di Vincenzo Grienti
30 maggio 1920, i piloti italiani Arturo Ferrarin e Guido Masiero arrivano a Tokyo dopo aver compiuto oltre 18mila chilometri e 109 ore di volo decollando dall'aeroporto di Roma-Centocelle. La trasvolata, meglio conosciuta come "raid Roma-Tokyo", rimane tra le più straordinarie della storia dell’aviazione. Il progetto e l'idea di un volo dall’Italia al Giappone fu di Gabriele D’Annunzio che nel 1919 la condivise con Haru-Kichi-Shimoi, scrittore nipponico e sincero ammiratore del "Bel Paese" che all’epoca insegnava all’Istituto di Lettere Orientali di Napoli. Un progetto che venne accettato dalla Direzione Generale dell'Aeronautica (ancora l'Arma Azzurra non era stata costituita come Forza Armata) che rispetto a quanto previsto da D’Annunzio introdusse qualche variazione al programma. Per quanto riguarda gli aeroplani venne stabilito che impresa doveva essere compiuta da due formazioni, la prima composta da cinque caccia ricognitori SVA 9, la seconda da quattro bombardieri Caproni di diversi modelli, due Ca.450, un Ca.600 e un Ca.900 triplano.
Il decollo dei Caproni da Centocelle avvenne a scaglioni a partire dall'8 gennaio 1920. L’ultimo decollò dall'aeroporto romano il 2 febbraio, ma nessuno di questi bombardieri andò oltre la Siria. Le cose non andarono meglio ai cinque SVA che partirono l’11 marzo. Solo uno di essi, infatti, sarebbe giunto fino a Calcutta dove però rimase distrutto in un incidente.
A questo punto l’unica possibilità di portare a termine l’impresa era rappresentata dai due SVA 9 che erano stati fatti decollare il 14 febbraio per svolgere il ruolo di staffette per la formazione di biplani che di lì a poco li avrebbe seguiti. Gli aeroplani "staffetta" avrebbero dovuto verificare le località d’atterraggio, predisporre i rifornimenti e prendere contatti con le autorità locali. E' qui che entra in scena Arturo Ferrarin, pilota vicentino (nato a Thiene nel 1895) che durante il conflitto aveva militato nella 82a e nella 91a Squadriglia Caccia, la gloriosa Squadriglia degli Assi! Ferrarin, che si era già reso disponibile a partecipare all’impresa, chiese di poter decollare per il Giappone accompagnato da un altro aeroplano. Una richiesta che venne accolta a patto che la partenza avvenisse in appena una settimana! In realtà ci volle qualche giorno in più vista la necessità di sostituire l’aeroplano di Ferrarin con un altro SVA recuperato in un hangar di Centocelle e che lui stesso ebbe a definire “vecchio e malandato”.