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Nostalgia della memoria "L'ignoranza", Milan Kundera

<<In greco “ritorno” si dice nòstos. Álgos significa “sofferenza”. La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall’impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. In spagnolo, añoranza viene dal verbo añorar (“provare nostalgia”). Tu sei lontano, e io non so che ne è di te. Il mio paese è lontano e io non so cosa succede laggiù.>>

Copertina dell'edizione Gli Adelphi

Un romanzo che guarda all’Uomo e, in questo particolare caso, alla figura dell’esule. Le vicende di una donna e di un uomo che, dopo aver vissuto per oltre vent'anni lontani da Praga in esilio volontario e con storie tra loro lontane, avendo in comune solo un dimenticato amore adolescenziale conclusosi burrascosamente, ritornano, nella terra d'origine e, casualmente, si rincontrano ma i loro ricordi non coincidono.

Solo coloro che, come Ulisse, tornano dopo vent’anni a Itaca possono contemplare, attoniti e abbagliati, la dea dell’ignoranza.

"Per vent'anni non aveva pensato che al ritorno. Ma quando fu di nuovo a casa capì, con stupore, che la sua vita, l'essenza stessa della sua vita, il suo centro, il suo tesoro, si trovava fuori da Itaca, in quei vent'anni di vagabondaggio. E quel tesoro l'aveva perduto, e l'avrebbe recuperato solo raccontandolo".

Praga sotto il regime comunista

"Prima con il loro totale disinteresse per ciò che lei ha vissuto all'estero, le hanno amputato una ventina d'anni di vita. Ora, con questo interrogatorio, cercano di ricucire il suo remoto passato con il presente. Come se le amputassero l'avambraccio e fissassero la mano direttamente al gomito; come se le amputassero i polpacci e unissero i piedi alle ginocchia".

Manifesto del museo comunista, Praga

"Avevano fatto davvero molto per me. Hanno visto in me la sofferenza di un' esule. Poi è arrivato il momento in cui dovevo confermare questa sofferenza manifestando la gioia del ritorno. E questa conferma è mancata. Si sono sentiti ingannati. E in fondo anch'io, perché nel frattempo avevo pensato che mi amassero non per la mia sofferenza ma per me stessa".

"Vent'anni della mia vita passati all'estero andranno in fumo nel corso di una cerimonia sacra. E le donne canteranno e danzeranno con me intorno al fuoco alzando i boccali di birra. È lo scotto da pagare per essere perdonata. Per essere accettata. Per tornare ad essere una di loro".

Source: www.adelphi.it, www.wikipedia.it, www.temporamagazine.com, www.wuz.it, www.ibs.it

Alessia del Vecchio

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