L'Influenza delle Catene Muscolari G.D.S. al Cranio

Alla nascita, tutte le ossa del cranio sono formate da un solo strato, l’ossificazione non è ancora terminata. La crescita cranica, particolarmente influenzata dallo sviluppo dell’encefalo, è rapida fino al quarto anno e rallenta con la pubertà.

Possiamo distinguere:

- Le otto ossa del cranio: due parietali, che formano la volta; due temporali, laterali, che racchiudono gli organi dell’udito e dell’equilibrio; il frontale, che forma la fronte; l’occipitale, che forma la parte posteriore del cranio; lo sfenoide e l’etmoide, che ne formano la base.

- Le quattordici ossa della faccia.

L’osso sfenoidale (sfenoide) è situato nella parte media della base e la sua forma assomiglia in qualche modo a quella di una farfalla. Oltre alla base cranica, partecipa alla formazione della cavità orbitaria e parte del tetto della cavità nasale.

È costituito da una porzione centrale, il corpo, e due prolungamenti, le ali, che si dipartono da ogni suo lato dirigendosi in fuori: le anteriori o piccole ali (ala orbitaria) e le posteriori o grandi ali (ala temporale). Dalla radice della grande ala originano due prolungamenti diretti in basso, i processi pterigoidei. Essi sono incredibilmente importanti per i processi masticatori poiché punto di aggancio di molti muscoli masticatori e perché formano la parete posteriore dello spazio pterigopalatino.

Il corpo presenta un’incisura, chiamata sella turcica, all’interno della quale è alloggiata l’ipofisi, la più importante ghiandola endocrina del corpo umano. Anteriormente troviamo i processi clinoidei anteriori, origini delle piccoli ali, mentre posteriormente due piccoli processi appuntiti detti processi clinoidei posteriori. La superficie quadrilatera posteriore del corpo si unisce alla faccia anteriore dell’apofisi basilare dell’occipite attraverso una cartilagine, costituendo la sincondrosi sfeno-basilare. Sincondrosi fino all’età di circa venticinque anni prende in seguito un aspetto reticolare spongioso: la sinfisi sfeno-basilare (SSB).

La visione osteopatica attribuisce alla sinfisi sfeno-basilare un ruolo di cerniera nella dinamica craniale, dove si esprime il movimento di flessione-estensione cranio-sacrale che Sutherland ha descritto come “Movimento Respiratorio Primario”.

Il MRP indica un impulso motorio relativamente a sé stante, involontario, armonico e automatico che si trasmette, sotto forma di delicati movimenti ritmici alle ossa del cranio e a tutto il corpo. Secondo le ipotesi, comincia all’incirca nel quinto mese di vita fetale entrando in azione anche prima della respirazione polmonare e, contrariamente al ritmo respiratorio e cardiaco, è ancora possibile percepirlo perfino minuti, fino a ore dopo la morte clinica. Il meccanismo si chiama primario perché è collegato direttamente alla respirazione dei tessuti interni del sistema nervoso centrale, regola la respirazione polmonare e le restanti funzioni corporee (esempio: gli importanti centri del quarto ventricolo); si chiama respiratorio perché rappresenta, come la respirazione polmonare, un processo ritmico che ha a che fare con i processi di scambio.

Questo movimento cranio-sacrale è trasmesso direttamente dalla SSB alle altre ossa craniche attraverso il liquido cerebrospinale (LCR) e le membrane durali intracraniche. Il movimento delle ossa è quindi connesso e sincronizzato a quello delle membrane a tensione reciproca, alla motilità del tubo neurale, e alla fluttuazione del fluido cerebrospinale.

Lo spostamento delle ossa della base è legato ai due tempi del meccanismo respiratorio primario:

- Durante la fase di inspiro il cranio subisce l’aumento della pressione nel LCR e si apre in alto, come farebbe un fiore nello sbocciare.

La falce del cervello è una lama aponeurotica che si apre sagittalmente tra i due emisferi del cervello. Indietro s’inserisce sull’occipite e si unisce al tentorio che ricopre il cervelletto. In avanti termina sul processo anteriore dell’etmoide denominato crista galli. Il tentorio del cervelletto si fissa sui processi clinoidei anteriori e posteriori della SSB incrociandone le fibre.

Le tensioni sulla falce del cervello aumentano durante la fase inspiratoria, sicuramente sotto la trazione generata dalla flessione della SSB a livello delle sue inserzioni. I parietali, il frontale e l’etmoide sono quindi direttamente coinvolti e condotti nel movimento. Questo si traduce con un affossamento dell’apice della volta cranica, mentre la sinfisi sfeno-basilare si richiude in flessione e l’etmoide bascula indietro.

