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Il '48 e la Prima guerra di Indipendenza

Verso la metà dell'Ottocento, in tutta Europa, c'era un clima di profondo scontento:

  • i liberali non accettavano le regole imposte dal Congresso di Vienna
  • nelle industrie c'era una crisi di sovrapproduzione che causava il licenziamento di molti operai
  • nella campagne si era diffusa una malattia legata alla coltivazione delle patate in grado di distruggere i raccolti e ridurre alla fame i contadini

In economia, la sovrapproduzione è l'eccesso di offerta di un determinato prodotto rispetto alla domanda del mercato. La sovrapproduzione porta ad una discesa dei prezzi ed alla difficoltà di vendere la merce

Il malcontento si diffuse tra la gente e scoppiarono numerose rivolte.

La prima rivolta si verificò nel gennaio 1848 a Palermo, che a quel tempo faceva parte del Regno delle Due Sicilie. Gli insorti ottennero dal re Ferdinando II di Borbone una Costituzione che rendeva la Sicilia più indipendente.

A febbraio 1848 insorsero anche i Parigini, a causa della crisi economica e industriale che aveva colpito la Francia. Anche questa insurrezione ebbe successo e portò all'abdicazione del re Luigi Filippo e alla proclamazione della Seconda Repubblica.

A marzo scoppiarono insurrezioni in tutta Europa. I cittadini chiedevano:

  • la Costituzione (es. in Austria, dove Metternich fuggì e l'imperatore, prima di abdicare a favore del nipote Francesco Giuseppe, la concesse)
  • altri l'Indipendenza (es. Budapest che dichiarò l'indipendenza dall'Austria, formando un Parlamento e abolendo la servitù della gleba)
  • altri ancora l'Unità nazionale (nella penisola italiana)

In Italia, il Granduca Leopoldo di Toscana, il papa Pio IX e il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia concessero gli Statuti, cioè delle Costituzioni.

Lo statuto più importante fu lo Statuto albertino: trasformava infatti il regno di Sardegna da monarchia assoluta in una monarchia costituzionale. Questo statuto sarebbe rimasto in vigore in Italia fino al 1946!

Intanto i Veneziani si ribellavano agli Austriaci, cacciandoli e proclamando la Repubblica.

I Milanesi vinsero gli Austriaci alla fine delle celebri Cinque giornate di Milano, in cui operai e borghesi combatterono sulle barricate, organizzati dal federalista democratico Carlo Cattaneo.

Pure Modena e Parma si ribellarono, costringendo alla fuga i rispettivi duchi.

Incoraggiato dai risultati ottenuti, il re di Sardegna e Piemonte Carlo Alberto di Savoia varcò in armi il confine tra il Piemonte e il Lombardo Veneto e dichiarò così guerra all'Austria. Era il 23 marzo 1848 e iniziava la Prima Guerra di Indipendenza. I patrioti erano entusiasti e pensavano che si sarebbe giunti all'Unità d'Italia.

I liberali toscani, napoletani, napoletani e pontifici ottennero truppe dal papa e dai loro sovrani, molti partirono come volontari. Carlo Alberto si dimostrò però, fin da subito, uno scarso stratega militare. Invece di sfruttare l'effetto sorpresa sul generale austriaco Radetsky, aspettò giorni fatali che permisero all'esercito nemico di chiudersi nel cosiddetto Quadrilatero: una zona racchiusa tra le fortezze di Verona, Legnago, Mantova e Peschiera. Quando le due armate si scontrarono a Custoza, vicino a Verona, gli Austriaci si erano riorganizzati e stravinsero.

Dopo tale vittoria l'esercito di Radetzky si diresse a Milano, dove il re sardo Carlo Alberto dimostrò tutta la propria ostilità agli austriaci prima di essere costretto a ritirarsi nuovamente in Piemonte.

