La coxartrosi è un processo degenerativo che colpisce l’articolazione dell’anca con un’incidenza di 100 nuovi casi per 100.000 persone. Si tratta, senza dubbio, di una delle forme di artrosi più importanti, sia per la frequenza con cui si manifesta nella popolazione sia per la grave invalidità che ne può conseguire.
La maggioranza delle coxartrosi, a parte quelle traumatiche, infettive etc., si sviluppa gradualmente; la loro evoluzione è lunga e spesso inevitabile, eppure a volte è possibile influenzarla positivamente in tutte le sue tappe, soprattutto se l’intervento è precoce.
In questo lavoro faremo considerazioni che possono aiutare a prevenire questa patologia e/o a ritardarne l’evoluzione e quindi a procrastinare o anche a evitare l’intervento; ci occuperemo soprattutto di spiegare come le nostre tecniche di osservazione, valutazione e trattamento possono essere utili a questo scopo.
G.D.S distingue 5 catene articolari: la catena articolare del tronco costituita dal sacro e tutte le vertebre fino all’occipite, le due catene articolari degli arti inferiori comprese le ossa iliache e le due catene articolari degli arti superiori. La catena articolare del tronco costituisce l’asse verticale sulla quale sono preponderanti le famiglie muscolari che corrispondono alle pulsioni comportamentali in rapporto con la personalità (AM, PM, PAAP) mentre le catene articolari degli arti costituiscono l’asse orizzontale, dove domina la torsione e dove si esprimono maggiormente le famiglie in rapporto con la modalità di relazione ovvero AL (antero-laterale) e PL (postero-laterale).
Tra la catena articolare del tronco e la catena articolare dell’arto inferiore troviamo, in posizione strategica, le articolazioni coxo-femorali. Esse sono estremamente sollecitate nella vita di tutti i giorni, anche solo nei movimenti di alzarsi e abbassarsi e richiedono un importante grado di libertà soprattutto nel senso della flessione. Durante i movimenti, le ossa iliache rimangono solidali al femore; si mette in evidenza una dissociazione, moderata secondo uno schema fisiologico, tra il sacro e le ossa iliache.
A livello dell’anca prevalgono le catene muscolari AL e PL, (Antero-Laterale e Postero-Laterale) le quali si esprimono sul piano frontale dell’abduzione – adduzione e orizzontale delle rotazioni. Per quanto riguarda la morfologia di AL, di modalità relazionale riservata, predomina la flessione e la rotazione mediale. La morfologia di PL è invece caratterizzata da una coxo-femorale in abduzione, estensione e rotazione laterale, che riflette la sua attitudine all’apertura, alla comunicazione, all’estroversione.
Il rappresentante principale di AL alle anche è il piccolo gluteo, dal quale tutto ha cominciato. Esso si apre a ventaglio dalla faccia esterna del gran trocantere per raggiungere in alto la parte anteriore della cresta iliaca e la parte della fossa iliaca esterna situata davanti alla linea curva anteriore. Oltre a intraruotare e flettere l’anca, permette un certo grado di contro-nutazione e apertura iliaca. Oltre al piccolo gluteo troviamo anche le fibre anteriori del medio gluteo, oblique in basso e indietro che, all’eccesso, prendono punto fisso sul femore e lo bloccano in rotazione interna.
Quando AL domina, la compressione articolare è forte e si attribuisce alla predominanza e alla retrazione dei rotatori interni la responsabilità della coxartrosi. Si distingue in particolare l’apparire di una coxartrosi protrusiva che comincia generalmente con un pinzamento polare superiore visibile anche prima dell’instaurarsi dei fenomeni artrosici.
I muscoli della PL sono particolarmente presenti alla coxo-femorale nel suo compartimento laterale e posteriore. Questa catena si occupa del mantenimento di un certo grado d’extrarotazione di femore, nutazione o freno alla contro-nutazione iliaca e controlla la posizione dell’ischio che i muscoli del perineo (di AM) avrebbero tendenza a restringere. I muscoli rappresentanti sono le fibre posteriori del medio gluteo, con direzione indietro e in alto, le fibre superficiali del grande gluteo, il quadrato femorale, l’otturatore interno ed esterno. Parte della PL anche il piriforme sinistro che, analogo al piriforme destro, muscolo di AM, origina dalla faccia anteriore del sacro fino a inserirsi sulla faccia superiore del gran trocantere.
Questi muscoli, in equilibrio, condividono armoniosamente il territorio con i muscoli anteriori di AL ma sfortunatamente, l’eccesso di attività può trasformare quest’antagonismo-complementarietà in antagonismo-dualismo e una di queste due catene può prendere potere sull’altra. L’estensione e rotazione esterna esagerata dell’articolazione coxo-femorale di PL favoriscono l’espulsione della testa femorale verso avanti, si parla quindi in questo caso di coxartrosi espulsiva. Questo tipo di coxartrosi si materializza inizialmente con un pinzamento polare inferiore, risultato dell’abduzione del femore e della nutazione iliaca.
L’indagine radiografica mostrerà la riduzione degli spazi articolari, la pressione articolare tenderà a concentrarsi in aree sempre più ristrette di superficie cartilaginea che inevitabilmente sono destinate a degenerare e l’addensamento osseo sotto la cartilagine consumata.
E’ importante quindi ostacolare la progressiva perdita di articolarità che aumenta la pressione per unità di superficie. Secondo G.D.S. è possibile prevedere l’instaurarsi di queste limitazioni attraverso l’attenta osservazione della morfologia e verificando il grado della motilità della coxofemorale con specifici test articolari in posizione supina.
Es. test AL: Si pone la mano caudale a livello del ginocchio, appena sopra la rotula, che tiene il femore in rotazione neutra; con la mano prossimale sul gran trocantere, si verifica la libertà della rotazione esterna di femore.
Test PL: Arto flesso e abdotto, una mano tiene l’iliaco, l’altra mano sulla parte distale del femore lo porta in adduzione.
In seguito con tecniche manuali si andranno a liberare le tensioni di quelle strutture a seconda che ci troviamo in un quadro di tipologia AL o PL, liberando poi tutta la catena muscolare presente in eccesso e riequilibrandola sistematicamente con le altre secondo uno schema posturale globale.
Conclusioni
Si ritiene che un’ipertonicità degli intrarotatori, catena antero-laterale AL, porterà verso un’artrosi polare superiore, di tipo protrusivo, che avviene indietro e indentro mentre un’ipertonicità dei pelvi-trocanterici , catena postero-laterale PL. possa causare un’artrosi polare inferiore, di tipo espulsivo, che avviene in fuori e avanti. Conoscendo il terreno predisponente possiamo quindi prevederne e/o rallentarne gli effetti sulla biomeccanica ed evitare gli esiti di un’eccessiva compressione all’interno dell’articolazione coxo-femorare anche prima che si manifestino i sintomi.
AL e PL sono entrambe catene relazionali, il che richiama alla nozione di complementarietà e globalità. Scoprire il gioco di azione-reazione tra le catene è la più grande difficoltà del terapista globale; la precisione nel lavoro locale è indispensabile ma conservando la visione d'insieme, vale a dire conservando il principio d’inter-dipendenza tra le diverse parti del corpo. La conoscenza precisa del tragitto delle catene e dei loro rapporti con gli altri sistemi facilita questa visione globale e permette di organizzarla.
Oltre la tecnica è soprattutto la filosofia che la metodica trasmette a essere importante, questa filosofia si basa sull’influenza dello psico-comportamentale sui diversi sistemi. Il trattamento deve essere individuale e per questo la diagnosi differenziale è primordiale.