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La Restaurazione

Tra il 1814 e il 1815 i rappresentanti dei governi di Austria, Russia, Prussia e Gran Bretagna si riunirono a Vienna in un Congresso. Lo scopo di quello che passerà alla storia appunto come il Congresso di Vienna era garantire la pace e riportare gli Stati europei alla situazione precedente alla Rivoluzione francese e a Napoleone.

Quest'epoca viene chiamata Età della Restaurazione perché si voleva appunta restaurare la situazione di prima, tornando all'Assolutismo e quindi a:

  • l'abrogazione delle Costituzioni
  • il ripristino della censura, della pena di morte, dello strapotere della polizia
  • la perdita di potere dei Parlamenti

Il protagonista del Congresso fu il Primo Ministro austriaco, il Principe di Metternich, e i princìpi guida che dettarono le decisioni dei partecipanti furono:

  1. Principio dell'equilibrio: comportava la creazione di alcuni Stati cuscinetto sui confini orientali della Francia per impedire possibili azioni aggressive da parte dei Francesi
  2. Principio del legittimismo: consisteva nel rimettere sui troni d'Europa gli eredi dei sovrani precedenti alla Rivoluzione francese.
  3. Principio dell'intervento: per cui gli Stati vincitori si alleavano tra loro per intervenire militarmente insieme contro qualsiasi eventuale rivoluzione. Nacque così la Santa Alleanza tra Prussia, Russia e Austria.

Le conseguenze della Restaurazione furono disastrose per 2 motivi:

  1. La divisione dei territori non tenne conto delle aspirazioni nazionali dei vari popoli europei (l'Italia, ad esempio, venne suddivisa in 7 stati!!!)
  2. Il ritorno all'assolutismo soffocava le aspirazioni liberali della borghesia (solo la Gran Bretagna mantenne la sua Costituzione liberale e il governo parlamentare)

Questa situazione portò alcuni gruppi ad organizzarsi in sètte segrete per abbattere l'assolutismo. La più importante fu la Carboneria, che organizzò dei moti tra il 1820 e il 1821 nel Regno delle Due Sicilie, nel Lombardo Veneto e in Piemonte. Questi moti, però, vennero schiacciati dagli eserciti della Santa Alleanza.

Tra il 1823 e il 1821: in America Latina le colonie spagnole e quelle portoghesi ottennero l'indipendenza dalla madrepatria. Dopo questi avvenimenti il presidente degli Stati Uniti James Monroe espose la sua dottrina, passata alla storia come "dottrina Monroe" con cui intendeva "l'America agli Americani", nel senso che gli Americani rifiutavano qualsiasi intervento europeo entro i loro confini e dal canto loro si disinteressavano a quanto accadeva in Europa.

Nel 1829 i Greci ottennero l'indipendenza dai Turchi.

Nel luglio 1830 i Parigini insorsero contro il re Carlo X, un sovrano reazionario che aveva perseguitato i liberali. Per questo la borghesia si ribellò e il sovrano fu costretto a fuggire. I borghesi misero sul trono il duca Filippo d'Orleans, famoso per le sue idee di "uguaglianza e fraternità".

Ispirati e incoraggiati dal successo dei Parigini, insorsero anche i Polacchi, i Tedeschi e nel 1831 anche i carbonari modenesi. Tutti questi moti furono però repressi dalla Santa Alleanza o dalla polizia locale (come quella che a Modena arrestò e uccise Ciro Menotti, capo dei rivoltosi). Ebbero invece successo i moti in Spagna (dove si ottenne la Costituzione) e in Belgio (che divenne indipendente dall'Olanda).

Dopo i fallimenti della Carboneria vi fu una profonda riflessione sui motivi dei continui insuccessi. Giuseppe Mazzini, uno dei padri fondatori dell'Italia unita, capì che non si sarebbe approdati a nulla se si fosse continuato ad escludere il popolo dalla rivolta e se i moti avessero continuato ad essere sostenuti solo dai borghesi e dagli aristocratici illuminati. Fondò una nuova società segreta, la Giovine Italia, che aveva come obiettivi l'Unità d'Italia e la fondazione di una Repubblica.

Inoltre Mazzini credeva profondamente nella democrazia, in una società più equa in cui ciascuno potesse avere un'educazione e divenire libero attraverso la cultura, una società in cui vi sarebbe dovuto essere il suffragio universale. I seguaci di Mazzini vennero detti appunto "democratici".

Alla Giovine Italia aderirono borghesi, militari e per la prima volta anche operai, ma i moti scoppiati a Genova, in Romagna, in Calabria, fallirono tutti. Da Genova riuscì a fuggire un certo Giuseppe Garibaldi, che si trasferì in Sud America dove sarebbe rimasto dodici anni. Anche Mazzini dovette lasciare l'Italia e si nascose in Svizzera, dove fondò La Giovine Europa: il primo tentativo di far nascere un'organizzazione democratica europea.

Tra il 1830 e il 1848 si diffusero in Italia le teorie federaliste che miravano alla creazione di una Confederazione di Stati come negli Stati Uniti. Si sarebbe dovuti giungere a questo obiettivo attraverso una serie di riforme.

  • il cattolico Vincenzo Gioberti proponeva una federazione di regni e ducati italiani sotto la guida del papa;
  • Carlo Cattaneo mirava ad una federazione di repubbliche italiane;
  • Camillo Benso conte di Cavour spingeva per un'Italia unita sotto la guida dei Savoia.

Cavour credeva in uno Stato unitario perché solo in questo modo si sarebbero potute raccogliere le tasse con cui investire nello sviluppo agricolo e industriale, dotando l'Italia finalmente di una rete di trasporti adeguata e fondamentale anche per l'industria stessa. Per far questo bisognava convincere il re di Sardegna, Carlo Alberto, a concedere la Costituzione per unire attorno a sè moderati, cattolici e liberali. Intanto fondò anche un giornale dal titolo "Il Risorgimento": da questo prende il nome tutta la serie di vicende con cui l'Italia divenne uno Stato unitario.

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