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La Gioconda Amilcare Ponchielli

Non c’è bisogno di essere Schubert o Freddie Mercury per apprezzare la musica. Essa è un’ombra che ci segue ovunque andiamo, un ago di una bilancia che si sposta in base al nostro umore.

Chi di noi non ha mai provato ad immaginare momenti peculiari della nostra vita accompagnati da una colonna sonora, proprio come accade nei film?

Chi non si è mai mosso come un ninja nella casa buia per non svegliare i propri genitori con nella testa la soundtrack di “Mission impossible” o di immaginare la colonna sonora di “Psyco” quando l’insegnante fa scorrere su e giù la penna lungo il registro, alla ricerca del malcapitato da interrogare?

Ecco, ora, immaginate la Gioconda.

Non il misterioso dipinto di Leonardo da Vinci. Parlo dell’opera di Amilcare Ponchielli.

Niente? Forse chiamata così non fa suonare alcun campanello.

Ma se la chiamassimo...

“La danza delle ore”?

La Danza delle ore è un balletto-intermezzo inserito da Ponchielli nel III atto della Gioconda per creare un intervallo che spezzasse il lungo e complicato intrigo del dramma.

Quattro gruppi di sei ballerine in spumeggianti e vaporosi veli dai tenui colori, cangianti a seconda della luce, simboleggiano le ore del giorno e della notte.

L’introduzione musicale descrive il primo fulgido chiarore dell’alba; violini, flauti e arpa accompagnano l’entrata delle ballerine, che scivolano leggere sulla scena.

La luce del giorno diventa sempre più vivida e il clarinetto, unito agli archi, ai campanelli e al triangolo, dà l’avvio ad un grandioso crescendo che culmina con il fragore degli ottoni.

È ormai giorno pieno e le ballerine danzano in costumi luminosi.

I violini, sostenuti dagli altri archi e dalle note pizzicate dell’arpa, presentano una melodia nella quale giocano i legni, i campanelli e il leggero tintinnio del triangolo.

Ora il giorno si avvia al declino e i violoncelli, romantici e accorati, guidano l’entrata del crepuscolo e della sera.

Dopo un breve dialogo fra arpa e violini, si sentono sei rintocchi dell’orologio: sono le sei del pomeriggio.

La musica volge ora verso la malinconia e il languido canto dei violoncelli è squassato da brevi e violenti squarci affidati agli ottoni e alle percussioni.

Ma le ore del giorno, messe in disparte da quelle della notte, fremono per poter riavere il predominio; i timpani rullano, gli ottoni sostengono un nuovo incredibile crescendo al termine del quale ritorna la quiete e l’orologio batte la mezzanotte.

I violini continuano il loro canto quando, all’improvviso, le trombe annunciano il ritorno irruente delle ore del giorno. Al ritmo di galop, che scatena tutta l’orchestra, le ore gareggiano le une con le altre.

Alla fine le ore della luce cacciano indietro la notte e la nuova alba inonda la scena di nuovi colori.

Perché dire tutto questo?

Perché tutto questo è stato fulcro e argomento attorno al quale si sono avvicendati alcuni giorni di scuola per le classi 3^ A, 3^ B e 3^ C della Scuola Primaria di Castelverde.

Giornate intense, emozionanti, intriganti e sfidanti che hanno visto bambini e insegnanti messi alla prova sotto numerosi punti di vista. Si sono abbattute le barriere delle discipline; quei rigidi stalli in cui docenti e allievi vengono spesso confinati come cavalli in attesa di correre per quello stesso, identico e immutato percorso prestabilito.

Tutte le docenti, secondo le singole competenze e attitudini, si sono avvicendate nelle tre classi proponendo contenuti e attività smarcate dalla “materia”, mirando all’interdisciplinarità.

Il fil rouge caratterizzante il credo pedagogico di tale iniziativa è il ruolo fondamentale di quei lati del sé, tradizionalmente attribuiti all’emisfero destro, che talvolta sembrano venire accantonati per sostenere una preponderante preminenza della sfera analitica, organizzativa, verbale e razionale.

