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PURGATORIO CANTO XXX

CONTESTUALIZZAZIONE

Il 13 aprile (o 30 marzo) Dante giunge in cima al Purgatorio ove è situato il Paradiso Terrestre. Seguendo Matelda e proseguendo in senso contrario rispetto al corso del fiume Lete, Dante è invitato da quest'ultima a guardare e ad ascoltare. All'improvviso compare un lampo, accompagnato da una dolce melodia, che scompare immediatamente. Il cielo si tinge di rosso e Dante riconosce la melodia come un coro. E' iniziata una complessa processione, protagonista del canto XXIX ed in parte del canto XXX.

PROCESSIONE

Innanzitutto compaiono sette alberi d'oro che, avvicinandosi, Dante riconosce come i sette candelabri, simbolo dei doni dello Spirito Santo. Seguono ventiquattro anziani vestiti di bianco, simbolo dei libri dell'Antico Testamento. Nel frattempo i candelabri lasciano dietro di loro numerose scie colorate che richiamano ai colori dell'arcobaleno. I vecchi allora lasciano lo spazio a quattro animali con verdi fronde sulle loro teste. Sono i quattro Vangeli, ciascuno con sei ali "piene di occhi". In mezzo ai quattro Vangeli si trova un grifone che traina un carro. Le ali del grifone non fendono le scie colorate lasciate dai candelabri. Il grifone, partecipando della doppia natura di Leone (dalle membra rosse) e Aquila (dalle membra d'orate), raffigura Cristo, che partecipa della doppia natura di Uomo (leone) e Divinità (aquila). Accanto alla ruota destra del carro tre donne danzano. Sono le tre virtù teologali distinte da tre colori: rossa la Carità, verde la Speranza e bianca la Fede. Dietro questo gruppo compaiono due vecchi: uno è un medico, seguace di Ippocrate (raffigura Luca, lo scrittore degli "Atti degli Apostoli", al quale veniva attribuita la professione di medico), l'altro, invece, brandisce una spada (raffigura Paolo di Tarso). Alle spalle di quest'ultimi compaiono quattro uomini dall'aspetto modesto che raffigurano le lettere di Pietro, Giuda, Giacomo e Giovanni. I sei, come i ventiquattro vecchi, sono vestiti di bianco, ma hanno le teste coronate di rose e fiori rossi (rappresentazione della carità). A chiudere la processione vi è un vecchio, che sembra procedere dormendo (simboleggia l'Apocalisse).

"Veni, sponsa, de Libano" "Benedictus qui venis"

INVOCAZIONE A BEATRICE

All'improvviso i sette candelabri che aprono la processione si arrestano di fronte a Dante. Uno dei ventiquattro vecchi allora esclama: "Veni, sponsa, de Libano", seguito in seguito da tutti i rimanenti. Dal carro si alzano in volo cento angeli che, come in risposta ai vecchi, esclamano: "Benedictus qui venis", spargendo fiori sopra ed intorno al carro. La frase "Benedictus qui venis" fa riferimento alla frase con la quale gli ebrei acclamarono Gesù quando quest'ultimo entrò a Gerusalemme (Nuovo Testamento). L'azione di spargere i fiori, invece, è un riferimento al sesto libro dell'Eneide, dove si compiange la morte prematura di Marcello, erede di Augusto, spargendo gigli.

"Men che dramma di sangue m'è rimaso che non tremi:conosco i segni de l'antica fiamma!"

APPARIZIONE DI BEATRICE E SCOMPARSA DI VIRGILIO

E' l'alba, allegoria di rinascita e speranza, e appare una donna velata da una nuvola di fiori che indossa un abito rosso, un mantello verde e un candido velo bianco (sono i tre colori che rappresentano le virtù teologali). Il suo capo è cinto con una corona d'ulivo, pianta sacra a Minerva, simbolo di Sapienza. Dante non la riconosce subito ma ne percepisce la forza spirituale (ripresa di un tema tipico del poeta Cavalcanti). Dante intuisce che si tratti di Beatrice ed esclama: "Men che dramma di sangue m'è rimaso che non tremi:conosco i segni de l'antica fiamma!" rivolgendosi a Virgilio (l'esclamazione è una traduzione del verso dell' Eneide: "Agnosco veteris vestigia flammae"). Dante, però, non si era accorto che Virgilio era scomparso ed in preda alla disperazione di aver perso un padre, scoppia a piangere. Virgilio viene descritto come padre perchè come quest'ultimo aiuta il proprio figlio a seguire la retta vita, così Virgilio aveva aiutato Dante a seguire il giusto cammino nei primi due regni dell'oltretomba.

