Werther, un giovane intellettuale dalle ardenti passioni, decide di trasferirsi in un villaggio di campagna, Wahlheim, per ristabilire un equilibrio interiore che sente perduto; qui sembra in effetti compiersi un’idilliaca fusione tra uomo e natura, poiché Werther si diletta in piaceri semplici, si intrattiene a chiacchierare con i bambini del posto e, nella contemplazione della Natura idillica, sembra modificare anche la sua concezione dell’opera d’arte.
Una sera, in occasione di una festa danzante, Werther conosce la giovane Charlotte, detta Lotte, e se ne innamora immediatamente. Lotte, orfana di madre, è una giovane solida, allegra e pacifica, che gode delle semplicità della vita e bada col padre ai fratelli e alle sorelle minori; purtroppo la ragazza è già promessa sposa di un giovane borghese, Albert, al momento assente. Nei mesi successivi al primo incontro, Lotte asseconda l’amicizia di Werther, lo accoglie a casa sua e vi si affeziona: mentre Werther descrive minuziosamente a Wilhelm tutti i dettagli del dolce tormento di stare accanto a Charlotte, quest’ultima lascia trasparire qualche indizio di nutrire anch’essa un sentimento per il giovane. Tuttavia, il loro rapporto si mantiene all’insegna di una casta e straziante amicizia: più Werther frequenta Lotte, più è sconvolto dall’amore (e più sprofonda nell’abbattimento per non averla per sé).
Ah questo vuoto! Questo tremendo vuoto che sento qui nel petto!... Spesso penso, se potessi stringerla, una sola volta stringerla al cuore, questo vuoto verrebbe colmato.
Nel mese di luglio, Werther conosce Albert, il futuro marito di Charlotte: il protagonista, pur consapevole del destino infelice che l’attende, non può che apprezzare le qualità del rivale. Albert è del resto il suo esatto opposto: Werther è “artista” e sognatore; Albert è invece un uomo razionale e posato, destinato cioè ad un’esistenza mediocre, ma felice. A poco a poco la frequentazione quotidiana di Lotte ed Albert diventa un tormento insopportabile per Werther ma a fine estate sembra esserci l’occasione per uscire da questa situazione bloccata: il giovane, spinto da Wilhelm, accetta un incarico diplomatico che dovrebbe portarlo lontano da Wahlheim.
Il secondo libro si apre descrivendo la vita di Werther nel mondo altolocato dell’ambasciata dove lavora; qui il protagonista scopre l’ipocrisia e la falsità delle classi più elevate della società, al punto da provare dispiacere pure per il proprio lavoro. Werther, dopo alcuni contrasti con l’ambasciatore rassegna le dimissioni e, per un breve periodo, torna a casa. Qui, il fiume dei ricordi accresce la sua malinconia, che giunge al culmine con la notizia che Albert e Lotte si sono sposati. Sconfortato e sempre più cupo, Werther torna a Wahlheim. Qui la disillusione e il disinganno del protagonista raggiungono il culmine: Alberto è assente, ma il legame con Lotte rimane platonico, tanto che la donna, pur accorgendosi dello stato di prostrazione di Werther e pur volendogli bene, gli chiede di non essere così insistente con le sue visite. Il protagonista, di fronte alla felicità di Albert e dell’amata Lotte, inizia così a meditare sul suicidio.
Non riuscivo a fare un passo senza che nascesse un ricordo.