L’arte, l’immaginazione, la produzione creativa non sono meno significativi del risolvere un problema di matematica o nel tradurre un testo in inglese.

La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare.

Ed è appunto questo che i bambini, come prima cosa, hanno fatto; ascoltare il brano “La danza delle ore”. Senza immagini. Senza video.

Distesi sul pavimento dell’aula civica, si sono abbandonati a loro stessi e a ciò che il connubio di orecchie e immaginazione potevano partorire.

I bambini hanno provato a raccontare poi cosa avessero sognato. Non con le parole; vanno anche troppo di moda a scuola. E noi vogliamo essere creativi.

Quindi, vada per le immagini.

E vada per un giro in galleria!

Ogni bambino si è munito di foglio e qualcosa per colorare e ha provato a riprodurre quanto era nel suo ricordo, suscitato dai suoni de “La danza delle ore”. Terminata la realizzazione delle produzioni, ognuno di loro era evidentemente un artista. E come ogni artista che si rispetti, ha diritto alla propria galleria d’arte e ai propri visitatori che, talvolta con sguardo estasiato, talvolta con occhio critico, talvolta andando a reclamare i propri diritti al copyright, potevano osservare le opere dei compagni.

A gruppi, tutti si alternavano pittori e visitatori o addirittura acquirenti di opere d’arte, con un vero e proprio gioco al rialzo sui prezzi.

La musica educa alla cooperazione e a pensarsi ad un tempo uno e tanti, ape e alveare. Io devo ascoltare me stesso, controllarmi e allo stesso tempo considerare quello che stanno facendo gli altri. Non devo farmi distrarre dal compagno e al contempo non posso isolarmi o perderei la bellezza e il senso di ciò che sto suonando.

Il secondo giorno, si è deciso di puntare su questo aspetto della musica, ossia l’essere in un’orchestra.

Un gruppo.

Nuovamente si è proposto l’ascolto del brano già udito il giorno prima, ma stavolta accompagnato dalla visione su LIM dell’orchestra. Si sono osservati gli strumenti musicali che andavano a comporla, la loro non a caso disposizione, il ruolo del direttore; si è analizzata brevemente la voce di ogni strumento e come questa si adatti ad esprimere questa o quell’altra emozione.

Si sono realizzati tre cartelloni (uno per classe), raffiguranti gli strumenti musicali colorati dai bambini e disposti così come lo sono nelle orchestre.

Dopodiché abbiamo riflettuto sul suono della voce e sui toni che possiamo utilizzare per esprimere un concetto.

Con gli strumenti musicali è la stessa cosa. Hanno ognuno una propria voce e a seconda di come essa viene modulata è in grado di comunicare emozioni diverse.

Il violoncello è un tipo romantico, sognatore, misterioso, con tutte le sue curve seducenti e un suono caldo e avvolgente; l’ottavino è il frizzante della compagnia, coi suoi suoni acuti e brillantini; poi c’è il fagotto, quel vecchio brontolone che fa da sottofondo, col suo suono grave e corposo e rauco.

Divisi nei gruppi classe, ogni alunno ha scelto quale strumento, secondo lui, lo rappresentasse maggiormente.

Insieme, erano l’orchestra che avrebbe provato a replicare quella che era proiettata alla LIM e che stava riproducendo la “Danza delle ore”.

L’insegnante-direttrice d’orchestra dava gli attacchi, ma erano gli alunni a dover sapere quando intervenire, mimando di suonare lo strumento musicale scelto, in base al suono che sentivano e all’immagine che vedevano.

È stato facile?

No.

È stato utile?

Sì.

È stato divertente?

Sì.

I bambini erano entusiasti di tutto ciò! Qualcuno ha inizialmente pensato di suonare il violoncello come una chitarra o di suonare i timpani come se stessero uccidendo qualcuno, ma hanno capito, anche solo mimando, come è la posizione in cui si suona quel dato strumento. Hanno capito la difficoltà insita nel restare concentrati su un unico suono mentre ne sono presenti tanti altri.