- Durante la fase di espiro, che corrisponde ad una diminuzione della pressione intra-cranica nel LCR, il cranio si richiude in alto mentre la SSB ritorna nel senso dell’estensione. La tensione sulla falce del cervello diminuisce e la volta cranica si solleva di nuovo.

Questo movimento ritmico può essere intralciato da influenze interne legate alla perdita di elasticità delle membrane intra-craniche, tuttavia non si possono trascurare le influenze esterne, in particolare quelle muscolari.

Le famiglie muscolari descritte da Godelieve Denys-Struy, presenti in tutto il corpo, si distribuiscono anche al cranio.

A partire da un enormità di casi studiati sul terreno, G.D.S ha osservato le diverse attitudini e i diversi incatenamenti muscolo-aponeurotici da cui esse originano. Attraverso questa lettura del corpo e delle sue impronte morfologiche ha catalogato sei famiglie di muscoli che permettono al corpo di esprimersi. Esse possono però diventare catene di tensione mio-fasciale e imprigionare il corpo in una tipologia, ostacolando la fisiologica alternanza con le altre.

Ognuna deve il suo nome alla sua localizzazione. Troviamo le due catene muscolari relazionali che si esprimono sull’asse orizzontale:

- Antero-laterale (AL)

- Postero-laterale (PL)

E quelle legate alla personalità, particolarmente presenti sull’asse verticale:

- antero-mediana (AM)

- postero-mediana (PM)

- postero-anteriore e antero-posteriore (PAAP)

L’osso temporale, la cui ritmicità è la più percepibile, è sotto la dipendenza delle catene relazionali AL e PL. Non si tratta di definire questi muscoli come attori di “movimenti” del temporale, ma piuttosto come freni alla ritmicità di quest’osso.

Il basculamento anteriore è accompagnato con l’apertura e il basculamento posteriore con il ripiego. Un’iperattività nella catena AL, rappresentata nella regione dallo sterno-cleido-mastoideo che s’inserisce sulla mastoide, favorisce una fissità in posizione di basculamento posteriore e ripiego. L’osso parietale sarà mantenuto in posizione verticale, quello che gli osteopati qualificano come rotazione mediale, il che favorisce l’elevazione della volta e l’espressione di uno schema più vicino a quello della catena postero-anteriore PA.

Un maggior lavoro nella catena PL, presente con il muscolo temporale che occupa la totalità della fossa temporale e quindi la squama di quest’osso, lo tratterrà nella posizione di basculamento anteriore e apertura. Questo favorisce l’affossamento dell’osso parietale, che si orizzontalizza (rotazione laterale). La catena postero-mediana PM, come vedremo in seguito, con la trazione che esercita sulla galea, può confermare tale affossamento. Le scalate di tensione tra AL e PL sono frequenti a questo livello; l’ascolto rivelerà un “blocco” in uno o nell’altro senso e un impedimento all’espressione del MRP.

La prima catena dell’asse verticale, o asse della personalità, è la catena antero-mediana AM.

Essa raggiunge la regione della testa attraverso le fibre dell’esofago, il quale si prolunga poi nella faringe e approda al cranio con i muscoli ioidei e della regione buccale.

Gli pterigoidei esterni sono in rapporto con la faccia profonda del massetere di AL, catena alla quale madame Struyf li accomuna, mentre gli pterigoidei interni sono parte dell’AM. Questi muscoli, interni ed esterni, sono due da ogni lato. Prendono origine dall’angolo posteriore della mandibola, s’inseriscono sulla faccia posteriore dell’apofisi pterigoidea dello sfenoide e hanno la funzione di sospendere la mandibola alla base del cranio.

L’azione bilaterale, prendendo punto fisso sullo sfenoide, porta in avanti la mandibola; e con un punto fisso sulla mandibola, influenza la fisiologia dello sfenoide. La nozione di punto fisso esprime la variabilità delle azioni muscolari. Quando un muscolo si contrae, tende ad avvicinare le sue due estremità, ma per questo è necessario che le sue due estremità siano libere. Se una tra loro è stabilizzata dalla tensione di un muscolo vicino e antagonista, non potrà che prendere punto fisso su quest’inserzione e avvicinarne l’altro estremo.

Un indietreggiamento permanente della mandibola (retrognazia), come notiamo spesso in alcuni soggetti dove la catena AM è retratta (i muscoli ioidei portano la mandibola indietro), può essere all’origine di questa inversione di punto fisso degli pterigoidei sulle branche della mandibola. Lo sfenoide sarà bloccato in posizione di flessione.

