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La Ginnastica Educativa di Ehrenfried INDIRIZZATA AI BAMBINI

Autrice: Jenny Hess, Pedagogista

Traduzione : Margaux Lamaro

Tratto dalla Rivista Inforchaines anno 17 2° semestre 2012

Ogni bambino porta in se delle risorse per crescere armoniosamente, ammesso che gli venga proposto un campo di esplorazione esteso e diversificato in un clima psicologico favorevole.

Quando si scopre un ostacolo nel suo sviluppo, è raro che lui ne soffra fisicamente a tal punto da necessitare una terapia rigorosa. Nella maggioranza dei casi, per avere un miglioramento, basta metterlo nella situazione di prendere confidenza con le sue risorse naturali. È il "lavoro" dell'adattamento: adattare i suoi movimenti e il suo comportamento al materiale, agli esseri, alle situazioni che incontra. È l'obiettivo di questi corsi di Ginnastica Educativa.

Notate il potere di concentrazione di un giovane bambino che sta bene mentre gioca. Giocando, impara tutto da solo. E guardate la sua aria trionfante quando riesce a impilare i suoi cubi dopo vari tentativi. Ogni prova è una briciola di progresso che fa rivivere il suo interesse. Se non riesce mai a posare il secondo, abbandona e chiude la porta.. per molto tempo forse.

Le leggi fisiche offrono per l'apprendimento dei solidi punti di repere. Quella della gravità, per esempio, è imprescindibile: se a causa sua rompe il bel vaso della mamma, è grazie a lui che ha potuto alsarzi sulla punta dei piedi per raggiungerlo. La gravità assume il doppio aspetto di un'alleata e di una nemica a maggior ragione se la scena diventa drammatica...

Se a partire da questo principio si sceglie di lasciare a portata di mano del bambino solo oggetti infrangibili, ci sono buone possibilità per cui diventi maldestro, o catalogato in questo modo e così di seguito... se al contrario gli permettiamo di manipolare oggetti fragili, imparerà progressivamente a rispettarli, ovvero ad armonizzare i suoi gesti con le qualità specifiche del materiale. Non solo non li romperà, ma svilupperà naturalmente la sua pazienza e la sua abilità.

Avvertiamo tutti delle "porte aperte": degli ambiti in cui ci troviamo a nostro agio, e delle "porte chiuse": blocchi, handicap che un giorno potranno far nascere dei dolori fisici, delle sofferenze psicologiche.

L'EDUCAZIONE SENSORIALE

Facciamo gonfiare a un gruppo di bambini o adolescenti dei palloncini. Subito ci giocheranno.

Osserviamoli e stiamo attenti ai rumori: degli urti, degli scricchiolii, degli "shoot".

Chiediamogli adesso di giocare senza rumore e poi facendo rumore: i bambini si scatenano, sbattono i palloncini al suolo, i palloncini scivolano in tutti i sensi, uno di loro esplode.

Poi: giocate senza rumore e senza che il palloncino tocchi il suolo !

Il bambino, seguendo queste richieste, capirà sempre meno le qualità intrinseche di questo palloncino: è troppo leggero per essere contrariato dalla forza. Se vuole controllare la traiettoria del palloncino, deve accompagnarlo, deve seguirlo, sfiorarlo nel movimenti lenti, fluidi, leggeri, indirizzarsi a lui con dolcezza, a immagine della sua respirazione che può rimanere fluida e tranquilla: perchè bloccarla ? (ct. Charlie Chaplin nel "dittatore").

Appoggiatelo ora nel palmo destro e spostatevi senza lasciarlo cadere ! se cade, riprendetelo prima che tocchi il suolo.. appena prima ! E il gesto si globalizza.

L'armonizzazione con un oggetto preciso può essere spinta a tal punto da riuscire ad essere affascinati da un mimo che gioca con un oggetto fantasma: palloncini di ogni genere, bocce, cerchio, bastoni... guardiamo semplicemente come si mette il suo corpo e non ci sbaglieremo. Tutto lascia pensare quanto ha lavorato a lungo nell'ascolto di quell'oggetto per acquisirne una conoscenza sensoriale perfetta. Da qui la sua facilità e la sua grazia. Lo stesso per l'armonizzazione con un partner nei giochi di contatto a due o in gruppo. Il soggetto attivo che si occupa del confort dell'altro può all'inizio imprimere dei gesti bruschi, maldestri e inattenti. Se il bambino è calmo, basterà invertire i ruoli per fargli avere coscienza della sua responsabilità attraverso la reciprocità: attraverso la sua propria sensibilità e attraverso i consigli dell'adulto aggiusterà il suo tocco.