"In te, Domine, speravi"

RIMPROVERO DI BEATRICE E AIUTO DEGLI ANGELI

Beatrice, chiamando Dante per nome, esordisce dicendo a quest'ultimo di non piangere per la scomparsa di Virgilio, perchè dovrà versare molte lacrime per altre questioni. Beatrice viene descritta da Dante come un ammiraglio che percorre il ponte per osservare le altre navi, volta sul lato sinistro del carro. Dante allora guarda verso Beatrice e vede la donna fissarlo intensamente, nonostante sia ancora in parte coperta dai fiori. Beatrice finalmente si rivela a Dante con il suo nome, accusandolo di aver osato accedere al Paradiso Terrestre ove l'uomo è felice (le anime che si trovano nell' Eden sono in procinto di andare in Paradiso). Dante, in preda alla disperazione, abbassa lo sguardo ma specchiandosi nelle acque del fiume Lete e provando vergogna di se stesso è costretto a guardare l'erba. In un momento di silenzio di Beatrice gli angeli iniziano a cantare il salmo XXX, senza andare oltre l'ottavo versetto. Con ciò, quest'ultimi manifestano compassione nei confronti di Dante che fino a quel momento, come la neve sugli Appennini rimane ghiacciata a causa del freddo e con il caldo si scioglie, aveva trattenuto il gelo intorno al suo cuore ma sentendo la compassione degli angeli inizia a piangere.

TRAVIAMENTO DI DANTE

Beatrice, restando ferma sul fianco sinistro del carro spiega agli angeli che le sue parole sono rivolte solo a Dante, in quanto essi partecipano nella visione del mondo di Dio, e come quest'ultimo, vedono tutto ciò che accade sulla Terra. Missione primaria di Beatrice, infatti, è quella di far pentire Dante delle sue colpe. La donna spiega a Dante che, per volere divino e predisposizione naturale ai benefici celesti ( Dante nacque sotto il segno dei Gemelli), era destinato a compiere ammirevoli imprese. Ma come un terreno, quando viene lasciato incolto o esposto a cattive semenze, diventa selvaggio così Dante aveva abbandonato la retta via quando Beatrice morì, figura che in vita lo aveva guidato a vivere nella virtù. Ed è proprio questa l'accusa di Beatrice nei confronti di Dante: aver perso la retta via, essersi smarrito. Più volte la beata aveva tentato di riportare Dante a seguire la virtù apparendogli nei sogni. Ma fallendo ogni volta, decise che l'estrema opzione era anche l'unica da seguire: Beatrice scese nel Limbo per chiedere a Virgilio se potesse aiutare Dante in un viaggio difficile, tormentato, affinché egli vedesse con i propri occhi le pene dei dannati.

CONCLUSIONE

Con il rimprovero di Beatrice si conclude il trentesimo canto del Purgatorio. Canto caratterizzato da due fasi: la processione simbolica, iniziata nel canto precedente, e il rimprovero di Beatrice. Non bisogna stupirsi di fronte all'atteggiamento severo di Beatrice nei confronti di Dante. La beata viene paragonata infatti ad una madre che se vuole insegnare al figlio a non smarrire la retta via, deve dirglielo con tono severo. E' proprio questa la figura di Beatrice: una madre che cerca di far capire al figlio dove e come ha sbagliato. Il rimprovero ha anche una seconda finalità, ovvero il pentimento di Dante. Se Dante non si fosse pentito prima di bere le acque del fiume Lete, avrebbe infranto le leggi divine. Il canto è caratterizzato da numerose allegorie e richiami ad altri testi, come l'Eneide e la Bibbia. La bravura del poeta sta proprio nel creare un climax ascendente partendo dal canto ventinovesimo, con le allegorie degli elementi della processione, per terminare nel trentesimo con l'allegoria alla figura di Beatrice, simbolo di sapienza e delle tre virtù cardinali e i concetti di traviamento, pentimento e salvezza. Un altro tema molto importante è la scomparsa di Virgilio. Quest'ultimo, infatti, è la prima guida di Dante nel regno dell'oltretomba e rappresenta la ragione umana. E' quindi simbolica la sua scomparsa all'arrivo di Beatrice, simbolo della fede. Infatti per accedere alla Candida Rosa non è più possibile per Dante seguire solo la ragione, ma bisogna anche seguire la fede.

Il trentesimo canto rappresenta sia la conclusione del Purgatorio ma anche l'inizio del Paradiso. Infatti lo stile di questo canto risulta molto più sublime e ricercato, preludio alla difficoltà del Paradiso. Il canto è caratterizzato anche da due rifermenti a Dante molto importanti: il primo è sicuramente il suo nome, che compare solo ed esclusivamente al verso 55, e il secondo è la costellazione sotto la quale Dante nasce, ovvero i Gemelli. Gli astrologi dell’epoca sostenevano che, se nella «casa» dei Gemelli erano presenti anche Mercurio e Saturno (congiunzione che si era verificata proprio nel 1265), i nati sotto il segno erano dotati di eccellenti qualità intellettuali e di particolari capacità di scrittura.

Created By
Francesco Pier
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