traguardo: deriva da due parole "TRA" e "GUARDARE", ossia guardare attraverso. Guardare tra due punti per tracciare una traiettoria, un punto di partenza ed uno di arrivo. Similmente ad un azimut reciproco, il traguardo diventerà nuovo punto di Partenza.

Nella vita di branca R/S uno dei primi traguardi, che siamo chiamati a proporre, è il percorso da fare tra il SEMEL SCOUT: ovvero l’esperienza vissuta, in passato e nel presente, in associazione e nel gruppo, atta a farci divenire scout e il SEMPER SCOUT: la scelta di vivere la mia vita per sempre secondo i valori dello scoutismo che diventa un movimento universale.

Per divenire uno scout, occorre essere aiutati, spesso da un regolamento, dal capo che ti rimprovera, ti incoraggia e ti loda per i tuoi successi.

Essere uno scout, nella vita tutti i giorni ed in tutti i contesti, scaturisce, invece, dall’interiorizzazione di quei valori che abbiamo appreso, apprezzato ed imparato ad amare incarnandoli nelle scelte dichiarate quando, dall’ultimo traguardo, abbiamo deciso di Partire con consapevolezza e forza per vivere la vita di ogni giorno.

Come può avvenire questo passaggio, che abbiamo il dovere di proporre ai nostri ragazzi, tra il Semel Scout ed il Semper Scout?

Ebbene avviene con il CONFRONTO!

Confronto con la realtà, innanzitutto; confronto con la comunità di pari in relazione alla realtà in cui si vive; confronto con l’adulto, ovvero il fratello maggiore

Il capo, Fratello Maggiore, come definito da B.P. ha delle precise responsabilità:

Non decide al posto dei ragazzi.
E’ un camminatore, cioè una persona in ricerca di Dio e della felicità.
Non si fa sconti, mangia, beve, dorme e fatica come tutti gli altri specialmente come a quelli a cui chiede di farlo;
Non denigra le scelte dei ragazzi con il solito dire: "ai miei tempi…";
Porta, invece, testimonianza, ai giovani R/S, di come egli ha affrontato la medesima situazione lasciando libertà di agire;
E’ colui il quale investe energie quando la comunità è in stallo.
E’ colui che smuove le acque quando i nodi non giungono al pettine e ristagnano sotto il tavolo.

Il confronto con la realtà e con gli altri R/S è un aspetto delicato. Il capo per ottenere cambiamenti veri, assunzione di responsabilità credibili, nella crescita pedagogica degli R/S, fa proposte che hanno a che fare con le esigenze dei ragazzi e con la vita vera a cui sono abituati negli altri contesti.

Attività edulcorate, filantropiche tendenti al limbo esistenziale permanente, non sono segno di responsabilità in un capo di branca R/S.

Nella vita dei nostri giovani R/S ci sono molte esperienze di vita “vera”: l’incontro con la morte, il sesso, il lavoro, la famiglia, gli affetti.

Il capo per ottenere il passaggio, verso il traguardo del Semel Scout, deve saper riconoscere queste esperienze, farle emergere, dargli dignità e facilitare il confronto su di esse, alla luce della Legge, la Promessa e il Vangelo.

L’incessante analisi delle difficoltà socio politiche e psicologiche deve attenuarsi verso il recupero di esperienze incentrate sui “grandi valori”. E’ compito del capo far incontrare agli R/S persone che hanno provato ad incarnare valori importanti e magari sono riusciti a raggiungere il loro traguardo.

Bisogna evitare che i giovani pensino che gli ideali alti siano vivibili solo da esseri perfetti, psicologicamente e caratterialmente.

Sentirsi inadeguati fa perdere di vista il Traguardo.

In ultimo c’è il confronto con il Silenzio, che ha fatto tanta paura, in questi mesi passati, ai nostri ragazzi.

Fa paura perché non sono abituati a stare in silenzio con se stessi, per comprendere il senso delle scelte prese e soprattutto a chiedersi cosa è più importante nella propria vita.

Il capo che prega insegna nella preghiera la relazione personale con Dio. Saper pregare è molto importante e il capo ha la responsabilità di testimonianza.

Lavarsi la coscienza con liturgie della tradizione personale R/S (ovvero le cose che ho sempre proposte, che ricordo mi proponevano) è di inciampo per raggiungere il Traguardo verso Dio.

Il fare non deve prendere tutto il tempo, ma è necessario riflettere e meditare sulle esperienze vissute, altrimenti si rischia di perdersi dietro la pressante e stressante corsa ad organizzare e realizzare senza ricordarsi il senso di tutto il grande affanno.

E’ qui che entra in gioco, con grande valore educativo efficace, piuttosto che efficiente, la Carta di Clan. Essa trova in quest’ottica il senso compiuto per la singola vita di ogni R/S.

Diviene il “taccuino” della comunità dove, dietro piccoli pensieri, emergono “grandi valori" raggiungibili quando:

L’esperienza concreta di ogni giorno insegna la strada verso il successo;
Nei miei compagni di strada vedo fratelli a cui chiedere aiuto nel bisogno senza vergogna;
Negli adulti della comunità vedo persone semplici che soffrono le fatiche quotidiane di tutti, ma che sanno come usare i giusti strumenti per continuare con coerenza senza arrendersi.
Sarà veramente bello se il giorno della Partenza l’RS annoti nel proprio taccuino qualche passaggio della Carta di Clan che più di altri lo abbia indirizzato verso la traiettoria tracciata molto tempo prima.