Fabio Rizzo, Roma il 1961. Lavora come grafico editoriale e fotografo. Ha progettato volumi e collane per numerose case editrici, oltre a riviste, annual report, libri scientifici, pubblicità su quotidiani nazionali, poster e cataloghi. Da dieci anni è tra gli animatori del Gruppo fotografico Zone d’Ombra con il quale si occupa sia della produzione di progetti fotografici originali, sia dell’attività di promozione culturale, attraverso corsi e seminari, incontri con autori e professionisti del mondo della fotografia.
COMMITTENZE: adnKronos • Amate l’architettura • arcana • bandalarga • business international • Cadmo Editore • Castelvecchi • Cooper Editore • Editrice bibliotheca • Fazi Editore • Gruppo editoriale «l’Espresso» • Iacobelli Edizioni • Immagini contemporanee 2 • Istituto Pasteur - Fondazione Cenci bolognetti • Liberazione • libuk • Lithos Editore • Luca Maroni Editore • Newton Compton Editori • Reset
MOSTRE: Imago Urbis (Festa dell’architettura) Acquario romano, Roma 2010 • occhirossi, Festival di fotografia indipendente, Roma 2010 • Fotoleggendo, Roma 2009 • Mostra dei lavori svolti durante il workshop tenuto da Lola Duval, Palazzo delle Esposizioni di Roma 2008 • insieme [Together], mostra fotografica a favore di Emergency, Roma 2008 • Emotion: emozioni in movimento nell’era digitale, Roma 2008 (Festarte) • La vita al centro, Roma 2006 • Riflettersi nel mare, Sestrunj (Croazia) 2005 – Roma 2006 • Tracce di quotidiana assenza, Roma 2005 • Le tentazioni dell’infinito, Roma 2004 • Risveglio, Roma 2002 – bologna 2005
ESPERIENZE FORMATIVE: 2011: laboratorio di tecniche creative, UPTER, Roma • 2010: Corso annuale professionale “Photoshop CS5”, presso lo studio internoGrigio, Roma • 2008:Workshop con la grafica francese Lola Duval, organizzato dal Palazzo delle Esposizioni di Roma • 2007:Workshop fotografico con Dario De Dominicis (reportage) • 2006-2007: Workshop fotografico con Salvatore Sanna • 2005: Workshop fotografico con Robert Marnika (Croazia) • 2003: Workshop fotografico con Michael Ackermann, Napoli - Workshop fotografico con Bob Sacha, Napoli, 2001: Workshop fotografico di ritratto, ISFCI, Roma • 2000: Workshop fotografico di reportage, ISFCI, Roma • 1989: Ciclo annuale di seminari organizzati dall’aiap (associazione italiana Creativi Comunicazione Visiva) intitolati “incontri sulla Grafica e la comunicazione visiva” • “Semigrafica”, Seminario a tema intorno al mondo della comunicazione visiva organizzato dall’aiap • 1986: Corso di Formazione in Grafica Pubblicitaria con Giuliano Vittori, Alberto Hohenegger, Giovanni Lussu, Daniele Turchi, Pablo Echaurren. • 1984: Seminario annuale dal titolo “l’idea italiana della pittura”, tenuto dalla docente Simonetta Lux presso la cattedra di Storia dell’arte contemporanea dell’università “la Sapienza” di Roma • 1979: Diploma di maturità scientifica
PROGETTI
“Anni 70, gli anni in cui il futuro cominciò”. Inserti allegati al quotidiano Liberazione, foto di Tano D'Amico
“Darwin”, bimestrale di scienze
Elleu Multimedia
“Banditi & Carabinieri”, 18 voll. Supplementi al quotidiano Nuova Sardegna, gruppo editoriale l'Espresso
Fazi editore
Art direction e grafica delle collane le Strade, le Terre, le Nuvole. Copertine della collana le Porte su progetto grafico di Beatrice Rosso
le Nuvole
le Strade
le Terre
le Porte
Business International
Castelvecchi
Cooper
Newton Compton Editori
Unicredit
Lithos editore
Istituto Pasteur - fondazione Cenci Bolognetti
Progettazione di videopresentazione, depliant, campagne pubblicitarie a stampa
Cd musicali
Immagini contemporanee 2. Dialoghi sulla fotografia contemporanea
Presentazione video della seconda rassegna dedicata al fare fotografia, a cura di Punto di Svista, Mocobo e Zone d'Ombra
FOTOGRAFIA
Salse di Nirano, 2011-2019
Negli anni in cui mi sono formato la scena artistica era ancora fortemente dominata alle correnti astratte e informali ed anche i miei esordi nella fotografia subirono questa influenza. Successivamente tuttavia i miei interessi si indirizzarono verso immagini più tradizionali: questa serie quindi segna un ritorno al passato. Sono stato a visitare le Salse di Nirano nel 2011 ma solo ultimamente le immagini scattate in quell’occasione sono emerse alla mia attenzione e hanno richiesto di essere interpretate in modo non didascalico. Le Salse sono un fenomeno geologico e hanno origine da depositi gassosi posti nel sottosuolo: il gas fuoriesce da spaccature del terreno portando con sé argille che vanno a formare coni che ricordano vulcani in miniatura. Senza rendermene conto mi trovo a che fare con significati ai quali non avevo pensato quando visitai il luogo nel 2011. Il fatto che le immagini risultate dalla mia sperimentazione ricordino le macchie di Rorschach sembra rimandare alla natura stessa delle Salse: il sottosuolo con il suo materiale (acqua, fango, idrocarburi) che viene portato a galla dalle profondità. Inoltre la trasformazione sul operata dal fenomeno geologico sul territorio si rispecchia in quella che fa diventare delle fotografie di quel territorio un paesaggio immaginario.
