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Come riconoscere le persone La stretta di mano: il primo biglietto da visita del paziente

La stretta di mano è un gesto con valenza di saluto ma che può essere utilizzato anche per indicare ringraziamento, accordo, congratulazioni.

Si effettua tra due persone che si porgono e afferrano reciprocamente la mano (di norma la destra), effettuando spesso con le mani così unite un movimento più o meno marcato in su e in giù.

Ciascuno di noi, nel corso della propria vita, compie almeno 15.000 volte questo gesto molto antico e comune a numerose culture, a volte differenziato da alcune varianti, come per esempio in Nordafrica, dove viene accompagnato dal gesto di portare la mano libera al petto da parte dei due che si stringono la mano.

La storia:

L'usanza risale all'antichità ed in Europa il suo uso è nato tra i Signori di famiglie differenti, stringendosi l'avambraccio per confermare che non si avessero armi bianche nascoste nella manica, nel corso dei secoli il saluto si è modificato in quello che conosciamo oggi.

La stretta di mano non è un prodotto della società moderna, e nemmeno esclusivo del mondo occidentale. La sua origine risale a più di 5000 anni fa, confermato da geroglifici egizi che rappresentano patti ed accordi tra uomini e dei che, solitamente, stringevano la mano in segno di accordo. Uno degli antecedenti storici più importanti proviene da Babilonia quasi 4 000 anni fa, più esattamente nel 1800 a.C. Durante la celebrazione del nuovo anno il monarca babilonese doveva realizzare un cortese atto di sommissione davanti a Marduk -il maggior dio babilonese-. Questo atto consisteva in dirigersi verso la statua di suddetto dio e, in segno di rispetto, stringere la sua mano. Quest'azione, che originariamente significava il trasferimento o acquisizione dei poteri, fu modificata dopo una lunga guerra. Quando gli Assiri invasero la Babilonia, i suoi re si videro obbligati a continuare con suddetto atto come segno di rispetto per evitare che il popolo conquistato si ribellasse, iniziarono a stringere la mano a Marduk. Immediatamente gli Assiri cominciarono a credere che questa fosse una tradizione generale e la adottarono, come se fosse loro, usandola in tutto il Medio Oriente.

In Grecia ed a Roma era comune salutare stringendosi la mano, ma in un modo diverso da quello che facciamo oggi. A quell'epoca si afferrava l'avambraccio o il polso dell'altra persona stringendo fortemente. Questo si convertì in un'abitudine, sia nella Grecia post-Omerica sia a Roma, nonostante derivasse da un rito molto antico.

Il presente:

Ora uno studio, pubblicato online sul "Journal of Cognitive Neuroscience" offre la chiave per comprendere l'effetto di questo gesto sulle valutazioni che facciamo di una interazione sociale. Lo studio, condotto da Florin Dolcos del Beckman Institute, mostra che "una stretta di mano che precede l'interazione sociale migliora l'impatto positivo dell'approccio". Lo conferma anche la ricercatrice Sanda Dolcos: "Abbiamo scoperto che questo gesto non solo aumenta l'effetto positivo nei confronti di una interazione favorevole, ma diminuisce anche l'effetto di una impressione negativa. Molti rapporti sociali possono andare male per un motivo o un altro - precisa l'esperta - Una semplice stretta di mano preventiva ci può dare un aiuto e attenuare l'impatto negativo di eventuali malintesi".

Gli studiosi hanno osservato 18 volontari, maschi e femmine, per mezzo della risonanza magnetica funzionale, con test sulla conduttività cutanea e risposte comportamentali. I volontari hanno seguito e valutato alcuni video animati di interazioni non verbali in un contesto di lavoro. L'analisi dei dati sulle aree cerebrali ha mostrato nel loro cervello "una maggiore sensibilità" dell'amigdala e del solco temporale superiore, legati a una “valutazione positiva dell'approccio e a un impatto positivo della stretta di mano". Un'altra regione del cervello che si è attivata nel caso della stretta di mano è il nucleo accumbens, che reagisce all'elaborazione di premi e ricompense.