Giungono all’apice lo struggimento romantico e l’angoscia di Werther, che trova conforto letterario solo nei Canti di Ossian di James Macpherson, che sembrano parlare direttamente al suo animo malinconico e disperato. Il protagonista, consapevole del conflitto insanabile tra pulsione individuale e realtà in cui sta volontariamente sprofondando, un giorno recita i versi dell’Ossian a Lotte e, notando la sua commozione, la bacia d’impulso. Charlotte, pur turbata dal legame con Werther, lo respinge, desiderando sopra ogni cosa rimanere fedele ad Albert. Il protagonista, ormai senza speranza, con una scusa chiede in prestito ad Albert la sua pistola; dopo aver scritto a Carlotta e a suo padre ed aver contemplato il cielo notturno, Werther si spara. Viene trovato ancora in vita da un servo alle sei di mattina, ma spira a mezzogiorno. Dopo il funerale - senza preti, e a cui partecipano solo pochissime persone, tra cui non ci sono Lotte ed Albert - Werther è sepolto come desiderato all’ombra di due tigli.
Tutto è silenzio intorno a me, e la mia anima è tranquilla. Ti ringrazio, mio Dio, di concedere ai miei ultimi istanti questo calore, questa forza. Vado alla finestra, mia cara, e vedo, vedo attraverso le nuvole agitate dal vento, alcune stelle del cielo eterno. No, voi non cadrete! Iddio vi porta nel suo cuore, come porta pure me. Vedo le prime stelle del Carro, la più cara fra tutte le costellazioni. Essa stava dinanzi a me, in alto, quando la notte uscivo dalla tua casa e varcavo la soglia della tua porta. Con quale ebbrezza la guardavo! Quante volte, alzando la mano l'ho presa come segno, come sacro simbolo della mia felicità presente... e ora... O, Carlotta, tutto mi ricorda te: non ti sento, forse, intorno a me? e non ho conservato avidamente, come un fanciullo, mille piccole cose che tu avevi toccato? E la tua cara SILHOUETTE! Te la dò Carlotta, e ti prego di farle onore. Mille, mille volte l'ho baciata, mille volte l'ho salutata quando uscivo o quando ritornavo a casa.
Ho scritto a tuo padre un biglietto pregandolo di proteggere il mio corpo. Vi sono due tigli nel cimitero, dietro, nell'angolo che dà sulla campagna: là desidero riposare; tuo padre può, e farà questo per il suo amico: pregalo anche tu. Non voglio costringere i pii cristiani a posare il loro corpo presso quello di un povero infelice. Vorrei che mi seppelliste sulla strada, o nella valle solitaria, che il Prete e il Levita passando si facessero il segno della croce, e il Samaritano versasse una lacrima. Mi fermo qui Carlotta. Non fremo prendendo in mano il freddo, orrendo calice nel quale berrò l'ebbrezza della morte. Tu me l'hai dato, e io non esito. Così si compiono tutti i desideri e le speranze della mia vita; così batto, freddo e rigido, alla bronzea porta della morte. Avessi avuto almeno la gioia di morire per te! Di sacrificare la mia vita per te! Morirei con coraggio, con gioia, se sapessi di procurarti la pace, la felicità della vita. Ma a pochi eletti è concesso di versare il loro sangue per coloro che amano e di procurare con la morte una vita nuova e feconda ai loro cari.
Voglio esser sepolto con questi abiti, Carlotta, tu li hai toccati e consacrati: anche di questo ho pregato tuo padre. La mia anima si librerà sulla mia tomba. Non mi si devono frugare le tasche. Il nastro rosa pallido che avevi in petto quando ti vidi per la prima volta fra i tuoi bambini... o, baciameli tanto, e racconta loro la storia dell'infelice amico. Cari! essi si affollano intorno a me. Ah, come mi legai a te, fin da quel primo istante non potevo più lasciarti! Quel nastro deve essere sepolto con me: tu me lo regalasti il giorno del mio compleanno, e come mi fu caro! Ah non immaginavo dove mi avrebbe condotto la via che seguivo! Sii calma, ti prego, sii calma! Sono cariche. Battono le dodici! Il mio destino si compia! Carlotta, Carlotta, addio! addio!". Un vicino vide il lampo e sentì il colpo; ma poiché dopo tutto rimase tranquillo, non ci pensò più.
A cura di Dora Manto