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Giordania, Wadi Rum Nel deserto di Lawrence d'Arabia

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Il viaggio

Il nostro viaggio in Giordania nonostante sia stato di breve durata, è stato un viaggio bello e vario, contraddistinto in egual misura da monumenti antichi come ad Amman, Jerash e Petra e meraviglie naturali come il Mar Morto, la riserva di Dana ed il deserto, il Wadi Rum. In questo articolo parlo della nostra esperienza nel Wadi Rum.

Il Wadi Rum

A 60 chilometri da Aqaba, il porto sul Mar Rosso, una deviazione verso est consente di abbandonare l’antica Strada dei Re, quella percorsa da Mosè, e di arrivare nell’area del Wadi Rum, un altopiano ai margini occidentali del deserto arabo nell’estremo sud della Giordania.

Ho tirato in ballo Mosè come esempio dei frequenti riferimenti storici di questo viaggio. La figura di Mosè ad esempio l’avevamo trovata sul Monte Nebo dove secondo le tradizioni ebraico-cristiane Mosè fu sepolto dopo aver visto da quell’altura la Terra Promessa. Il destino del Profeta era infatti quello di guidare il popolo eletto alla Terra promessa, di vederla ma di non riuscire a raggiungerla.

Tornando al nostro amato deserto possiamo dire che visitare il Wadi Rum è anche un viaggio attraverso l’evoluzione geologica della Terra. Se vi aspettate un deserto sabbioso di sole dune siete fuori strada. Il deserto qui è roccioso, si snoda tra montagne separate da canyon, i colori predominanti sono il rosso ed il marrone con sfumature in alcuni punti di varie tonalità di ocra. Il panorama si distingue per i suoi archi e ponti naturali con pietre e rocce modellate, intagliate e plasmate dalla natura. Una vera e propria meraviglia geologica con pinnacoli e nicchie alla cui formazione ha contribuito l’erosione dei venti. E’ addirittura considerato uno dei panorami più belli al mondo.

La storia

Verrebbe da pensare che, trattandosi di un deserto e considerandolo un luogo poco ospitale, non sia mai stato abitato. Invece le circa 30.000 incisioni rupestri che decorano le superfici di tenera arenaria delle pareti rocciose del Wadi Rum, i petroglifi, dimostrano tutto il contrario. Il Wadi Rum ha ospitato insediamenti umani fin dai tempi preistorici, sia i petroglifi che i tumuli funebri che punteggiano tutta l’area ne significano l’importanza come territorio di caccia e di ritrovo nei millenni passati. Duemila anni fa con i Nabatei è stato culla e incrocio di civiltà e di religioni. Qui possiamo ammirarne le testimonianze nei resti di città sepolte nell’oblio. La presenza di sorgenti e la posizione strategica le avevano in un primo tempo favorite, venute meno queste peculiarità il destino delle loro comunità è stato segnato.

I Beduini

Il Wadi Rum è la terra dei beduini, popolazione che conserva gli stessi valori e le stesse tradizioni di molte tribù nomadi arabe, e che oggi sono diventati guide turistiche che accompagnano i visitatori alla scoperta del parco nazionale. Sono felici di lavorare in un settore che promuove la bellezza del loro territorio ed è una nuova fonte di reddito che consente loro di mantenere le loro tradizioni ed i loro valori culturali e che li rende estremamente orgogliosi. Semplicemente vestendo l’abito tradizionale e tenendo alle proprie tradizioni, assumono un ruolo che ha un forte impatto sul fascino del Wadi Rum, aggiungendo attrattiva e ricchi elementi culturali a questa destinazione.

E’ con loro che ci si avventura nella sabbia, tra i rilievi rocciosi di colore rossastro e tra le iscrizioni che si possono trovare in tutto il deserto, i petroglifi, e al di là della bellezza intrinseca del Wadi Rum, sono loro a raccontarci la sua storia.

Le attività

Durante nostra permanenza nel Wadi Rum abbiamo percorso il deserto dietro ai pickup con l’aria sul viso, che scompiglia i capelli e agita le sciarpe ed i foulard. Con la sabbia mossa dal vento che si infila dappertutto, ed un infinito senso di libertà, Godendo del panorama che scorre, dei colori accesi tutto intorno e dell’emozione trasmessa dalla jeep che sfreccia nel deserto o che scende da dune particolarmente alte.

Il deserto è uno dei luoghi più ameni e difficili in cui ci si possa ritrovare, può essere sinonimo di avventure come quelle appena descritte oppure essere sinonimo di pace, spazi infiniti, silenzio e solitudine proprio come il deserto dovrebbe essere, comunque una di quelle avventure che non si dimenticano.