Suggerimenti dalla matematica:

Geoffrey Beattie, responsabile del corso di Scienze Psicologiche all’Università di Manchester (UK) ha sviluppato infatti sviluppato la formula della perfetta stretta di mano (PH)

Le variabili hanno il seguente significato

(e) è il contatto visivo (1=nessuno; 5=diretto; 5=risposta migliore)

(ve) è l’approccio verbale (1=totalmente inappropriato; 5=del tutto appropriato; 5=risposta migliore)

(d) è il sorriso di Duchenne – sorridere con gli occhi e la bocca in modo simmetrico (1=sorriso falso; 5= sorriso di Duchenne; 5=risposta migliore)

(cg) indica la completezza della stretta (1=del tutto incompleta; 5=stretta piena; 5=risposta migliore)

(dr) è la secchezza della mano (1= mano spugnata alla Fantozzi; 5= mano asciutta; 4=risposta migliore)

(s) misura la forza della stretta (1= debole; 5=forte; 3=risposta migliore)

(p) è la posizione della mano: (1=eccessivamente trattenuta verso sé stessi; 5= spavaldamente protesa verso l’interlocutore; 3=risposta migliore)

(vi) indica il vigore (1=troppo alto/troppo basso; 5=giusto vigore; 3=risposta migliore)

(t) è la temperatura delle mani (1= troppo calda/fredda; 5= giusta; 3=risposta migliore)

(te) misura la consistenza della mano (1=troppo grande/piccolo; 5= giusta; 3=risposta migliore)

(c) indica il controllo del gesto (1=basso; 5=alto; 3=risposta migliore)

(du) è la durata della stretta (1= breve; 5=lunga; 3=risposta migliore)

Insomma: se quando si dà la mano a qualcuno guardando per terra con fare incerto, e oltretutto avendo la mano fredda, molliccia e umida, sembra che si riesca difficilmente a trasmettere una buona impressione al nostro interlocutore.

«La stretta di mano è uno degli elementi cruciali nei rapporti interpersonali e nella formazione della prima impressione su qualcuno. Rivela rapidamente aspetti importanti sulla personalità di chi abbiamo di fronte: se è troppo soft indica insicurezza, mentre una stretta troppo breve può essere indice di arroganza» afferma Beattie.

Le regole psico-sociali

Ma allora, come è fatta la stretta perfetta?

Le regole sono le stesse per uomini e donne: si offre all’altro la mano destra, con una stretta ferma ma non eccessiva, in un punto che si colloca a metà strada tra noi e chi abbiamo di fronte. Le spalle devono essere rilassate, il palmo deve essere asciutto e fresco e le mani strette si devono scuotere 3 volte per un tempo non superiore ai due-tre secondi. Ci si deve guardare negli occhi, con una durata che è variabile a seconda della latitudine: nei paesi nord europei, nell’atto di stringersi la mano, è fondamentale il contatto visivo per almeno di 2 secondi.

È buona norma sorridere in modo spontaneo e con una forma di saluto o presentazione consona alla situazione.

Il palmo della mano deve essere verticale e il più possibile allineato: né rivolto verso il basso, che denota eccessiva sicurezza di sé stessi o personalità dominante, fino ad arrivare in alcuni casi a prevaricazione ed arroganza, né con il palmo rivolto verso l’alto, che esprime in alcuni casi sottomissione o eccessiva deferenza.

Le variabili comportamentali

“Ogni gesto è pregno di psichismo” affermava Godelieve, e anche nella stretta di mano ogni persona può “colorare” il gesto con alcune variabili comportamentali che ne identificano l’appartenenza a una tipologia precisa:

AL:

Nella tipologia introversa AL la mano è fredda, le dite addotte, il gomito flesso con l’incontro delle due mani non posizionato a metà della distanza tra i due interlocutori ma più vicino alla persona introversa.

