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La prima testimonianza in volgare italiano risale all' 800 d.C. circa ed è conservata presso la Biblioteca di Verona. Si tratta dell'Indovinello veronese, scritto ai margini di una pergamena da un copista amanuense. Ricorda che nello Scriptorium dei monasteri gli amanuensi si dedicavano ore ed ore ad un lavoro di grande precisione che consisteva nel copiare i testi antichi e che grazie alla loro opera questi sono giunti fino a noi.
Questo copista originale si è divertito a lasciare il segno della sua arguzia, scrivendo questo indovinello:
Se pareba boves
alba pratalia araba
albo versorio teneba
negro semen seminaba.
Avete indovinato di cosa si tratta? Sta parlando della scrittura!
Nella frase i boves rappresentano le dita della mano, alba pratalia, cioè i bianchi prati sono i fogli, l'albo versorio è il bianco aratro, cioè la penna, il negro semen è, infine, l'inchiostro.
Come puoi notare, molte parole somigliano ancora al latino, ma già si avvertono i primi cambiamenti.
Nell'immagine in alto potete vedere un'altra testimonianza in volgare italiano, risalente al 960 d.C. : il Placito Capuano. Sì, l'uso del volgare in forma scritta in documenti ed atti ufficiali ebbe le sue prime manifestazioni proprio in Campania, nella città di Capua, nota sin dai tempi antichi per gli studi giuridici.
Immaginate un tribunale e due contendenti che si rivolgono al giudice per una questione di proprietà terriera. A chi spetta la proprietà di alcune terre rivendicate sia da un tale Rodelgrimo di Aquino sia dal monastero di Montecassino?
Vengono ascoltati i testimoni e nel verbale, scritto in latino, vengono riportate le parole pronunciate da un testimone nella lingua volgare da lui usata, trascritte così come erano state pronunciate:
Sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti Benedicti.
"So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, le possedette per trent'anni la parte di San Benedetto" ( il monastero)
Nonostante la presenza di alcune parole ancora dal sapore latino, ( Sao da scio; Sancti Benedicti....) si capisce chiaramente che è stata utilizzata la lingua volgare ( ad esempio dall'uso della k).
Questa formula divenne frequente e la ritroviamo in altre sentenze del tempo, come nel Placito di Sessa:
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