Durante la proiezione del video orchestrale de “La danza delle ore”, gli studenti hanno notato comparire scritte quali “appaiono le ore del mattino” o “arriva la sera”; una spiegazione era d’obbligo.

Dopo la necessaria spiegazione sovrascritta e la visione del libretto della Gioconda, il terzo giorno abbiamo provato a pensare a come altri autori in altri generi artistici, in particolare l’arte pittorica, abbiano riprodotto i momenti del mattino, del pomeriggio, della sera e della notte.

Dopo averli visionati e sommariamente analizzati, si sono individuati quali, tra i dipinti proposti, avessero ‘l’X factor’. Diventati tutto un po' Mara Maionchi e un po' Morgan, gli alunni hanno fatto passare in finale Van Gogh e Magritte.

Van Gogh è diventato modello ispiratore di tanti disegni realizzati con Paint in aula computer e gli studenti hanno potuto replicare le intense pennellate di colore del famoso artista olandese.

Può sembrare forse un’attività di non particolare complessità, ma dal progetto si è evinto come invece per molti bambini paint voglia dire: “disegno con la matita – riempio di colore con il barattolo”.

Anche una sagoma da riempire, con un disegno di un momento della giornata è una sfida intrigante e divertente.

Perché...non sta scritto da nessuna parte che dev'esser quella di un uomo con la bombetta!

La fantasia scatena ed ecco che i dipinti si affacciano dalla sagoma del gatto, il felino della notte che scruta il buio con i suoi occhioni gialli... e non solo!

Ci son sagome nere che si stagliano su fondi colorati e fogli neri in cui si delinea la sagoma di quel che ad ogni bambino piaceva immaginare come cornice al suo capolavoro.

La musica, poi, non consente di eliminare i problemi; comunque, permette di ballarci sopra.

Così è stato fatto.

La musica è anche movimento, ritmo, pulsazione.

Il quarto giorno ci siamo concentrati sul muoversi seguendo il ritmo, sul riprodurre sequenze sonore usando il proprio corpo, da soli e in gruppo.

L’educazione al ritmo ha grandissima importanza nella formazione psico-fisica dell’età evolutiva.

La ritmica da gli accenti, marca i punti di attenzione. Insegna che il tempo continua, scorre inesorabile: il ritmo è lo sguardo che si dà al tempo.

La vita stessa è questione di ritmo. Noi vibriamo, respiriamo, i nostri cuori pompano regolarmente sangue in tutte le periferie del nostro corpo: siamo una macchina del ritmo, anche se non ce ne rendiamo conto. Troppo presi e affaccendati in altro, non sentiamo più noi stessi.

Trascinati dalla frenesia del can can finale, i bambini hanno ballato e le insegnanti hanno poi spiegato in cosa consista e cosa abbia rappresentato questa danza nel tempo.

Le ballerine di can can erano presenze femminili affascinanti, pronte a rallegrare chi le guardava, anche quando si soffriva la solitudine come era per i soldati sperduti in luoghi lontani.

Se in origine, probabilmente, il termine fosse una storpiatura della parola francese scandale, ora questo ballo è sinonimo di libertà, gioia, emozione intensa e galop-pante.

Chi ha saputo esprimere in maniera inedita e geniale il balletto di Ponchielli è stato Walt Disney nel 1940, che ha saputo rendere aggraziata e poetica anche un’immagine evidentemente antitetica come quella di un grosso pachiderma che sculetta in tutù.

La Disney, nel film d’animazione musicale Fantasia, ha espresso in chiave comica il balletto classico, trasfigurando gli aggraziati ballerini professionisti in animali: struzzi, ippopotami, elefanti e alligatori.