Il solo giudizio dell'adulto non rende il bambino autonomo.

"Va bene" è un commento che alcuni incoraggiano, ma usato con moralità e/o affettività. Un livello a tutto tondo da un'informazione oggettiva sull'orizzontalità, un filo a piombo sulla verticalità, una bilancia sull'equilibrio. La sperimentazione le fa parlare.

Quello che facciamo in questi corsi è infinito. L'importante è lo spirito con il quale si fa, una certa qualità di presenza alla percezione e all'azione. Il silenzio è reso necessario da e per la concentrazione. L'obiettivo globale è lo sviluppo e la crescita del bambino.

Gli obiettivi intermedi sono definiti dall'adulto. Che siano di ordine educativo, preventivo, o terapeutico.

Noi coltiviamo :

- La conoscenza di se attraverso il corpo

- La sensibilità corporea e gestuale

- La concentrazione, l'attenzione, la respirazione

- Gli appoggi, l'equilibrio, la statica

- La tonicità, la distesa, l'elasticità

- L'abilità, la coordinazione

- La fiducia in se, l'autonomia

- I rapporti con gli altri

Di fronte a ogni domanda ogni bambino ha la SUA risposta, che corrisponde alla SUA percezione. La risposta, tra l'altro, è accessoria. La sperimentazione premia.

Il bambino è essenzialmente sensitivo. Egli percepisce in fretta, per cui non ci soffermiamo a mettere a parole le sue sensazioni come lo faremmo con degli adulti: sarebbe contrario alla sua sana tendenza all'estroversione.

La scelta delle parole, la dizione, il vocabolario dell'insegnante hanno un'importanza capitale. Invitano alla calma. Ancora più che con gli adulti stiamo attenti a dare istruzioni brevi, chiare, semplici e pesate. In questo modo il bambino sa che se ascolta bene le parole, ogni domanda sarà superflua in un primo tempo. Pazienza. Troverà da solo la sua risposta nelle istruzioni e nel quadro materiale proposto. Da qui un clima di fiducia e distensione.

Senza rumore è una formula magica quando fa parte del gioco: facciamo salire le scale a dei bambini stanchi... poi aggiungiamo la formula magica: i "ferri da stiro" si fanno "molle" e sono più di cinquanta articolazioni che entrano in gioco nello stesso tempo.

Invitiamoli a sedersi su una sedia. Si lasciano cadere. Mettiamo ora sulla sedia un oggetto che cigola e chiediamogli di sedersi senza rumore (e senza l'aiuto delle mani!). anche se hanno voglia di ridere dello scherzo, i bambini si concentreranno subito sull'oggetto, poi sul controllo dei loro ischi; doseranno l'appoggio sui loro piedi per scomporre il movimento, fletteranno le caviglie, anche e ginocchia, allungheranno la schiena. Alla ricerca del loro equilibrio controllano il movimento dalla A alla Z, tonificando i muscoli richiesti per sedersi...

UNA PEDAGOGIA CHE SI APPOGGIA SUI BISOGNI DEL BAMBINO

Il piacere è un alleato, è il motore stesso del bambino: piacere di essere invitato a manipolare e a percepire, piacere ritrovato d'imparare a partire dal vissuto corporeo attraverso prove ed errori, piacere di una migliore conoscenza e accettazione del proprio corpo, del suo risentire e di quello degli altri.

Piacere anche di creare. L'immaginario è un appoggio prezioso nell'apprendimento. Possiamo utilizzare la forza evocatrice della gestualità vegetale, dei riferimenti pubblicitari, dei contenuti o delle immagini, soprattutto con i più piccoli:

per l'equilibrio e la tonicità: piegatevi lentamente in avanti come un salice piangente... lasciate che il vento muova i rami... i pioppi, i cipressi, invitano a "crescersi", il bonsai ad "accovacciarsi", la quercia a radicarsi, lo stelo ad essere elastici...

per la respirazione: salite con la schiena gonfiando ogni zona a partire dal bacino come il ben noto omino Michelin...

per la distesa: (supini) su una spiaggia di sabbia calda e liscia, visualizzate la vostra impronta... un piccolo messaggero (recettore sensoriale) con la sua lanterna percorre il vostro corpo come in un castello per vedere se "tutto è calmo" dal tallone sinistro alla mano sinistra passando per... (enumerate i reperi anatomici). In questo modo, il bambino è portato alla calma e apprenderà che "non è tutto calmo".

