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Sangue e fango Geografia insospettabile dello smartphone

Uomini, donne e bambini (in Congo, in Cina, in Ruanda, in Brasile...) che spaccano pietre, scavano cunicoli come talpe umane, si arrampicano come equilibristi sulla parete scoscesa di una buca, sguazzano nel fango, spesso sorvegliati da uomini armati...

Cosa stanno facendo?

Producono i nostri scintillanti Smartphone!

Lo smartphone è il più perfetto simbolo della globalizzazione: ci connette al mondo, annullando le distanze, e al tempo stesso "contiene" il mondo, perché viene realizzato con materie prime provenienti da tutti i continenti.

Nelle pubblicità degli smartphone la vita scorre lieve: il possesso di uno di questi meravigliosi oggetti tecnologici fa miracolosamente diventare "smart" la nostra stessa esistenza e risolve ogni problema.

smart, una parola dai molti significati: veloce, elegante, alla moda, brillante...

Anche se tutti (o quasi) ne possediamo uno, lo smartphone è un oggetto alquanto misterioso, del quale sappiamo ben poco.

Cosa contiene? dove a a finire quando lo buttiamo?

E soprattutto: se l'esistenza di chi lo usa è "smart", lo è altrettanto quella di chi contribuisce a produrlo?

Qui di seguito, alcune risposte. Davvero sconcertanti.

Più Sim che persone

Otto persone su dieci possiedono ormai un telefono cellulare; di queste, quattro hanno uno smartphone.

Se però si considerano le SIM, il sorpasso è ormai avvenuto: dalla fine del 2016 nel mondo ci sono più schede telefoniche (7,6 miliardi) che persone (7,5 miliardi). Mentre gli abbonati sono "soltanto" 5,1 miliardi. Questo vuol dire che molti abbonati per esigenze personali oppure per usufruire delle promozioni hanno più di una scheda SIM.

Nell'Europa occidentale e centro-orientale i dati più alti: le schede SIM sono rispettivamente il 131% e il 144% rispetto alla popolazione; in Africa il dato più basso: la totalità delle schede SIM attivate corrisponde all'82 % della popolazione.

Il sorpasso delle SIM sul totale della popolazione mondiale è stato consentito dal forte incremento delle sottoscrizioni avvenuto soprattutto in Cina (19 milioni di nuovi abbonamenti), in India (+17 milioni), in Indonesia (+7 milioni) e in Ghana (+4 milioni).

Cosa c'è nello smartphone

Indio e stagno + ossigeno (ossido che fa funzionare gli schermi).

Terre rare (17 elementi in tutto, che servono prevalentemente a produrre i colori sullo schermo, ma sono utilizzati anche nei circuiti interni. Le terre rare maggiormente presenti negli smartphone sono l'ittrio, il lantanio, il terbio, l'europio, il disprosio, il gadolinio, il praseodimio).

Litio, cobalto, grafite, terre rare (batterie).

Alluminio (involucro delle batterie).

Rame, oro, argento e platino (parti elettriche).

Mediamente, in ogni smartphone

Tantalio - derivato del coltan (condensatori).

Nichel e silicio (microprocessore).

Magnesio, bromo, nichel e carbonio (cover).

La presenza di materie prime difficili da reperire, come le terre rare, e perfino di metalli preziosi come l'oro e il platino, rende gli smartphone usati una vera e propria miniera, che però è poco sfruttata perché il riciclo non è molto praticato. Solo l'1% delle terre rare, ad esempio, viene recuperato dagli smartphone in disuso.

Se si recuperassero tutte le materie prime presenti negli smartphone venduti in Italia in un anno (circa 30 milioni di pezzi) si otterrebbe un valore economico di 195 milioni di euro.

provenienza delle materie prime

Il 97% delle terre rare viene dalla Cina.

La maggior parte del tantalio (coltan) proviene invece dal Congo

Terre rare

Nonostante siano chiamati "terre rare", in realtà si tratta di 17 elementi presenti ovunque sul globo, ma sparsi in piccolissime quantità nel suolo. Estrarre terre rare è pertanto complesso e costoso; una volta estratte, le terre rare devono inoltre essere sottoposte a processi chimici di raffinazione altamente inquinanti.

I paesi occidentali hanno pertanto rinunciato a estrarle, in modo da risparmiarsi gli elevatissimi costi economici e ambientali, lasciandone alla Cina il monopolio. La Cina insomma sventra e avvelena il proprio territorio, commercializzando a prezzi stracciati le preziose terre rare, le multinazionali occidentali ne traggono vantaggio.

