Continua il dialogo con Forese Donati iniziato nel canto precedente: mentre le anime dei golosi guardano meravigliate Dante accorgendosi che è vivo, questi chiede a Forese dove si trovi la sorella di lui Piccarda e che altre persone famose ci siano sulla cornice che percorrono. Forese alla prima domanda risponde che la sorella - tanto bella quanto buona - si trova già in Paradiso (la si incontrerà infatti in Paradiso, canto III), poi alla seconda domanda nomina Bonagiunta Orbicciani da Lucca,Martino IV (Simone di Brie) da Tours, Ubaldin della Pila, Marchese degli Argugliosi, e molti altri, tutti contenti di essere ricordati.
Esercitò forse la professione di notaio e, come poeta, fu attivo nella seconda metà del XIII secolo, ispirandosi più direttamente alla poesia "siciliana", mediando la sua influenza nell'ambiente toscano. Fu tra coloro che più efficacemente importarono in Toscana le forme poetiche della scuola siciliana e soprattutto quella di Jacopo da Lentini.
Descritto come uomo molto pio e intelligente, subì il peso della sudditanza al re Carlo d'Angiò, che lo aveva fatto eleggere e del quale si sentiva comunque debitore. A lui conferì la carica di Senatore di Roma (cioè governatore della città), che legittimava ulteriormente il re a influenzare la politica papale. Seguendo gli interessi di Carlo d'Angiò, fortemente ostile all'impero bizantino, e nonostante i pacifici segni che gli erano giunti dalla chiesa ortodossa, Martino IV decise di scomunicare l'imperatore Michele Paleologo. La scomunica portò alla rottura con la chiesa ortodossa, nonostante la conciliazione che si era attuata nel secondo concilio di Lione del 1274.
Era noto infatti fra i suoi concittadini per la sua malsana abitudine di trascorrere gran parte delle sue giornate fra osterie e bordelli, cedendo invariabilmente alle tentazioni del cibo, delle bevande e delle donne. La sua reputazione macchiava il buon nome della sua famiglia, che oltre all'arcivescovo Ruggero aveva accolto come illustre cardinale Ottaviano degli Ubaldini.
Marchese degli Argugliosi
Nel 1311 contribuì a catturare di sorpresa, in Forlì, Fulceri de Calboli. In questa impresa fu aiutato da altri appartenenti alla sua parte durante le lotte tra guelfi e ghibellini. Marchese viene ricordato da Dante nel canto XXIV del Purgatorio come grande bevitore che non si saziava mai di bere.
Le anime riprendono veloci la loro corsa di espiazione, e così pure Forese dopo aver chiesto a Dante, con tono malinconico, quando mai lo rivedrà. Dante non sa rispondergli quando sarà la sua morte, ma afferma che essa verrà ben presto nei suoi desideri se Firenze continua nella sua decadenza, che sembra accelerarsi ogni giorno di più; ma Forese lo conforta con una predizione, affermando che il maggior colpevole di questa situazione (Corso Donati, che non viene nemmeno nominato) sarà fra non molto trascinato via dal galoppo di veloci cavalli verso l'Inferno. Detto questo riprende il suo cammino di espiazione, troppo rallentato per rimanere con l'amico, e lascia Dante insieme ai due grandi maestri (Virgilio e Stazio).
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