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Progetto "L'ora del Dialogo" Liceo Statale "Isabella Gonzaga" - Chieti

A cura della docente di sostegno prof.ssa Lorenza Carlini e in collaborazione con il docente di scienze umane prof. Gabriele Sablone.

INTRODUZIONE

Il progetto,“L’ora di dialogo” nasce come risposta alle criticità che, a seguito di un lungo periodo di DAD, hanno compromesso alcuni equilibri fondamentali nel rapporto tra e con gli studenti.

La poca motivazione, il diminuito rispetto reciproco e la mancanza di rapporti diretti con insegnanti e compagni sono stati gli elementi deflagranti che hanno accentuato e a volte estremizzato alcuni disagi psico-sociali.

Durante le lezioni online, gli studenti sono apparsi “trasfigurati”, automi senza anima che, alimentandosi della tensione e del nervosismo conseguenti alla forzata “reclusione”, hanno sfogato la loro carica negativa in atteggiamenti che a tratti sono stati poco rispettosi nei confronti di docenti e compagni di classe.

La consueta, reciproca empatia (docente/discente e studente/studente), che nella lezione in presenza era già di complessa e articolata sperimentazione, nella fredda e asettica modalità virtuale in cui la scuola si è ritrovata catapultata è stata completamente messa offline. La linea di confine tra opportuno e non opportuno si è andata sempre più assottigliando; non appena, anche a seguito un solo ed isolato evento, si è avuto il sospetto che ci fossero i presupposti di un atteggiamento di bullismo, i docenti hanno deciso di intervenire rapidamente. L’evento discriminatorio, infatti, è stato interpretato come una richiesta di aiuto anomala, inviata inconsciamente dai ragazzi e, dunque, meritevole della massima attenzione.

Lo strumento utilizzato è stato il dialogo costruttivo e partecipato a discapito di quello a volte unilaterale e asettico della “tradizionale” lezione in DAD.

“L’ora di dialogo” è stato costruito “in fieri”, senza fasi rigide e preordinate, muovendo dalle singole esperienze personali, dalle più svariate ma normali situazioni quotidiane, dai singoli interessi, dal sé di ciascun partecipante (docente incluso); si è cercato, quindi, di realizzare un contesto educativo in cui tutti fossero sullo stesso piano. Ciascuno è messo nella condizione di essere partecipe dell’esperienza altrui e di esprimere in tal senso la propria personale opinione in un reciproco gioco di ruoli. Una sorta di “brainstorming esperienziale”, un "a domanda rispondo, a risposta domando" in una biunivoca attività dialettica.

OBIETTIVI

Prevenire episodi di bullismo aumentando la consapevolezza;

Riportare ogni alunno alla responsabilità delle proprie azioni e sugli effetti che queste hanno su di sé e sugli altri;

Ricercare strategie creative per gestire le situazioni di conflitto con sé stessi e con gli altri;

Aumentare la motivazione allo studio;

Riflettere sulle proprie aspirazioni;

-aumentare l’autostima;

Imparare a dialogare riportando soluzioni costruttive;

Diminuire il malessere generalizzato.

CLASSE: 3D – Indirizzo delle Scienze Umane

DURATA: 15 ore

FASE 1 – I VALORI

Il progetto è iniziato introducendo il tema, gli obiettivi, il perché e le regole alla base del dialogo:

  • tutti hanno diritto ad esprimere la propria opinione;
  • il tempo a disposizione è uguale per tutti;
  • si parla per alzata di mano e, quando non è il proprio turno, si ascolta senza interrompere e/o giudicare;
  • i discorsi devono essere pro-attivi: si devono riportare soluzioni costruttive e non lamentele. Una volta condivise le regole, al fine di instaurare il dialogo, la prima richiesta fatta ai ragazzi, anche in modo provocatorio, è stata di parlare del proprio scopo nella vita, della propria missione, di cosa fare da grandi!

E' emerso chiaramente che nessuno aveva delle aspirazioni particolari, tranne una sola ragazza che ha alzato la mano. Il suo intervento è stato prezioso per far comprendere agli altri che apparentemente non hanno desideri per il loro futuro ma che la ricerca necessita di una riflessione su se stessi.

Un primo passo per capire qual è il proprio scopo nella vita è capire quali sono i propri valori, l’obiettivo da raggiungere sarà quello che risponderà a tali valori.

Con la domanda successiva "Quali sono, per te, i valori più importanti?” i ragazzi hanno avuto a disposizione pochi minuti per scrivere su un foglietto la propria risposta.

Ognuno ha letto la propria risposta i compagni accompagnandola con una riflessione personale. Tutti i valori segnalati, spesso diversi tra loro, sono risultati degni di nota e apprezzamento. Poche le coincidenze, a dimostrazione che ogni persona è diversa ed unica espressione di una specifica personalità.

FASE 2 – IL RISPETTO

Riprendendo i valori evidenziati dagli alunni, ci si è focalizzati sul concetto di RISPETTO, di FELICITA’ e di REALIZZAZIONE.