La catena postero-mediana PM ha una forte influenza sulla fisiologia cranica e sul MRP. La PM ricopre la totalità dell’apice del cranio dall’osso occipitale, le ossa parietali e l’osso frontale fino al viso. Troviamo i semi-spinosi e il lunghissimo della testa che basculano l’occipite in flessione posteriore e i muscoli epicranici con un capo occipitale e un capo frontale che, rilegati dalla galea o aponeurosi epicranica, estendono la PM verso avanti.

Una PM eccessiva può modificare il posizionamento di alcune ossa del cranio, influenzare la loro forma e quella della massa cefalica: i semi-spinosi della testa passano il relais ai capi occipitali dei muscoli epicranici, i quali tirano indietro a partire da un punto fisso inferiore sul cranio e trasmettono la tensione alla galea, ai capi frontali, in direzione della regione inter-sopraccigliare, fino ai muscoli proceri.

La PM favorisce “l’apertura” delle ossa del cranio, associata a una fissità di queste ossa nella posizione d’inspiro del MRP, impedendone il ritorno nella posizione di espiro.

Nonostante sembri logico pensare che l’occipite, basculato indietro, sia più saliente posteriormente, una delle impronte craniche più rivelatrici dell’attività di una PM è l’appiattimento della cifosi occipitale. Questo perché non dobbiamo considerare un’azione muscolare isolata ma l’azione combinata dei vari tessuti.

La contrazione permanente di questi muscoli installa una trazione continua sull’aponeurosi che aumenta la pressione sulla circonferenza del cranio. L’osso occipitale, nonostante sia basculato indietro dai semi-spinosi della testa, è ugualmente respinto in avanti. Quest’impressione del cranio piatto posteriormente è rinforzata dall’ante-proiezione di questo rispetto alla colonna cervicale; la regione occipitale si allinea sul collo.

L’aumento di attività tonica dei capi frontali rinforza ancora di più questa trazione sulla galea favorendo l’abbassamento dei parietali e quindi della volta. La regione frontale è la sola a potersi sviluppare in avanti.

AM e PM possono entrare facilmente in competizione in tutto il corpo e così anche al cranio. Ritroviamo da una parte il semi-spinoso della testa e il lunghissimo che basculano l’occipite in flessione posteriore, dall’altra le tensioni AM, trasmesse dai muscoli della faringe, poi dai muscoli ioidei e pterigoidei interni. La tensione che si esercita in maniera permanente sulla falce del cervello e il tentorio del cervelletto può portare sia alla perdita di elasticità di queste strutture che essere un terreno predisponente alla limitazione in flessione della SSB.

Se AM e PM fissano la SSB in flessione, la catena postero-anteriore PA è l’unica catena in grado di favorirne l’estensione. Essa è molto presente nella regione cranica, anche da un punto di vista simbolico, associata alla sua complementare antero-posteriore AP. PA favorisce inoltre l’ascensione della volta cranica, come accennato in precedenza con l’AL.

L’espressione del suo comportamento, legato alla nozione d’ideale, fino alla ricerca dell’assoluto, si distingue sul corpo dall’attivazione dei muscoli pre-vertebrali, primi implicati nell’erezione vertebrale riflessa, tra cui troviamo il lungo del collo con la sua parte longitudinale, obliqua caudale e obliqua craniale. I muscoli lungo della testa, retto anteriore e retto laterale della testa vengono a completare il gruppo prolungando l’azione del lungo del collo. Flettono il cranio sulla colonna cervicale e ne orientano l’apice allo zenith.

I pre-vertebrali cancellano la lordosi, flettono la testa in avanti e permettono ai sub-occipitali (piccolo e grande retto posteriore della testa; obliquo inferiore e superiore della testa) di beneficiare di un punto fisso superiore sull’occipite. I muscoli della catena PA, come quelli della PL, nella fisiologia, sono soliti prendere punto fisso in alto.

La PA e l’AM sono molto legate a livello della faccia anteriore del collo e della base del cranio.

I muscoli pre-vertebrali ricoprono la faccia anteriore della colonna cervicale e sono contenuti nell’aponeurosi cervicale profonda. Sono separati dai muscoli della faringe di AM da uno spazio occupato da una fascia lassa: lo spazio retrofaringeo. Questo spazio permette gli scivolamenti di un piano rispetto all’altro nell’atto della deglutizione. Sarebbe altrimenti irrimediabilmente costretta ad accompagnarsi con una flessione della testa.