Risveglio, 2009
Presentazione di Augusto Pieroni
Pensare per immagini non si improvvisa. Inclusa la perfetta ambiguità che lo può sempre circondare – un concetto perfettamente espresso è cosa ben differente se prodotto da un fotografo o da un ingegnere, un grafico o un artista, una persona o un personaggio.
Un simile concetto seguirà di volta in volta percorsi mentali alternativi, toccherà e alluderà a memorie ed esperienze, cliché e santuari, affatto diversi.
Fabio Rizzo presenta una sequenza fotografica. Già: ma la sequenza pesca e fa riaffiorare tutto quel ch’è il vissuto dell’autore, la memoria, l’esperienza e le pulsioni visuali. Le passioni, gli imperativi, le improvvise debolezze, gli stupori, gli spassionati abbandoni. Ecco che mentre per loro tramite ci parla di sé, le immagini di Rizzo parlano di sé. Cioè di immagine. Lo spettatore è condotto per brevi cenni, ermetici per quanto quotidiani, frammentari ed essenziali, in un itinerario alla scoperta metaforica del proprio rapporto con l’esistenza, dunque con l’essere, dunque col fare e col fare-l’-immagine (da grafico anche l’immagine-testo).
La suasiva trappola predisposta (in catalogo, significativamente) da Fabio Rizzo consiste nell’approntare una sequenza testuale di didascalie narranti, un apparato che ci culli nella sensazione consolante di saper leggere. Leggere dentro il vissuto, leggerlo nell’immagine e forse così esaurirla. Possederla. Quando invece è lei a possedere noi – se ci possiede – in virtù del suo svanire come racconto e divenire unione e disgiunzione fra storia e procedimento, fra fatto e forma – il passaggio dallo scuro al chiaro, dal privato al pubblico, dall’intimo all’estroverso. Divenire, da sequenza, un insieme di unità incorniciate singolarmente, impaginate su mura che dettano una diversa disciplina. E così ridivenire sintassi di fatti complessi: mostra: arte.
Potrei passare parecchio del tempo – cioè spazio – che qui non ho a puntare il dito sulle allusioni stilistiche, sulle ricchezze formali, sui riferimenti culturali: fare nomi, descrivere composizione e procedimenti mentali di percezione. Sostantivi, aggettivi, verbi. Mi affido alla sufficiente complessità degli sguardi del pubblico: ognuno dei quali, restituendo all’immagine parte della propria complessità d’origine, si rispecchierà e si risveglierà a suo modo nel “risveglio” di Fabio Rizzo.
1. Tutte le mattine! Tutte le mattine la stessa storia. Ma la storia, in realtà, non è sempre la stessa. All'età di undici mesi un pediatra troppo sicuro di sé, sta per rispedirmi al creatore. Sopravvivo. Dunque è più di quarant’anni che tutte le mattine sono differenti, perché promesse di un destino diverso. Perché rubate al tempo.
2. In piedi. La luce sul comodino ferisce e, al tempo stesso, non dilegua del tutto la nebbia davanti agli occhi. Strano che il meraviglioso terminale dell'evoluzione, il nostro cervello, poggi su basi così prosaiche: sono infatti i piedi i primi ad assaggiare il giorno, ricollegandoci al fluire del tempo cosciente. Il cervello, invece, è ancora alle prese col sapore dei sogni.
3. Odio lavare i piatti. Mi piace mangiare, mi piace anche cucinare. Non è stato sempre così. Voglio dire, da ragazzo non avevo un buon rapporto con il cibo. Forse avevo paura di crescere e mantenevo un'alimentazione da bambino. Poi un'estate mio zio, del quale ero ospite, decise di buttare i formaggini e attaccare con pasta e fagioli, bistecche e “sfilatini". Fu un trauma. Ne uscii però con una fame adeguata all'età (e anche notevolmente più grasso). Da lì a scoprire i piaceri della cucina il passo è stato breve. Ma odio lavare i piatti.
4. Specchio. Sembrerebbe la mia ombra prioettata su una porta. Ma è anche uno specchio che riflette la mia immagine apppena svegliato. Sono io ad essere confuso? È l'immagine ad eserlo? O è lo stesso specchio che è un po' confuso?
5. Angelo. Lo so, senza dubbio sono fortunato. Non dovrei dirlo. Ma c'è un angelo nella mia casa. Alla mia tavola, nel mio letto, nella mia vita. E anche al mio risveglio.
6. Uno sguardo sul reale (dalla finestra). «… bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio», sosteneva Lautréamont. E che dire di motorini e pescispada? Chissà dove affacciava la finestra di Lautréamont. Mistero.
Dalla serie “la vita è un romanzo, o almeno un racconto breve”, 2016
LIsbona e Sintra
“La città più in là”. Lavoro sul quartiere Ponte di Nona, commissionato dal gruppo Amate l'Architettura nell'ambito della Festa dell'Architettura. Roma, Acquario romano, 2009.
Foto, montaggio e sound design