Amore e Amicizia secondo Orazio

Biografia

Quinto Orazio Flacco (Quintus Horatius Flaccus in latino) nasce a Venosa (nell'attuale Basilicata), una colonia romana situata in una posizione strategica tra la Lucania e l'Apulia, l'8 dicembre del 65 avanti Cristo, figlio di un fattore liberto.

Trasferitosi a Roma a seguito del padre, che si era spostato nell'Urbe per diventare un coactor (cioè un esattore delle aste pubbliche: una mansione molto redditizia, per quanto non particolarmente amata), cresce in condizioni economiche decisamente buone, a dispetto delle umili origini: ha, pertanto, l'occasione di seguire un corso di studi regolare, usufruendo degli insegnamenti del grammatico Orbilio.

L'AMORE

“Io desidererei vivere con te, io morirei volentieri con te.”

"Io sono ferito dalla grave freccia d'amore per Licisco, che afferma di superare in tenerezza qualsiasi donna."

“È dolce e onorevole morire per la patria.”

"Laetus deget cui licet in diem dixisse: vixi."-"È felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto!"

LE ODI:

con le odi Orazio riprende i modelli della tradizione della lirica e vi stabilisce un rapporto di emulazione,piuttosto che di imitazione. Vi aggiunge i metri e i temi(l'amore,la poesia,la riflessione sulla vita e la tematica politica) e li applica alla propria lingua,al proprio ambiente di vita,alle proprie esperienze personali:li reinterpreta secondo la propria sensibilità.

LA FIGURA FEMMINILE:

numerosi sono i pesonaggi femminili cantati nelle Odi e molteplici le caratteristiche muliebri celebrate e le situazioni evocate:la volubile Pirra,la timida Cloe,Làlage del dolce sorriso e dal dolce eloquio e tante altre,accumunate dall'avere nomi di oriine greca e dall'essere oggetto di desiderio amoroso.Orazio non racconta tanto i suoi amori,ma pittosto canta l'amore in sé,e rappresenta,talvolta,con iroico distacco le situazioni tipiche delle vicende amorose,in componimenti ricchi di grazia e di finezza ,nei quali è sempre difficile separare il vissuto dall'esperienza letteraria.

PIRRA: in un atmosfera raffinata,tra profumi esotici e petali rosa,Orazio contempla Pirra,splendente nella sua ricercata semplicità:sino a ieri era lui a goderne i favori,mentre adesso accanto a lei c'è un nuovo amante,un ragazzo che ancora non conosce le insidie dell'amore e che pertanto è destinato a soffrire.Lui,Orazio,si sente ormai insalvo,come il marinaio che è scampato al naufragio.

L'amicizia

“Niente finché sono sano di mente potrei paragonare a un amico piacevole.”

“La benedizione massima è un amico amabile.”

Orazio predilige l'amicizia di poche persone ,di provata lealtà e di integri costumi,la cui frequentazione lo aiuta nella conquista della saggezza. Gli incontri con gli amici si immaginano nella cornice del simposio, di un locus amoenus (una piacevole cornice naturale) dell'angulus (la modesta villa di Sabina in cui Orazio ama appartarsi per condurre una vita semplice,lontana dai clamori della società).

LE EPISTOLE:

Dopo i primi tre libri dello Odi, Orazio si dedicò alle Epistulae, lettere rivolte ad amici o conoscenti e in questo sta la ragione del titolo. Il primo libro, di 20 componimenti, dedicato a Mecenate, fu pubblicato nel 20; il secondo libro di 3 lettere, composto presumibilmente tra il 19 e il 13, fu raccolto dopo la sua morte. A conclusione di quest'ultimo, a se stante è l'Epistola ai Pisoni, detta comunemente Arte poetica.

L'INVITO A MECENATE: (Od. I 20 Mecenate a cena da Orazio)

"Berrai un vino sabino di poco valore

in semplici boccali, quel vino che in un’anfora greca

ho io stesso sigillato e imbottigliato,

quando ti fu dato in teatro un applauso,

caro cavaliere Mecenate, tale che le rive

del fiume dei tuoi avi e la festosa

eco del colle Vaticano

ti rendevano le lodi.

Berrai Cecubo e uva spremuta con torchio caleno;

né le mie tazze

sono mitigate da viti di Falerno

né dai colli di Formia".

Invito a cena (Epistole, libro I):

"Se ti accontenti di un divano di Archia

per sedere a tavola insieme

e non ti spiace cenare

in piatti di coccio con delle verdure,

verso il tramonto, Torquato,

ti aspetto a casa".

Sono le parole semplici e dirette con le quali il poeta Orazio inizia l'Epistola.Il poeta, che vive con ironico e bonario distacco le vicende della vita, con questo invito a cena proposto con affetto all'amico Torquato ci offre uno straordinario esempio di come il cibo, il sedersi a tavola tutti insieme, rinforzi l'amicizia e allontani la mente dagli affanni quotidiani.

filmografia:

Created By
Gerardo Arcieri
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