Prologo. Non può essere tutto come prima. Ci sono momenti in cui si devono fare delle scelte. Nella speranza che siano quelle giuste. Andiamo a vedere.
La bicicletta e il Badile
Hermann Buhl, il grande alpinista austriaco che per primo salì il Nanga Parbat (8.125 m, in Himalaya nel 1953 in solitaria) e il Broad Peak (8.047 m, in Karakorum nel 1957), nel 1952 era impiegato in un ufficio di spedizioni di Innsbruck, poteva arrampicare durante i week end. Un venerdì sera, dopo il lavoro, inforca la bicicletta e pedalando per 150 chilometri lungo la valle dell'Inn arriva ai piedi del Pizzo Badile dove sale in quattro ore, in solitaria, la via “Cassin”, aperta da Riccardo Cassin e amici in quattro giorni nel 1937, in una drammatica impresa in cui due alpinisti perirono di sfinimento. Dopo la salita Hermann Buhl riprende il viaggio, sempre in bicicletta, per presentarsi puntuale al lavoro il lunedì, dopo tre giorni incredibili, entrati a buon diritto nella storia dell'alpinismo. Hermann Buhl e la sua avventura in bicicletta, riportata in modo vivissimo all'interno del suo libro "È buio sul ghiacciaio", è da sempre una pietra miliare di riferimento per l'alpinismo e ora è per noi un’ispirazione e lo spunto per una riflessione da declinare cinematograficamente sull'alpinismo e l'ambiente.
La bicicletta e il Badile. Produzione
Vogliamo ripercorrere le strade di Hermann Buhl: la bicicletta che per lui era una necessità e l’amore per l’impresa, la dimostrazione di una creatività formidabile, per noi può rappresentare la sostenibilità del nostro fare alpinismo rispetto all’ambiente, l’impronta consapevole che le nostre avventure lasciano sul pianeta entrando in intimo contatto con i luoghi, la loro storia ed i segni lasciati da chi prima di noi ha percorso quelle strade, salito quei sentieri e quelle pareti.
Note di regia
Il desiderio di tornare nei luoghi che hanno visto Hermann Buhl passare con la sua bicicletta e le sue scarpette quasi settanta anni fa, si colma di nuovi significati in una cornice di senso compiuta. Tornare con lo sguardo attento a cogliere i cambiamenti e la bellezza delle geografie alpine, in un flusso dove le riflessioni diventano ritmo dei pedali che girano, dei piedi che camminano, delle mani che arrampicano. Sul cammino, tra Italia, Svizzera e Austria, non mancano gli spunti visivi per mute meditazioni sul cambiamento: la grande frana di crollo della parete nord del Cengalo e la devastazione della Val Bondasca, il ritiro incessante dei ghiacciai nel gruppo del Bernina e dell’Ortles-Cevedale, la tragica frana della Val Pola; stimoli per scardinare una visione antropocentrica, cercando di ricollocare nella giusta proporzione i tempi dell’uomo e i tempi geologici del pianeta. Il progetto si svilupperà attraverso tre principali linee di racconto: il viaggio e i protagonisti; Hermann Buhl e l’alpinismo; l’uso del mezzo non inquinante, non invasivo, la bicicletta, come partner dell’attività alpinistica. Abbiamo raccolto le immagini del viaggio di Maurizio e Marco da Alzano Lombardo presso Bergamo, alla cima del Badile attraverso la via “Cassin” e poi attraverso la valle dell’Inn, salendo al passo Maloja, per chiudere il giro ad anello a casa. Il viaggio di Maurizio e Marco farà da cornice agli incontri con persone che ricorderanno la straordinaria figura di Hermann Buhl sul versante affettivo e sul versante storico: a Ramsau, sul confine tra Austria e Germania, abbiamo incontrato la figlia Kriemhild, autrice del libro autobiografico “Mio padre Hermann Buhl”. Nella sua palestra/biblioteca abbiamo intervistato Giuseppe “Popi” Miotti, un riferimento per l’arrampicata e la storia dell’alpinismo. Renata Rossi, prima guida alpina donna in Italia, ci ha vivacemente raccontato la sua storia d’amore con il Badile: Renata abita sul confine tra Italia e Svizzera, a pochi minuti dalla “sua” montagna. Un incontro vivace e musicale con Caterina Bassi e il fidanzato Martino Quintavalla, coppia in parete e nella vita (Martino è liutaio, musicista e ingegnere!), che il 23 agosto 2017, quando ci fu il crollo del monte Cengalo stavano arrampicando sull’adiacente parete Est-Nord Est del Badile, via “Hiroshima”, e non si resero conto dell’entità della frana, forse troppo impegnati nella seconda ripetizione dell’impegnativa via. Abbiamo incontrato i geologi del Servizio Glaciologico Lombardo, che ci hanno spiegato l’incredibile particolarità del crollo del Cengalo. La guida alpina Guido Lisignoli, nel suo campeggio ai piedi della cascata di Piuro, ci ha raccontato le sue salite in solitaria, con la spiazzante affermazione: «Ci vuole della genialità per trovare una salita facile e nuova». Una terza linea del racconto avremmo voluto inserirla in modo “provocatorio”: proponendo a alpinisti l’avvicinamento alle pareti in bicicletta, di fatto abbiamo verificato che, con modalità diverse, molte persone stanno orientando il proprio spostamento in questo modo, tra gli altri il grande Stefan Glowacz e la giovane giornalista e blogger Smaranda Chifu, che abbiamo incontrato sulle rive dell’Adda e in palestra di roccia, in Valmalenco.
I numeri non sono importanti ma raccontano il progetto:
Il progetto ha riscosso l'interesse degli amministratori del Comune di Tirano (SO) e dei responsabili della Cineteca Centrale del Club Alpino Italiano, che hanno partecipato al progetto in quota minoritaria. La Cineteca Centrale del Cai ha acquisito inoltre i tre film da noi precedentemente prodotti, la cosiddetta "Trilogia delle Orobie": "Quelli che stanno a Nord" (2008), "Allenarsi!" (2012) e "Le traversiadi. Cinque viaggi (più uno) con gli sci al limite delle Orobie" (2020). "Le traversiadi" è stato inoltre acquisito dalla rete svizzera RSI.
Regia e montaggio: Alberto Valtellina e Maurizio Panseri. Fotografia Alberto Valtellina, Maurizio Panseri, Carlo Valtellina.
Produzioni Alberto Valtellina: tel. 3481234664 email: albertovaltellina@gmail.com