Il 6 agosto Radetzky col suo esercito entrò marciando trionfalmente a Milano: tre giorni dopo l'Austria e il Regno di Sardegna conclusero l'armistizio (9 agosto), con l'obbligo per i sardi di lasciare Lombardia e Veneto precedentemente occupati. Furono questi gli eventi che portarono all'interruzione della prima guerra di indipendenza italiana.

A Vienna, ancora in preda alla rivoluzione, questo significativo evento militare venne accolto con grande gioia dai fedelissimi della monarchia asburgica. Fra questi vi era l'intraprendente Friedrich Pelikan, funzionario statale e anche proprietario del ”Cafè-pavilion” sulla Wasserglacis di Vienna. Insieme a Carl Hirsch (un esperto di illuminazioni), Pelikan colse al volo la vittoria di Radetzky per organizzare per la sera del 31 agosto 1848 nel suo ”Cafè-pavilion” sulla distesa verde della Wasserglacis un "Festival per la Gran vittoria, con allegorica e simbolica rappresentazione e luminarie eccezionali, in onore dei nostri coraggiosi soldati in Italia, e per beneficenza ai soldati feriti". I volantini che pubblicizzarono l'evento del 31 agosto annunciarono anche che il direttore dei balli imperiali di corte, Johann Strauss avrebbe diretto la musica avendo l'onore di dare l'anteprima, tra i vari brani musicali, anche di una nuova marcia dal titolo Radetzky-Marsch, composta in onore del comandante e dell'esercito imperiale. La marcia prevista per i festeggiamenti, al 13 di agosto, non era stata ancora creata. Tuttavia, grazie alle pressioni di Fahrbach, Strauss scrisse il nuovo lavoro in appena due ore.

L'anno dopo la guerra riprese ma i Piemontesi, male armati e male comandati, furono nuovamente sconfitti a Novara. Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II che nel marzo 1849 firmò un armistizio con l'Austria.

Nel frattempo i democratici promossero nuove insurrezioni a Firenze, Roma e Venezia proclamando delle Repubbliche che però non durarono molto: gli Austriaci sconfissero sia i Toscani che i Veneziani. La Francia, per tradizione alleata del pontefice, mandò il suo esercito in aiuto al papa e fece cadere la Repubblica romana.

Anche nel resto d'Europa le insurrezioni del '48 si conclusero con una sconfitta generale e il ritorno alla situazione politica precedente.

  • In Francia: il presidente della Repubblica presidenziale, Luigi Napoleone Bonaparte (nipote di N.) in poco tempo organizzò un colpo di Stato e si fece incoronare imperatore con il nome di Napoleone III.
  • A Vienna, Berlino, Praga e Budapest i sovrani ritirarono le promesse costituzionali
  • In Italia i Francesi accorrevano in aiuto al papa e fecero cadere la Repubblica romana (lo stesso Garibaldi, che era corso a difendere la Repubblica, fu costretto a scappare e vide morire la moglie Anita durante la fuga). Gli Austriaci abolirono la Repubblica toscana, rioccuparono Venezia e tutto il Lombardo Veneto.
  • in Sicilia l'esercito borbonico occupava la Sicilia e aboliva la Costituzione

In Italia solo il Regno di Sardegna conservò quello che aveva raggiunto: in Piemonte rimase in vigore lo Statuto albertino e furono indette le elezioni per la formazione del Parlamento. Vittorio Emanuele II tenne testa agli Austriaci che pretendevano anche nel Regno sabaudo il ritorno all'assolutismo e nel 1850 il suo capo di governo, Massimo d'Azeglio, varò le Leggi Siccardi: venivano aboliti i grandi privilegi del clero.

Inoltre era stata sconfitta anche l'alleanza tra borghesi ed operai, i quali avevano capito di avere interessi troppo lontani. Iniziava un'epoca di trionfo della borghesia e di lotte operaie. Proprio nel 1848 usciva a Londra Il Manifesto del Partito comunista.

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