Il senso di missione è strettamente connesso alla felicità perché il presupposto che ogni realizzazione personale parte dai propri valori che, se non rispettati, non condurranno mai al benessere o alla felicità.

Non esiste realizzazione personale, e quindi non esiste felicità, senza il RISPETTO per ogni cosa.

I ragazzi sono stati condotti a considerare che non è il percorso sempre facile, ma sono proprio le difficoltà che si incontrano a rendere il traguardo una conquista e quindi.una personale soddisfazione. Se tutto avvenisse semplicemente, andremmo inevitabilmente incontro alla pigrizia e all’ autoindulgenza.

E’ stato proposto ai ragazzi la lettura e la conseguente riflessione sull’ articolo 3 della Costituzione.

E’ stata successivamente proposta un'attivita di brainstorming utilizzando Mentimeter: ogni studente ha riportato le tre parole che a loro giudizio esprimono rispetto. Formata la nuvola di parole e da queste si è partiti per costruire una definizione del rispetto.

IL RISPETTO: non è una questione di forma ma di sostanza, è credere nel profondo del nostro cuore nella dignità di tutti.

Poi è stato chiesto loro:

Perché esiste il bullismo?

Cosa prova la vittima?

Perché molti non difendono e si mimetizzano?

Quali sono i segnali con cui capite di essere andati troppo oltre?

L’intera lezione è stata incentrata sui loro pareri personali. Un ragazzo ha raccontato la sua esperienza come vittima di bullismo nella scuola secondaria di primo grado e da questo racconto, come un effetto domino, anche altri studenti hanno trovato il coraggio e la comprensione necessaria per raccontarsi.

E’ stato proiettato il video “Gaetano. Se mi posti ti cancello” che mette in evidenza come spesso chi compie atti di bullismo non si rende conto del dolore che provoca nell’altra persona.

Il video ha offerto lo spunto per affrontare la vicenda di bullismo capitata in classe con una compagna.

In modo pacato, con le stesse regole condivise per il progetto, si è dialogato ascoltando ogni opinione in merito.

L'obiettivo prefissato era capire il punto di vista dell’altro.

FASE 3 – LA PAURA

E’ stata aperta la lezione con la visione del video “MONOLOGO SULLA VITA” di Charlie Chaplin e, riferendocisi a questo, è stato chiesto loro: “Cosa prova la donna allettata? Quali sentimenti?”.

E' stata lasciata agli studenti la libertà di dire quello che più li ha colpiti; lo scopo è mettere in luce anche le loro riflessioni e i loro pensieri in merito.

Durante questa fase è emerso in modo evidente il tema della paura, sentimento sperimentato dalla maggior parte degli studenti della classe. Nell'ottica di analizzare le emozioni piu intime connesse alla paura, è stato chiesto loro:

Vi è mai capitato di avere paura?”.

Su questo tema ci si è soffermati per diverse ore di lezione perché tutti gli studenti della classe avevano qualcosa da raccontare.

I docenti hanno chiesto ai ragazzi di scrivere, in un tempo massimo di 3', le loro paure. Chi voleva, poteva ascoltare musica con le cuffie.

Con la lettura di tutti i messaggi scritti, due paure sono risultate comuni a quasi tutti gli alunni:

  • paura del giudizio degli altri, non sentirsi abbastanza per…;
  • paura di non riuscire a realizzarsi nella vita.

Gli alunni hanno attivato competenze di ascolto attivo: si sono ascoltati reciprocamente, compresi e a volte si sono scambiati consigli. Molti di loro hanno ritrovato le loro paure in quella degli altri, notando come tutti affrontiamo le stesse debolezze.

Si è cercato di far notare il lato positivo della paura, del senso di vuoto e dell’angoscia riportando l’esempio del gioco del quadratino con le 15 tesserine e uno spazio vuoto, che i ragazzi conoscono molto bene. E’ proprio quello spazio vuoto a dare la possibilità di creare movimenti e a generare il cambiamento che, se gestito efficacemente e in modo consapevole, è positivo. La paura e le difficoltà possono essere un grande acceleratore di benessere e di felicità. Molto dipende da come si reagisce. Ogni volta che si presenta una difficoltà, ci sono due strade: reagire bene o reagire male.

Il dialogo si è avvicinato in modo molto naturale sul tema "Reagire e gestire una paura". E’ stato chiesto agli studenti:

Reagire significa non soffrire?”

Cioè che emerso dalle loro ampie e costruttive riflessioni è che reagire bene significa saper "sfruttare" la paura che si prova per conoscersi meglio, migliorarsi e strutturare adeguate strategie

FASE 4 - REALIZZARSI

Un'altra paura emersa è stata quella di non riuscire a realizzarsi come persone. E’ stato chiesto agli studenti:

“Che cosa significa, per voi, realizzarsi?”

Vista la difficoltà riscontrata nei ragazzi nel rispondere, è stata introdotta un’intervista del giornalista Tiziano Terzani attraverso la quale sono emersi questi temi:

  • ci viene insegnato ad avere più che essere;
  • ci viene insegnato a concorrere contro gli altri;

-il progresso deve essere solo crescita? O è meglio avere poco, ma il giusto?

