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UDA NATURA PAESAGGIO TERRITORIO: COME I GRANDI POETI IIS "francesco redi" II A LICEO SCIENTIFICO BELPASSO A.S. 22-23 PROF. CASTRO ALFIA

Attraverso la strategia del Cooperative Learning, abbiamo attivato una vera e propria "officina" di poesia, dove abbiamo discusso dei contenuti, del lessico, della forma e dei messaggi dei componimenti assegnati. Infine, su imitazione di liriche significative, abbiamo composto in modo personale e originale le nostre poesie individualmente o in gruppo, di cui viene qui presentata una breve antologia.

Siamo partiti da una lirica di Attilio Bertolucci "Vento", che è un inno alla potenza distruttrice, ma anche alla vitalità rinnovatrice della Natura, cose che l'autore ha sperimentato durante la sua giovinezza in campagna. La poesia è costruita su una similitudine incisiva tra il lupo e il vento, che calano dai monti, provocando con la loro furia "sgomento" (v. 4); poi, una volta stanchi, si addormentano, lasciando il posto a uno stupore incredulo. Le due figure si fondono, come rivela l'uso ambivalente dei verbi "fischia" (v. 5) e "caccia" (v. 8).

Vento (A. Bertolucci)

Come un lupo è il vento

che cala dai monti al piano

corica nei campi il grano

ovunque passa è sgomento.

Fischia nei mattini chiari

illuminando case e orizzonti

sconvolge l’acqua nelle fonti

caccia gli uomini ai ripari.

Poi, stanco s’addormenta e uno stupore

prende le cose, come dopo l’amore.

Seguendo lo schema di "Vento", ognuno di noi ha scelto un elemento della natura e lo ha descritto, secondo la propria sensibilità, partendo da una similitudine.

Il nostro percorso è continuato con la lettura delle poesie di Leopardi "Alla Luna" o di Foscolo "Alla sera". In queste liriche la Natura è una confidente per i poeti: a lei si rivolgono per trovare conforto, risposte, sostegno.

Anche noi abbiamo voluto imitarli...

Ci siamo anche soffermati su una similitudine ricorrente nella tradizione letteraria: gli uomini, fragili come foglie e abbiamo scritto...

Come foglie...

Ma le foglie

precipitano

come polvere

L'orologio placido

della vita

Si poggiano

paralizzate

Pulvirenti Marco

Poi è stata la volta di imitare Pascoli con i suoi quadretti apparentemente realistici, ma che rimandano, in realtà, a simbologie esterno-interno, apparenza-illusione...

Abbiamo letto "A Zacinto" di U. Foscolo, in cui il poeta esprime la nostalgia verso i luoghi della propria infanzia, nei quali non potrà più tornare a causa dell'esilio cui è condannato, e "Trieste" di U. Saba, una lirica di amore nei confronti della sua città, in cui il poeta trova un "cantuccio" da cui osservare isolato ogni suo angolo e ripensare alla propria vita...

Trieste (U. Saba)

Ho attraversato tutta la città.

Poi ho salita un'erta,

popolosa in principio, in là deserta,

chiusa da un muricciolo:

un cantuccio in cui solo

siedo; e mi pare che dove esso termina

termini la città.

Trieste ha una scontrosa

grazia. Se piace,

è come un ragazzaccio aspro e vorace,

con gli occhi azzurri e mani troppo grandi

per regalare un fiore;

come un amore

con gelosia.

Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via

scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,

o alla collina cui, sulla sassosa

cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.

Intorno

circola ad ogni cosa

un'aria strana, un'aria tormentosa,

l'aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,

ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita

pensosa e schiva.

Infine, abbiamo scritto versi in libertà, secondo lo stato d'animo del momento...

Credits:

Creato con immagini di vencav - "Fresh grass with dew drops at sunrise. Nature Background" • songdech17 - "Wood bridge" • hui_u - "beautiful waterfall in Thailand" • Umberto - "Navigando nel Golfo di Napoli - Ischia - Procida - Monte di Procida" • phpetrunina14 - "yellow flowers of rapeseed field blue sky"

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