Questo porta ad una stretta di mano sfuggente, non effettuata con il pieno contatto del palmo, ma limitata alle sole dita.

PL:

Nella tipologia estroversa PL a mano è calda, i palmi sono a contatto, spesso ci si aggancia con il pollice e ci si stringe la mano in modo amichevole, giovane, trendy, per dimostrare affiatamento e superamento delle convenzioni sociali.

Spesso la mano libera appoggia la mano sulla spalla altrui o dà una pacca amichevole: la PL è la tipologia che più rompe la bolla prossemica per avvicinarsi all’altro e proporsi in modo estroverso. A volte, con la spalla del lato della mano che stringe, ci si appoggia per un attimo sulla spalla dell’interlocutore, in un gesto di fraterno avvicinamento e di virile contatto fisico.

AM:

La tipologia AM è la più affettiva delle tipologie GDS: il palmo spesso è rivolto verso l’alto, in atto di accogliere amorevolmente l’altro. Spesso la stretta viene rinforzata dall’altra mano che copre le due mani che si stringono, come nell’atto di fornire calore alla mano altrui e rinforzare a questa unione.

Spesso se la AM è ++, si tende a mantenere la mano altrui, a non lasciarla andare, per tutta la durata del saluto e anche oltre. Una AM degenerata può parlare anche minuti interi mantenendo la mano altrui tra le proprie. La mano è calda, morbida e accogliente.

PM:

La stretta di mano del PM è forte, decisa, a volte pure troppo, per chi ha mani delicate.

Con una stretta di mano così impetuosa, e con un netto e prolungato contatto visivo il PM vuole dichiarare piena lealtà di intenti e affermare la propria posizione sociale. Generalmente, durante la stretta, il palmo della mano tende a guardare verso il basso, in atteggiamento dominante. Il PM non sopporta le strette di mano flaccide e mollicce: egli tende a giudicare molle ed ambigua anche la personalità di chi in modo così poco determinato ti saluta stringendoti la mano.

PAAP:

Il PAAP è nel suo centro, difficile che faccia un passo per andare incontro all’ altro, ma si avvicina alla mano altrui allungando il braccio che rimane teso. La mano è a taglio, verticale, il contatto visivo è neutro, appena pronunciato, ma la mano è ferma e sicura.

Come si può notare, la stretta di mano fa parte di quella lunga serie “biglietti da visita” che ti porge il paziente, i suoi modi di comportarsi, ricchi di specifiche caratteristiche di cui è bene tener conto quando ci si avvicina alla delicata sfera altrui.

Durante l’anamnesi , insieme alle parole-chiave evocate durante la storia anamnestica, unitamente a una intelligente decodifica del linguaggio paraverbale e non verbale, risulta interessante prendere in considerazione il gesto di stringersi la mano, poiché il modo di presentarsi è uno degli elementi costituenti l’importantissimo “effetto Priming” della relazione terapeutica ( vedi articolo qui sul blog su “La teoria Poli-vagale”).

Pertanto, solo con la giusta attenzione a questi dettagli e a molti altri ancora si può tentare di avvicinarsi alla comprensione del paziente, per poter offrire la migliore delle nostre possibilità di cura.

Mi è sembrato carino scrivere un articolo che pone l’attenzione su un gesto così consueto nelle relazioni umane, ma così ricco di significati ed opportunità. Per altre informazioni sulla Biomeccanica Comportamentale GDS si rimanda agli articoli del presente blog.

Fabio Colonnello

Dottore in Fisioterapia

Osteopata D.O.

Coach PNL

Biomeccanico Comportamentale GDS

Mentore per le Professioni Sanitarie, Università di Siena

Referente Italiano Catene Muscolari GDS

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Fabio Colonnello
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