L'imitazione: non è un tipo di supporto che utilizziamo nei corsi con gli adulti. Priva il soggetto di autonomia in quanto offre un modello esterno e spesso irraggiungibile. Blocca la propriocezione e cancella l'individualità. Al contrario l'imitazione è necessaria alla costruzione del bambino. Il suo utilizzo soddisfa il suo bisogno d'identificazione. Inoltre un modello visuale lo allevierà dai consigli verbali, prendiamo ad esempio il gioco delle statue:

per i più piccoli, lanciamo un coniglio in peluche e proviamo a metterci nella posizione in cui è caduto: (senso dell'osservazione, anatomia, presa di coscienza dei limiti articolari)

per i più grandi: sedetevi in una posizione a scelta (innumerevoli), poi nella stessa posizione di X. Il gruppo fa il giro di X, lo osserva e ne imita la posizione. X si alza e corregge la posizione di ognuno (al dettaglio secondo l'età).

Per intervenire sugli altri, lui stesso deve aver preso piena coscienza della posizione dei segmenti del suo corpo. la lateralizzazione entra in gioco e porta delle riflessioni sempre interessanti.

Dopo un certo tempo in silenzio studioso, la sequenza di verbalizzazioni porta i bambini a dover nominare i reperi anatomici, i posizionamenti e gli orientamenti diversi nello spazio. Se questa postura fosse troppo faticosa da tenere il tempo necessario al gioco, lo sentiranno spontaneamente e attraverso questo scopriranno le relazioni vissute tra i temi che ci occupano:

spazio/tempo/equilibrio/tonicità/distesa/respirazione/organizzazione/sforzo

Cerchiamo di sensibilizzare il bambino perché veda, ascolti, senta e agisca secondo se stesso piuttosto che secondo le nostre aspettative. Imparare a essere fieri delle proprie percezioni porta ad una coscienza attenta e aperta, rinforza la spontaneità e da una maggiore fiducia nelle possibilità d'apprendimento e di espressione della propria individualità. Questo gioco delle statue si può ampliare con combinazioni di posture prese da più bambini, per formare un quadro, il che esige un'inventiva collettiva: sdraiati/seduti/in piedi o su un piede: l'esplorazione può durare un anno.

Questo ci porta al bisogno di creatività del bambino. Nel "gioco delle statue", prima gli descriviamo una postura (seduta) che lui dovrà assumere. poi gli chiediamo di proporne altre, il che permette attraverso prove ed errori di precisare quello che significa seduto e di cogliere il fatto che seduto è un concetto molto aperto. Mentre seduto sui talloni riduce molto le possibilità di risposta !

Più un'istruzione è aperta, più invita il bambino alla creatività e quindi suscita il suo interesse. Più un'istruzione è chiusa, più il segno rimane esterno: deve fare uno sforzo per riuscirci. Se obbedire può stancarlo, creare lo rilassa. A noi dosare e alternare le esigenze.

Appoggiamoci sull'immaginazione dei bambini: fremono d'idee, e ce ne forniscono, soprattutto quando "sbagliano": osserviamo il ventaglio di movimenti che nascono da un'istruzione.

Nel nostro locale, sono a disposizione oggetti vari e insoliti: verso quale vanno più spontaneamente prima che la seduta inizi ? sarà quello che utilizzeremo preferibilmente. Essere in risonanza con loro ci suggerisce l'inspirazione. Poi senza di loro sperimentiamo le loro idee secondo i nostri obiettivi, tratterremo, rigetteremo, rimaneggeremo, struttureremo le loro proposte. Felici di averci fornito i frutti, ne degusteranno il succo con implicazione ancora maggiore. Può mancare un ingrediente (il tono della voce, una parola evocatrice, un oggetto più adeguato...) sapranno dircelo in un modo o nell'altro: e noi prenderemo nota.

Poiché se i bambini non perdonano il fluttuante, perchè disorientati, concedono invece all'adulto il diritto di sbagliarsi, a patto che sia sincero. Così noi troveremo progressivamente il succo dei nostri corsi: le regole pedagogiche.

PERCHÉ I CORSI IN GRUPPO ?

