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State lavorando ai vostri testi horror da qualche sessione.
Avete ben chiaro che la storia che andate a raccontare deve concentrarsi in un breve spazio di tempo ed in un luogo ben definito:
unità di tempo, di luogo e di azione.
Avete disegnato il "plot" e una linea del tempo in cui avete inserito 3 tacche, una per ogni "indizio" horror che condurrà pian piano il lettore verso l'acmè ( e quindi in questo caso verso la conclusione) della storia.
Oggi ci soffermiamo sul lessico.
In un racconto breve è ancor più importante usare adeguatamente tutte le parole che servono per costruire un clima veramente da paura!
Teaching point
Oggi impareremo che le parole in un racconto breve come quello che state scrivendo sono tutto!
Gli autori delle storie di un minuto che abbiamo letto le hanno scelte con molta cura, sono stati specifici e non generici, hanno cercato i termini adatti per definire suoni, sensazioni e immagini.
Il lessico sensoriale (relativo ai 5 sensi) è molto presente in questi testi, gli autori comunicano l'horror cercando di immergere il lettore nel racconto e facendogli sentire i suoni e i rumori che intendono fargli ascoltare, le immagini che intendono fargli vedere , le sensazioni che intendono fargli provare.
La mente del lettore è così "imprigionata" nell'immaginario che lo scrittore ha voluto creare, e si lascia condurre dalla voce dell'autore, il quale appunto suggerisce cosa sentire, vedere e provare.
Rileggiamo "Dieci bocconcini deliziosi"
Giù nella tana, in fondo, sentivo qualcosa agitarsi. Qualcosa di grosso e spaventoso che grugniva e grufolava. D'un tratto sbuffò forte tre volte e ringhiò.
Che essere sarà quello nascosto nella tana? Non lo sappiamo... abbiamo però degli elementi precisi per immaginarcelo, e sappiamo quanto "immaginarne l'aspetto" faccia più paura che "vederlo"!
Leggiamo ancora "Zampette"
Tirai via le coperte e scagliai il libro sul materasso, picchiando e pestando e urlando finché del grosso ragno marrone non rimase che una poltiglia spiaccicata, molliccia e bavosa.
Anche qui il ragno non è un ragno qualunque, ma è grosso e marrone ( il lettore lo vede come l'autore vuole che lo veda) e poi non viene semplicemente schiacciato, ma diventa una poltiglia spiaccicata, molliccia e bavosa!
Il lettore è accompagnato a guardare ben bene ciò che rimane del grosso ragno marrone!
Sempre in Zampette
il soffitto brulicava di ragni
Non era pieno di ragni, ma brulicava, cioè era pieno di animalini in movimento!
E ancora
zampette appuntite marciavano verso di me
Il verbo marciare fa pensare ad un gran numero di ragni che si avvicinano compatti come un esercito.
Credits:
Foto da Pixabay