I cinesi negli ultimi anni stanno però modificato le regole del gioco a loro favore, limitando le esportazioni di terre rare e facendone così aumentare il prezzo.

L'estrazione di queste materie prime è una vera catastrofe per l'ambiente: per ricavare piccole quantità di terre rare bisogna annaffiare vaste porzioni di suolo, con un grande spreco di acqua sottratta agli usi agricoli, ed estrarre enormi quantità di fango che poi devono essere filtrate e raffinate in appositi impianti. Il processo che porta dal fango alle terre rare rifinite e effettivamente utilizzabili è estremamente pericoloso e tossico, comporta infatti il rilascio nell'ambiente di rifiuti chimici densi e neri e di polveri che avvelenano i polmoni.

A Baoutou (Mongolia interna) gli scarti delle industrie chimiche che raffinano le terre rare hanno formato un infernale lago tossico.

Alla devastazione dell'ambiente bisogna aggiungere quella della vita dei minatori, spesso costretti a lavorare in condizioni disperate.

Un minatore trasporta un sacco di fango che forse contiene qualche grammo di terre rare
Altri minatori cinesi alle prese con il prezioso fango

Decisamente, una vita poco "smart".

Coltan

Coltan è l'abbreviazione di columbite-tantalite, un minerale tossico e lievemente radioattivo da cui si ricava niobio e tantalio, quest'ultimo, come abbiamo visto, indispensabile per i condensatori degli smartphone.

Sassolini che contengono coltan

La maggior parte del coltan presente nei nostri dispositivi arriva dal Kivu (regione del Congo orientale), dove viene estratto e trasportato senza alcuna protezione, sostanzialmente a mani nude.

La Repubblica Democratica del Congo. In evidenza, il Kivu, la terra del coltan.
Le disumane condizioni di lavoro in una miniera di coltan

Per avere il permesso di estrarre il minerale, nel Kivu i minatori sono costretti a pagare il pizzo a spietati gruppi di militari da decenni in guerra con il governo congolese.

pizzo= forma di estorsione che consiste nel pretendere il versamento di una parte di ciò che si guadagna

A volte questi militari, per spingere la gente ad andarsene in modo da lasciare campo libero allo sfruttamento delle risorse, sterminano interi villaggi, anche a colpi di machete.

Tra i fanghi delle miniere congolesi è facile morire: un crollo, la malattia, lo sfinimento, un militare che spara col mitra in risposta a un qualche minimo segno di ribellione...

Dopo aver versato il pizzo ai militari, i minatori possono lasciare la miniera e trascinarsi a piedi fino alle città di Rubaya o Goma, al confine con il Ruanda, portando sulle spalle sacchi di 30 o 40 chili. Una volta giunti in città, finalmente vendono il coltan. E da qui inizierà il percorso che porterà questo minerale nei nostri smartphone.

Con i proventi del pizzo, le bande militari acquisteranno altre armi che garantiranno loro ulteriore potere.

Morale della favola: tutte le volte che acquistiamo uno smartphone o un tablet in cui è presente il tantalio, noi finanziamo inconsapevolmente bande sanguinarie di militari.

Dove vanno a finire gli smartphone in disuso

Una discarica di materiale tecnologico in Ghana (Africa)

L'Asia e l'Africa sono diventate le discariche mondiali della spazzatura digitale dell'Occidente (chiamata e-waste). Centinaia di migliaia di tonnellate di computer, smartphone, televisori, frigoriferi partono ogni anno per il Ghana, la Cina, l'India, il Pakistan e il Bangladesh per essere smontati e in piccola parte riciclati. Ciò che non viene riciclato alimenta enormi discariche abusive. Lo smaltimento e il riciclo di queste scorie digitali sono certamente un grande business, destinato a crescere enormemente, ma anche una bomba ecologica e una grave minaccia per la salute umana.

In realtà leggi e accordi europei (ad es. la Convenzione di Basilea del 1989) vieterebbero di trasferire gli e-waste non riciclabili nel terzo mondo. La legge viene però aggirata facilmente, tanto che quasi tutta la nostra spazzatura tecnologica va a finire clandestinamente proprio nel terzo mondo.

Caro terzo mondo, ci prendiamo le tue materie prime e ti regaliamo la nostra spazzatura.

La discarica digitale di Guiyu (Cina).

La discarica digitale di Agbogbloshie (Ghana)

Istituto comprensivo E. donadoni, Sarnico (BG)

Created By
vincenzo sciacca
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