A scuola materna si toglie di solito dalla classe l'allievo inadatto per una seduta di terapia individuale con un insegnante specializzato. Al suo ritorno si nota generalmente un atteggiamento d'inibizione: il filo della vita di classe è stato tagliato.

Il bambino vive IN GRUPPO, dove si situa, gioca, lavora, cresce, anche soffre (famiglia, classe, scuola, colonie...)

Possiamo aiutarlo a sviluppare la sua adattabilità estraniandolo dal suo contesto ?

Accogliere il bambino all'interno di un gruppo mi sembra necessario tanto quanto chiedere ad un giovane paziente musicista di portare il suo strumento alla seduta di fisioterapia. È per vederlo in situazione, al fine di stabilire una vera relazione: la base di tutta l'educazione.

Un bambino porta gli stessi messaggi in classe (sono trenta), tra fratelli e sorelle, nel testa a testa con suo padre, sua madre, il suo maestro, il o la sua terapeuta ? non occupa da nessuna parte lo stesso posto !

Se questo terapeuta siete voi, sarete consigliati dai suoi genitori, certo, ma se potete osservarlo in situazioni delicate con i suoi compagni, imparerete anche voi da lui. Mi ricordo di Sarah che afferrava al volo tutti i palloncini che le tiravo. Se provenivano da un bambino, i palloncini cadevano, invariabilmente...

E il piccolo, nascosto nella gonna della mamma il primo giorno di scuola, lanciava gli stessi segnali di sconforto il giorno della prima visita nella scuola... vuota ?

L'educazione passa attraverso la presenza degli altri bambini. Impariamo su noi stessi imparando da un nostro simile. Un precettore può istruire, ma può da solo EDUCARE ?

Con i propri simili, il linguaggio verbale, gestuale e tonico è differente e generalmente più spontaneo. La dinamica del gruppo aiuta a conoscerne ogni partecipante. Se, in seduta individuale, appollaiate un adolescente dai piedi-piatti su due bacchette, oserebbe dirvi : "oh, uccide questa cosa ! " poi... ( l'ultimo video gioco) ce l'hai ?...

In un'attività extrascolare che parte dal vissuto corporeo, un piccolo senza spirito di competizione, un "ultimo della classe" trova sempre l'occasione di valorizzarsi: attraverso la sua creatività, il suo senso dell'equilibrio o del toccare, per la sua particolare attenzione agli altri bambini...

La stessa piccola Sarah, 8 anni, figlia unica, era in ritardo a scuola e vedeva regolarmente uno psicologo scolastico.

Il primo anno, veniva "a ginnastica" correndo con la sua bambola barbie. Durante i corsi si accigliava, rimaneva in disparte, suggeriva moltitudini d'idee ma non voleva nessun compito.

Il secondo anno, diventata l'anziana del gruppo, si rivelò un modello di concentrazione e di perseveranza. Mi assisteva con gentilezza per far capire lo spirito degli esercizi "hai sbagliato ? non fa niente, riprova ancora !" non portava più la sua bambola ma una caramella a ognuno. Sblocco manifesto. Diventavano fieri di lei a scuola e a casa.

Le sue porte chiuse si erano aperte , le une dopo le altre. Attraverso i gruppi trovava sicurezza e poteva reinvestire quello che imparava.

Un altro vantaggio del gruppo in un lavoro simile è la possibilità di separare le modalità pedagogiche. È come una ricca terra dove si possono coltivare la conoscenza di se, l'amore per gli altri passando per se stessi. La socializzazione del bambino è un aspetto importante degli obiettivi della scuola materna - la più vicina al nostro approccio sensoriale dell'educazione.

La ginnastica educativa si indirizza a tutti i bambini.

Mira a rendere sensibile il corpo attraverso il movimento, fondamento del sentimento del se, e a sviluppare la sua unità corpo-spirito per un maggiore sviluppo presente e futuro.

È un lavoro che comporta aspetti diversi, complementari alla formazione scolare e familiare dell'essere. Se il bambino vive questo corso come importante per lui, se ne estrapola delle modalità di adattamento alle sue condizioni di vita, questa esperienza, anche corta, rimarrà come una spiaggia di distesa e d'esistenza propria.

Autrice: Jenny Hess, Pedagogista

Traduzione: Margaux Lamaro

Created By
Margaux Lamaro
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Credits:

Created with images by Alexas_Fotos - "children's shoes cute sports shoes"

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