“l’economia è fatta per costringere la gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre cose per lo più inutili, per venderle a persone, che vivono a ritmi spaventosi, per poterle comprare”.

Così è stato chiesto agli studenti: “cosa significa per voi accontentarsi?”.

Per molti l’accezione è negativa; l'accontentarsi di quello che viene, senza pretendere di più dalla propria vita richiama per molti proprio il contrario della realizzazione.

Qualcuno, invece, si è basato su quanto ascoltato nel video e ha fatto notare come accontentarsi può significare anche non sentire il bisogno di avere più di quello che in realtà ci serve.

E allora è stato chiesto loro: “quanti di voi ci riescono? Chi di voi vorrebbe un lavoro per guadagnare il giusto? E quanti di voi un lavoro per guadagnare sempre più soldi?”

Inizialmente, tutti hanno risposto che basterebbe avere il giusto. Allora, la domanda seguente è stata: “quanti di voi hanno un oggetto, come il telefono, che costa molto solo per la marca?”

Da qui il dialogo si è molto acceso: si è evidenziato che la maggior parte di loro non era disposta ad avere un telefono meno costoso.

Quello che è emerso è che se una persona vuole spendere molti soldi per cose non necessarie va bene, ma non bisogna poi criticare la società. Si deve criticare in modo costruttivo solo se propongono e si attuano soluzioni diverse.

E’ emerso per qualcuno che realizzarsi significa riuscire a vivere in accordo con i propri valori, lavorando per avere il giusto. Per altri invece, è importante sì rispondere ai propri ideali, ma cercare di guadagnare sempre di più.

Ognuno ha ipotizzato quale inclinazione lavorativa, corrispondente ai loro ideali, avrebbe potuto intraprendere.

FASE 5 - LA SCUOLA

Il progetto è iniziato guardando il video del monologo del film “BIG KAHUNA”. Come già accaduto precedentemente, è stata lasciata la libertà ai ragazzi di estrapolare il tema per loro più urgente, ed è uscito l’argomento scuola.

Quello che è emerso è il disagio dei ragazzi nel non sentirsi compresi; gli studenti hanno sinceramente messo in luce, senza mezzi termini, lo scarno rapporto umano che, a volte, si crea tra professori e alunni ed è emerso un significativo senso di sfiducia nei confronti dei propri professori. E’ interessante notare come un pensiero comune è che ognuno di loro si sente un numero dell’elenco del registro a cui dare numeri per essere giudicati.

Dopo un'ampia discussione, si è proposto loro di pensare in maniera pro-attiva: dopo la critica bisogna chiedersi “io cosa posso fare per migliorare la situazione?”.

Non si deve mai pensare che non si possa fare nulla.

I ragazzi, dopo aver dialogato sulle possibili soluzioni, hanno deciso di scrivere una mail alla Dirigente Scolastica, dott.ssa Daniela Mezzacappa, proponendo delle attività scolastiche e/o extrascolastiche per creare un ambiente condiviso per contrastare il loro disagio. Inoltre, visto il grande entusiasmo per queste lezioni, gli studenti propongono di rendere tale progetto un'azione continuativa da realizzare in tutte le classi.

Gli studenti hanno messo in risalto l’importanza di approcciarsi ai professori con un dialogo costruttivo e non lamentoso, impegnandosi in prima persona nella riuscita del loro percorso scolastico, non motivato dal voto ma dallo sforzo che si compie nel dare il meglio di sé.

FASE 6 – IL DIALOGO

Dopo aver ripensato all'interno percorso, che ha interessato diverse ore di lezione durante l'anno scolastico, il progetto si è concluso con una intensa riflessione sull'importanza del dialogo.

Il dialogo è il fulcro della crescita, trasforma l’ansia in speranza, la sfiducia in fiducia e la rassegnazione in coraggio.

Il dialogo è la prima fonte di produzione di pace. Bisogna affrontare la sfida perenne di realizzare, mantenere e rafforzare la pace attraverso il dialogo. La pace non è un concetto astratto che sembra irraggiungibile: la pace parte dal dialogo e il dialogo è un sentiero aperto a tutti, che inizia proprio ora, nel momento e nel luogo in cui ci si trova. Non bisogna in nessun modo cadere in un pessimismo infecondo e senza senso.

E’ stato chiesto agli studenti: “Su cosa si è basato questo dialogo costruttivo?

Dalla riflessione degli studenti, è emerso è che il dialogo non è una semplice affermazione della propria posizione né un tentativo di convincere gli altri del proprio punto di vista. Un dialogo può dirsi riuscito quando è fondato sul rispetto per la vita dell’altro e quando è incentivato dalla determinazione di imparare dal confronto con differenti personalità e prospettive.

Il primo passo per un buon dialogo è l’ascolto.

Il progetto sì è concluso regalando ad ogni alunno un messaggio contenente la nuvola di parole formata dai valori da loro evidenziati arricchita da una dedica personalizzata scritta dai docenti che augurano loro non smettere mai di essere guidati da questi.

Credits:

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