Nei giardini di una villa veneziana si esibiscono uno alla volta quattro corpi di ballo, ognuno dei quali rappresenta una diversa fase della giornata: gli struzzi simboleggiano le ore del mattino, la corte di ippopotami il pomeriggio, agli elefanti tocca il crepuscolo e infine, nella notte, irrompe il branco di alligatori. Alla fine tutti i personaggi ballano insieme fino al crollo del palazzo.

Orchestra numerosa, sonorità esuberante, fondali appariscenti, ampio cast e coreografie vistose sono i tratti distintivi della grande opéra, ripresi nel modello disneyano in chiave parodica.

Coreografie e colori seguono lo schema: al mattino passi slanciati e tinte algide, nel pomeriggio colori vividi e danze dondolanti, al crepuscolo tinte sfumate e piroette, di notte forti contrasti e le movenze sinuose e provocanti degli alligatori.

La prima ballerina struzzo, mademoiselle Upanova, è un omaggio a Irina Baronova, che eseguì davanti ai disegnatori le cinque posizioni di base del balletto classico vestita di piume di struzzo.

L’ippopotamo Giacinta posa come la Maya desnuda, l’étoile Elephancine allude al coreografo e danzatore georgiano George Balanchine e Ben Ali Gator è un incrocio tra Saladino e Casanova, il grande seduttore.

Ai bambini è stata proposta la visione di questo cortometraggio, per mostrare come l’inventiva e l’originalità possono reinventare sempre e meglio il preesistente.

Naturalmente, la mole di elefantesse ed ippopotami sulle punte, i coccodrilli don Giovanni che si accapigliano per accaparrarsi la compagna di ballo sono tratti adorati dagli alunni per la simpatia che evocano.

E ascoltare l’insegnante mentre raccontava aneddoti su Walt Disney, i riferimenti simbolici e metaforici della trasposizione cinematografica della Danza delle ore nascosti dietro quegli animali, ha acceso i loro “Come?” e “Perché?”.

Questo progetto è stato portato avanti partendo da esperienze concrete, sensoriali, poiché esse sono il primo canale di apprendimento di ogni essere vivente.

I ragazzini capiscono meglio e prima quando possono fare, agire, operare e fare domande o discutere un tema. Sicuramente la realizzazione di questa iniziativa ha richiesto tempo. Tempo per i movimenti, per le discussioni in gruppo, per le domande.

Prima di chiederci quanto costa in termini di tempo un’ora di lezione spesa a discutere o parlare seduti su un triste pavimento della classe, chiediamoci quanto VALE. Costo e valore sono due cose differenti.

In aula, come insegnanti, abbiamo preferito sentire più le voci dei bambini che le nostre.

Esistono modi per far parlare i ragazzini senza trasformare l’aula nel mercato del pesce!

Tutto è stato nel trovare gli accordi e gli equilibri giusti.

Dobbiamo tenere presenti che “State attenti” è un’ingiunzione abbastanza paradossale; proprio come “sii spontaneo”. Si può richiamare l’attenzione, non pretendere. Bisogna conquistarsela.

Noia e routine schiantano sia gli alunni migliori, sia quelli che fanno più fatica.

Quindi la parola d’ordine è creatività.

E questo progetto punta ad esserlo e a sollecitarla.

La ragione importante per cui è importante educare alla creatività si intreccia indelebilmente con quelle argomentazioni etiche e morali riguardanti l’intima essenza dell’uomo e il suo ruolo e scopo nel mondo. Afferma infatti Bruner:

“La ragione sta nell’antica aspirazione dell’umanista perpetuamente volto a ricercare l’eccellenza dell’uomo: ogni nuovo atto creativo può elevare l’uomo a nuova dignità.”

Un percorso didattico, un viaggio nel mondo dei suoni e dei colori.

Ma non solo.

Un viaggio anche nei luoghi del Maestro, quelli in cui ha vissuto, in cui si è esibito, che gli hanno dedicato.

Luoghi che la tecnologia ci consente di visitare a distanza....

