1852: il re Vittorio Emanuele II nominò Camillo Benso conte di Cavour presidente del Consiglio del Regno di Sardegna. Cavour voleva guidare il movimento per l'indipendenza e unire l'Italia sotto la guida del Regno di Sardegna. Per prima cosa Cavour, liberale moderato antrepubblicano e borghese, promosse riforme per modernizzare il Regno:
- abolì la tassa sul grano all'interno del Regno e le barriere doganali con l'estero
- stipulò trattati commerciali con Francia, Belgio e Inghilterra
- introdusse una riforma fiscale che fa pagare più tasse ai più ricchi
- con il denaro delle tasse avviò lavori pubblici e potenziò l'industria siderurgica e meccanica in Liguria.
MA non si preoccupò di risolvere la questione sociale ovvero la povertà dei lavoratori in Piemonte e l'arretratezza di alcune zone della Sardegna.
In politica estera, Cavour intendeva allearsi con la Francia per fare guerra all'Austria.
Ma come convincere Napoleone III a dichiarare guerra all'Austria a fianco del Piemonte? L'occasione perfetta si presentò con la guerra in Crimea (penisola ucraina sul mar Nero): lì si era concentrato un lungo conflitto causato dalle mire espansionistiche della Russia che voleva impossessarsi dello stretto dei Dardanelli a spese degli Ottomani. Francia e Inghilterra erano già alleate contro la Russia per impedire che si allargasse troppo nel Mediterraneo. Cavour, in un momento in cui l'imperatore aveva estremo bisogno di rinforzi, inviò in Crimea 15000 bersaglieri che si fecero onore.
In questo modo Cavour, alla fine della guerra, fu invitato al Congresso di Parigi alla fine della guerra e pose all'attenzione dei capi europei la "questione italiana" denunciando le prepotenze dell'Austria.
1858: Napoleone III firmò segretamente i Patti di Plombiéres con cui prometteva l'intervento della Francia contro l'Austria a patto che fosse stata questa ad attaccare per prima. In caso di vittoria l'Italia sarebbe stata divisa in 4 regni, Vittorio Emanuele avrebbe avuto il Lombardo Veneto e in cambio avrebbe ceduto Nizza/Savoia alla Francia.
Cavour, a quel punto, iniziò a provocare l'Austria ad esempio con delle esercitazioni militari lungo il confine. Presto ebbe il risultato sperato e il 30 aprile 1859 l'Austria attaccò il Piemonte.
La Francia corse in aiuto del Piemonte come promesso e iniziò così la Seconda guerra di Indipendenza. Mentre i soldati francesi venivano portati con i treni al fronte, nel frattempo il generale Lamarmora allagava le risaie del Vercellese (dove gli Austriaci si impantanarono un mese) e I cacciatori delle Alpi, un gruppo di volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, liberava le città lombarde occupate dagli Austriaci (Brescia, Bergamo, Como, Varese).
Gli Austriaci furono sconfitti in due battaglie campali: dai Francesi a Solferino e dai Piemontesi a San Martino. In Emilia, in Toscana e in alcune città dello Stato pontificio i liberali e i democratici* insorgono per unirsi al Piemonte.
In Francia, però, il clero e i conservatori criticarono questa sollevazione perché non volevano opporsi al papa (storico alleato della Francia) così Napoleone III si ritirò dalla guerra e firmò l'armistizio di Villafranca con l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. L'Austria cedette la Lombardia al Regno di Sardegna ma chiese la restituzione dei territori del Centro - Nord ai granduchi asburgici.
Cavour per protesta diede le dimissioni ma tornò al governo 1880 incitando le popolazioni di Emilia Romagna e Toscana a indire dei plebisciti per annettere queste regioni al Regno di Sardegna. I plebisciti ebbero successo; stava lentamente prendendo forma il futuro Regno d'Italia.
Erano soprattutto i democratici a sognare l'unità di tutta l'Italia e il loro prossimo obiettivo era liberare il Mezzogiorno, tra l'altro vessato da secoli di soprusi da parte dei Borboni e dell'aristocrazia. Con questo obiettivo, per il momento rinunciarono a lottare per il Veneto e per Roma lasciandoli rispettivamente agli Austriaci e al papa.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi partì da Quarto, vicino a Genova, con un migliaio di volontari (i Mille) e giunge in Sicilia. All'inizio, i contadini siciliani appoggiarono l'impresa dei garibaldini perché credevano che i garibaldini avrebbero tolto le terre al re e ai nobili per dargliele. Invece l'obiettivo di Garibaldi era un altro: liberare sì quelle terre ma per consegnarle al re in modo che potesse unire l'Italia sotto la bandiera sabauda. Cominciarono così le incomprensioni.
- i garibaldini imposero subito la leva militare obbligatoria per continuare la conquista del napoletano. I "picciotti" non ne vollero sapere: non capivano il concetto di "Italia", lottavano perché Crispi aveva promesso loro la redistribuzione delle terre
- i garibaldini cominciarono la redistribuzione delle terre, ma requisirono ai nobili per darle ai contadini solo le terre demaniali, meno estese e meno fertili delle altre
- delusi, alcuni picciotti incendiarono i palazzi dei Borboni, trucidando famiglie di nobili
- il contrasto si fece durissimo; tristemente famoso è il caso di Bronte, dove alcuni ribelli furono trucidati per ordine di Nino Bixio, braccio destro di Garibaldi.
Questi fatti tranquillizzarono i latifondisti siciliani che da quel momento appoggiarono la politica liberale piemontese e l'annessione al Piemonte, considerandola positiva per i propri interessi.
Sconfitti ancora i borbonici a Milazzo, i Mille oltrepassarono Messina, risalirono la Calabria e arrivarono a Napoli, da dove i Borbone intanto erano scappati. Garibaldi assunse la "dittatura del Regno delle Due Sicilie in nome del Re d'Italia".
Cavour a quel punto aveva un problema: temeva che Garibaldi volesse l'autonomia del Meridione come Repubblica autonoma e quindi non sotto i governo Savoia, occupando anche Roma e quindi la sede papale. In questo modo sarebbero intervenuti sicuramente i Francesi, i difensori del papa. Pertanto convinse il re a prendere lui stesso l'iniziativa. Vittorio Emanuele II invase lo Stato pontificio senza addentrarsi nel Lazio e tanto meno a Roma, proseguì fino a Teano in Campania dove incontrò Garibaldi che gli consegnò il Regno delle Due Sicilie.
Il 17 marzo 1861 si riunì a Torino il primo Parlamento nazionale e Vittorio Emanuele II fu dichiarato re d'Italia. Mancavano ora il Veneto e Roma.
Credits:
Creato con un’immagine di cristiano caligaris - "untitled image"