La connessione tra PA e AM avviene a livello della sfera buccale, la base del cranio e la regione pre-vertebrale. AM è piuttosto rappresentata dalla sfera buccale mentre PA dalle strutture nasali, le ossa alla base del cranio e i muscoli pre-vertebrali, come descritto in precedenza. In questo caso la catena antero-posteriore AP trova il suo posto nelle strutture che costituiscono il palato molle e giocherebbe, in qualche modo, il ruolo di giunzione elastica tra quest’AM e le ossa della base del cranio, più precisamente la sinfisi sfeno-basilare.

Il controllo reciproco tra la PM e la PA si gioca molto presto nel bambino, per il quale è desiderabile che la PA s’installi prima della PM. All’equilibrio i muscoli semi-spinosi frenano la caduta in avanti della testa, mentre i pre-vertebrali erigono il collo. La PM eccessiva flette il cranio indietro e obbliga i sub-occipitali a prendere punto fisso in basso, divenendo anch’essi estensori della testa e obbligando C1 a scivolare in avanti. La PM deve quindi rimanere umile in questa regione.

Quando non è sufficientemente contrariata da AM e o da PM, la PA induce una componente di estensione alla sfeno-basilare che provoca una modificazione delle ossa craniche nel senso che gli osteopati qualificano, in riferimento al MRP, come posizione in espiro. Questo posizionamento favorisce un grande diametro verticale con una ascensione della volta; l’interesse per tutto quello che riguarda la spiritualità è tra l’altro una delle caratteristiche comportamentali della PAAP.

Abbiamo terminato la descrizione delle impronte dell’attività delle catene muscolari G.D.S al cranio. Nonostante sia stato messo l’assento sulle impronte eccessive, questo non deve farci dimenticare che ogni struttura ha un’impronta utile e un proprio ruolo fisiologico nel corpo. L’obiettivo del nostro intervento non è quello di allungare una catena fino a liberarcene completamente, ma di aiutarla a ritrovare la sua utilità nella complementarietà con le altre.

Ognuna di essa può eccedere sia nel rigore sia, con un po’ di AP, essere accompagnata da una giusta flessibilità. Quello che vale per la meccanica, è valido anche per il comportamentale.

Il metodo G.D.S. propone numerosi strumenti terapeutici. Godelieve Denys-Struyf amava l’idea che non basta liberare il corpo dai suoi ostacoli perché esso trovi da solo la sua corretta fisiologia. In un primo tempo è importante intraprendere un lavoro di armonia delle tensioni tra i diversi muscoli; in un secondo momento sarà essenziale riequilibrare le tensioni reciproche seguendo il tragitto di ogni catena rispetto alle altre e riprogrammarne la funzione, dal punto di vista di un corpo globale.

La consapevolezza dell’anatomo-fisiologia permette infine di potersi abbandonare a un ascolto migliore, una volta immagazzinate le immagini giuste di quello che abbiamo sotto le mani.

Conclusioni

Come in tutto il corpo, le famiglie muscolari descritte da Godelieve Denys-Struyf, si distribuiscono anche al cranio.

Le ossa del cranio s’intrecciano le une con le altre attraverso suture che, sebbene fortemente concatenate, permettono una certa elasticità. Come vere e proprie giunture, consentono alla scatola cranica di adattarsi alla variazione di pressione che si osserva nel liquido cefalo-rachidiano (LCR) contenuto all’interno delle membrane che separano il cranio dall’encefalo, così come nel tubo neurale che contorna il midollo spinale.

La relativa mobilità dei diversi elementi ossei è stata resa evidente da quello che gli osteopati hanno qualificato come “movimento respiratorio primario” (Sutherland). I micro-movimenti di flesso-estensione del cranio garantiscono questa ritmicità indotta da variazioni di pressione. La sinfisi sfeno-basilare è ritenuta una cerniera della dinamica craniale.

Si deve partire dal principio che l’osso è molto più elastico di quello che s’immagina e variazioni nel ritmo del MRP possono essere rilevate dai test di ascolto praticati in osteopatia.

Secondo gli studi di Godelieve Denys-Struyf, tensioni muscolari permanenti possono condurre a deformazioni e al diverso posizionamento sia della SSB che di tutte le ossa del cranio. La dominanza di una catena muscolare rispetto alle altre può determinare una modificazione della crescita del cranio, uno sviluppo maggiore in un settore rispetto a un altro, una modificazione dei rapporti tra le varie ossa, fino a ostacolarne i micromovimenti.

La metodica G.D.S. parte dal principio che tutte le tecniche sono buone a condizione di essere adattate alla persona. La conoscenza del tragitto delle catene così come il rapporto con gli altri sistemi rende più facile la lettura del corpo nella sua globalità e la sua interpretazione a fini terapeutici.

Created By
Margaux Lamaro
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