LIBRETTO

e luoghi presenti sul nostro territorio, da scoprire, da imparare a conoscere, da vivere nel loro splendore e nelle indimenticabili emozioni che ci regalano quando li viviamo come nostri, quando altre opere vanno in scena, con i piccoli coinvolti nelle arie più famose.

E noi siamo fedelissimi partecipanti ad "Opera domani"!

Forse non altrettanto famosa, non altrettanto sfarzosa, non altrettanto conosciuta è la

Casa museo di Amilcare Ponchielli

Siamo andati a visitarla e la guida ci ha fatto rivivere pagine di vita scritte nelle fotografie, nelle teche dei ricordi, nello scrigno personale del maestro che ci ha regalato le pagine di musica ora patrimonio di tutti.

A Paderno Ponchielli, piccolo comune circondato dalla campagna cremonese, c'è una chiesetta dedicata a San Dalmazio. E al suo interno, con una facciata di 27 canne collocate su 3 cuspidi e una pedaliera a 17 tasti, torreggia un organo magnifico e imponente, collaudato da nientemeno che Amilcare Ponchielli nel 1873.

L'organo è uno strumento a più voci, capace di imitare il suono di molti altri strumenti musicali, come fagotto, tromba, flauto o violino.

Come nel famoso gioco "Indovina chi?" i bambini si sono sbizzarriti nel rintracciare lo strumento musicale emulato dall'organo. Che divertimento... e che bravi!

Alcuni non erano semplici, ma hanno piacevolmente sorpreso tanto le maestre quanto l'organista stesso che disse, e cito testualmente, "E' incredibile come questi bambini siano riusciti ad identificare così tanti strumenti!"

Quando si pensa ai suoni dell'organo è come essere davanti ad un menù: non si possono mangiare le stesse cose tutti i giorni. L'organo è lo strumento musicale che offre la miglior dieta bilanciata...

Paderno Ponchielli: organo INZOLI

Quello descritto è stato un primo percorso, ma il progetto lascia libertà di interpretazione e selezione di piste di sviluppo del tema; esso è per sua stessa natura modulare: nulla vieta che si possa sviluppare l’argomento articolando in un ordine diverso da quello da noi seguito.

La replicabilità del percorso è lasciata alla libera interpretazione e fruizione: nulla vieta di scrivere le note in posizione diversa sul pentagramma e dar vita ad un'altra sinfonia didattica.

Per saperne di più sul maestro - ad uso dei docenti

Biografia del m.o Amilcare Ponchielli

Ringraziamo per la collaborazione i docenti del Dipartimento di Musicologia e Beni culturali dell'Università di Pavia e gli operatori dell'Associazione "Centro Studi Amilcare Ponchielli".

Istituto Comprensivo Ubaldo Ferrari Castelverde

Anno Scolastico 2018/19

Credits:

Creato con immagini di Stefany Andrade - "Broken string" • Raychan - "untitled image" • Efe Kurnaz - "untitled image" • Marcus Dall Col - "untitled image" • Ali Saadat - "untitled image" • Adrian Swancar - "Shiny" • Alexandra Vozvyshaeva - "untitled image" • Chris Bair - "untitled image" • Agence Olloweb - "Il s’agit d’une photographie réalisée pour illustrer notre page des offres de création graphique de l’agence web Olloweb Solution" • hao wang - "Exposure on the roof for 20 seconds" • David Beale - "Chorus sheet music" • Rodion Kutsaev - "Macro photography of water and sunflower oil in different variations" • Samuel Sianipar - "untitled image" • Manuel Nägeli - "Saxophone at the rehearsal" • RhondaK Native Florida Folk Artist - "untitled image" • Nika Akin - "Abstract art" • Nathan Dumlao - "untitled image" • Jonathan Borba - "untitled image" • Sam Operchuck - "Red rose in bokeh" • Brian McGowan - "Cinderella Castle Dream Lights shortly before sunset from a recent trip to Walt Disney World." • Meriç Dağlı - "Detail #2 of “Risk”" • Sole D'Alessandro G. - "untitled image" • Michael Maasen - "ANCIENT OF DAYS"