Mo dao zu shi, Prima stagione, Caccia al demone
Non me lo ha chiesto nessuno, quindi lo faccio. Ecco il primo episodio spiegato nientemeno che da me.
Figuriamoci. Uno: nelle prime quattro righe di introduzione ti raccontano già come è andata a finire la storia, volendo quindi potresti anche chiudere qui, andartene a farti una tisana di finocchio. Ma facciamo finta di non aver letto perfettamente tutte le didascalie in cinese. Va bene.
Ti raccontano che questo Patriarca di Iling (è una traslitterazione, non rompetemi la giada), è morto. E si era anche fatta una cert’ora. Era uno poco raccomandabile, che ha tradito chi lo aveva allevato e tu pensi “bene, era il minimo: ha almeno sofferto una secchiata?”.
E poi inizia. Con quella spruzzata di flescbec (traslittero da dio, io, se poi sono nudo quando lo faccio viene che è una bellezza), con uno figo e vestito come Il Corvo che suona il piffero. Va bene.
Poi è evidente che il flescbec finisce perché inizia una canzone sdolcinata e nostalgica. Già finito tutto?
Ma no, dai, era solo la sigla. Va bene. E quindi iniziano tutti gli avvenimenti dell’episodio uno, ovvio, no?
C’è uno che si risveglia tutto pieno di sangue e di ferite nelle braccia, sotto a una capanna, una stalla una roba del genere. E appena riapre gli occhi si capisce subito che non é tanto amato: un grosso bestione lo sta prendendo a calci. Va bene. Così torna in vita il Patriarca di Iling. A calcinculo e richiamato da un pazzo truccato come uno dei Kiss, ma ubriaco. Ti credo io che poi durante l’episodio muoiono tutti.
Fatto sta che il pazzo che ha ceduto il corpo a Wei WuXian (ah già, questo è il suo nome! Non lo avevo ancora detto? Siete proprio degli stracciamaroni), è evidente, viene maltrattato da tutti, dal cugino grosso e pirla, dalla madre di costui, dalla servitù. Persino da un asino che abita lì. Va bene.
Però appena tornato in vita ha le sue soddisfazioni: vede che tutti gli amuleti che aveva creato per la sua coltivazione demoniaca sono ancora in uso. Valeva la pena rinascere solo per quello, eh, Wei Ying?
Fatto sta che cugino, vecchia baldr… vecchia madre e tutta la banda sono intenti a parlare con dei cultori bianchissimo vestiti, proprio quel giorno, guarda tu la sfiga, vedi un po’ rinascere… e si stanno facendo aiutare per mandar via della roba che infesta i dintorni. La mia impressione è che la roba infestante ad esser spaventata da quella famiglia, ma tan’è, sono opinioni personali e quindi fate come se non avessi scritto niente. Poi succede che iniziano a morire tutti, Wei WuXian li trasforma in zombie, il figlio finalmente si toglie lo sfizio di prendere a botte la madre, peccato lo faccia da morto e non abbia la soddisfazione consapevole.
Va bene. La cosa evidente è che i Cultori bianchissimi, due sbarbatelli tenerissimi, stanno finendo nei guai contro tutto quel caos di roba infestante; la famiglia ormai sterminata ha il vizio di perdere a brandelli il braccio sinistro; di qualsiasi cosa viene incolpato Mo Xuaniù (traslittero livello 10, proprio), che in effetti non deve aver imparata la lezione della vita 1.0 perché anche qui lancia incantesimi che sembrano biglietti dell’ATAC, però arrivano a destinazione e subito. Va bene.
Anzi, no, la situazione va malino, diciamo. Per cui, visto che stanno morendo tutti, Wei WuXian non vuole farsi scoprire e gli va benissimo che si pensi che lui è il pazzo Mo Xuanìu; il braccio sinistro demoniaco continua la sua opera distruttrice… e niente. Per fortuna SiZuì, uno degli allievi bianchi spara un tizzone al cielo, ne esce fuori un fuoco d’artificio che chiama aiuto e l’aiuto arriva.
Diciamolo: è la parte migliore dell’episodio perché compaio io.
Con una mitragliata di cetra faccio tappare le orecchie a tutti, vecchia baldr… vecchia madre, figlio, braccio sinistro. Peccato che Wei WuXian non sembri molto entusiasta di questa cosa. Me la legherò al dito per sempre. E non intendo “dito” dito…
Fine, basta no? Cosa volevi che scrivessi ancora? È un riassunto perfetto: io ci ho capito benissimo. Sicché.