Una tappa del nostro vagabondare nel Wadi Rum che resterà indelebile nei miei ricordi, anche perché l’ho immortalata con uno scatto caratterizzato da un'insolita composizione, è stata la salita fino alla cima ad un’enorme duna rossa dove siamo rimasti a goderci la sabbia finissima sotto i piedi scalzi e la pace e la quiete del deserto, riposando, prima di scivolare giù tra le risate.

I tramonti

Il Wadi Rum è chiamato anche “la valle della Luna”, perché anche di notte, sotto il cielo stellato, è in grado di offrire spettacoli di una suggestione unica. Le maestose formazioni di arenaria, le dune, le distese di sabbia, le antiche piste carovaniere sono le quinte di un teatro che però dà il meglio di sé quando si alza e quando cala il sipario, con i colori dell’alba e del tramonto, quando la luce bassa e angolata mette in evidenza i contrasti e delinea i contorni del paesaggio. I Beduini ci raccontano che a seconda delle stagioni mutano i colori del deserto e del sole che tramonta dietro le rocce, ma la sensazione è che sia sempre spettacolare.

Il campo tendato

Dormire in un campo tendato e ammirare il tramonto sul deserto è sicuramente il modo migliore di concludere la giornata al Wadi Rum .

Vale veramente la pena fermarsi a dormire nei campi tendati anche solo per una notte e anche se richiedono il giusto spirito di adattamento, generalmente infatti sono strutture semplici ma caratteristiche e ben organizzate (non si deve mai dimenticare di essere nel deserto).

Ci si ritrova poi alla sera attorno ad un fuoco condiviso con i Beduini a bere tè o caffè, per ascoltare musica o anche semplicemente per osservare il cielo stellato lontano dalle luci cittadine e passare qualche ora in compagnia degli amici davanti a un falò. Il cielo qui ti regala le stellate più limpide che ci si possa immaginare, basta alzare gli occhi per rimanere incantati. Tanta semplicità e felicità …

E’ un’emozione indescrivibile poi anche ascoltare il sussurro del vento che muove leggermente la tenda senza riuscire a penetrare all’interno, dopo aver ammirato un cielo stellato così vasto da poterlo quasi toccare alzando il braccio.

La “cammellata”

Il giorno dopo se ci si sveglia presto oltre ad ammirare l’alba e fare colazione insieme, c’è la possibilità di fare qualcosa di caratteristico e irripetibile, fare un’escursione in groppa ad un cammello, accompagnati da una guida mentre si rientra dal campo tendato al villaggio.

Il Rock Bridge

Altrettanto emozionante è salire sul Rock Bridge, il famoso arco del Wadi Rum. Imperdibili le foto ricordo.

Wadi Rum, il deserto che piace ai registi

Il Wadi Rum è un luogo che ha molte storie da raccontare. Una di queste, la più famosa per noi occidentali, è quella che narra le gesta epiche di Lawrence d’Arabia, un personaggio realmente vissuto, che ha lasciato dietro di sé una scia di romanticismo tale da ispirare anche il celebre film con Peter O’Toole e Omar Sharif. Nella foto qui sotto il luogo dove ha vissuto Il tenente colonnello inglese Thomas Edward Lawrence, conosciuto con lo pseudonimo di Lawrence d’Arabia, durante la rivolta araba collaterale alla prima guerra mondiale.

Nel deserto del Wadi Rum è possibile ripercorrere i suoi passi, tornando sui luoghi in cui è vissuto e respirando l’atmosfera di quel tempo. “Vasto, echeggiante e simile ad una divinità”, con queste parole Lawrence d’Arabia descriveva il Wadi Rum con i suoi paesaggi favolosi, incontaminati e senza tempo.

Il film del 1962 Lawrence d’Arabia di David Lean ha fatto conoscere la bellezza del Wadi Rum in tutto il mondo, attirando una costante ondata di turisti e un numero crescente di troupe cinematografiche.

Il Wadi Rum è stato infatti in seguito nuovamente scelto come scenario in alcuni film come Prometheus , The Martian e Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott, in Mission to Mars di Brian de Palma, in Free zone di Amos Gitaï e con Petra nel famosissimo terzo episodio della saga di avventure archeologiche di Indiana Jones, con Harrison Ford e Sean Connery in Indiana Jones e l’ultima Crociata di Steven Spielberg.

Created By
FABRIZIO VANZINI
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Credits:

Un grazie sincero alla nostra guida.