La battaglia di Isso

La Battaglia di Isso (o il mosaico di Alessandro) è un mosaico romano del 100 a.C. circa, conservato presso il museo archeologico nazionale di Napoli

Il mosaico fu trovato il 24 ottobre 1831 a Pompei, nella pavimentazione della casa del Fauno, durante gli scavi archeologici. La scena ritratta è quella della battaglia di Isso compiuta da Alessandro Magno (a sinistra del mosaico) contro Dario III di Persia (a destra).

Il mosaico, realizzato con circa un milione e mezzo di tessere e commissionato probabilmente in quanto antenati del proprietario avevano rapporti con il re macedone, risulta essere una copia del dipinto eseguito dal pittore greco Filosseno di Eretria. Un'altra teoria meno accreditata afferma che potrebbe essere stato un originale mosaico ellenistico saccheggiato dalla Grecia e portato a Roma.

Nonostante il mosaico risulti parzialmente rovinato, le due figure principali sono facilmente riconoscibili.

La raffigurazione di Alessandro è una delle sue più famose. Nella corazza è raffigurata Medusa ed i suoi capelli ondulati rappresentano il tipico aspetto della ritrattistica reale dell'arte greca del IV secolo a.C.. La sua figura, insieme al famoso cavallo Bucefalo, occupa la parte sinistra della scena, più danneggiata.

Dario è raffigurato su un carro. Dall'espressione sembra essere spaventato e preoccupato, con l'intenzione di fuggire dalla battaglia. Da notare come tenti di lanciare un ultimo, disperato assalto dei suoi uomini mentre il cocchiere già frusta i cavalli

Oltre ai due personaggi principali, vi è rappresentato anche Dario Oxyathres, fratello di Dario III, che sacrifica sé stesso per permettere la fuga del congiunto, lasciandosi trafiggere dal condottiero macedone.

Nel cavallo centrale, visto da dietro, si nota l'uso dell'ombreggiatura per trasmettere un senso di massa e volume e per aumentare l'effetto naturalistico della scena. Le lance e l'affollamento di uomini e cavalli evocano il frastuono della battaglia.

Allo stesso tempo, nella scena concitata spiccano anche dettagli drammatici, come il cavallo caduto e il soldato persiano in primo piano che guarda sé stesso in agonia, riflesso in uno scudo.

La tecnica è quella dell'opus vermiculatum: le tessere vengono posizionate in maniera asimmetrica, seguendo il contorno delle immagini raffigurate.

BATTAGLIA DI SAN ROMANO

La Battaglia di San Romano è un trittico di Paolo Uccello a tecnica mista su tavola, databile al 1438 circa.

La battaglia è rappresentata in tre episodi su altrettanti pannelli, oggi divisi in tre musei:

  • Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini alla National Gallery di Londra
  • Disarcionamento di Bernardino della Carda agli Uffizi di Firenze
  • Intervento decisivo a fianco dei fiorentini di Michele Attendolo al Museo del Louvre di Parigi.

Il dipinto narra la storica guerra tra fiorentini e senesi

I senesi, guidati da Bernardino Ubaldini della Carda, erano in netta superiorità, ma i fiorentini, comandati da Niccolò da Tolentino, dopo essersi spinti per una ricognizione presso la torre di San Romano, nei pressi di Montopoli in Val d'Arno, decisero di attaccare improvvisamente. Quando lo scontro volgeva ormai a sfavore di Firenze, ecco che dall'altra parte del fiume sopraggiunse la colonna dei rinforzi del capitano generale delle milizie fiorentine Micheletto da Cotignola. I senesi allora, ormai stremati dalla battaglia, si diedero precipitosamente alla fuga.

Paolo Uccello, che, attraverso i suoi quadri, raccontava delle vere e proprie storie, divise in varie scene. Era affascinato dalle linee curve (i cavalli) e dritte (le lance). Così rendeva più movimentate le vicende che rappresentava.

In questo trittico, come in altre opere dello stesso artista, si presentano mescolati elementi rinascimentali a delle tecniche medioevali, come il trattamento scultoreo dei volumi e gli scorci delle figure con i diversi schemi prospettici; ad essi si aggiungono altri elementi di tradizione gotica, come i colori brillanti e la raffinatezza decorativa nei particolari delle figure e nei paesaggi.

La prospettiva è data dalle lance colorate dei combattenti.

Le figure degli uomini e degli animali sono geometriche e precise, ma irreali come i colori usati: i cavalli sono rosa, bianchi ed azzurri, con pose talvolta apparentemente assurde ed improbabili.

La prospettiva di Paolo Uccello è stata definita da alcuni critici come simbolica, perché frutto di un'astrazione geometrica; egli ritenne infatti che la vera realtà rappresentata nel dipinto non sia la storia narrata, ma risieda nell'applicazione di un sistema matematico di regole fisse.

Un'altra caratteristica fu l'uso di cieli e sfondi scuri, su cui risaltavano luminose le figure in primo piano. I colori non sempre realistici accentuavano l'atmosfera irreale e mitica delle scene raffigurate.

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