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STUDYING ABROAD mobilità studentesca INTERNAZIONALE INDIVIDUALE

Premessa

Il liceo classico “J. Stellini” riconosce l’importanza della dimensione internazionale all’interno dei percorsi formativi. L'offerta formativa del nostro Liceo accoglie infatti tutte quelle iniziative che caratterizzano e sviluppano spazi formativi "allargati" alla realtà europea e più in generale al mondo globalizzato.

Sulla base della normativa e in particolare della nota del MIUR prot. 843 del 10.04.2013, nonché della Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea del 22 maggio 2019, il nostro Istituto regolamenta le procedure relative alle attività per assicurare trasparenza e coerenza di comportamento fra i diversi consigli di classe. L’obiettivo è volto alla valorizzazione delle esperienze di scambio o di accoglienza di alunni stranieri all’interno delle classi ai fini di una crescita partecipata di tutte le componenti scolastiche.

Il regolamento del nostro Liceo

Deliberato dal Collegio Docenti in data .... Deliberato dal Consiglio di Istituto in data ....

Figure coinvolte e loro funzioni

IL CONSIGLIO DI CLASSE

PRIMA DELLA PARTENZA

Una volta acquisita la comunicazione-richiesta da parte dell'allievo/a, analizza i punti di forza e di fragilità della preparazione dello studente: formula un Giudizio sintetico di idoneità (non vincolante) ed eventualmente aggiunge le osservazioni e i consigli che reputa utili per un buon esito dell'esperienza ed un agevole reinserimento in classe. Entro un mese dalla partenza, predispone un Piano di Apprendimento Personalizzato, contenente indicazioni su eventuali attività didattiche da svolgere prima della partenza e al rientro dal soggiorno all'estero, e propone un percorso di studi essenziale, centrato sui nuclei fondanti indispensabili di ciascuna disciplina redatti da ciascun insegnante, per la frequenza dell'anno successivo. Particolare attenzione verrà prestata alle discipline non comprese nel piano di studi della scuola straniera. Il Consiglio di classe predisporrà gli interventi educativi e didattici ritenuti necessari all’eventuale recupero degli apprendimenti indispensabili allo svolgimento del programma da effettuarsi nel corso del quarto/quinto anno, ne definirà i tempi e le modalità.

DURANTE L'ASSENZA DELLO/A STUDENTE/ESSA

Si tiene aggiornato tramite il Coordinatore e il Referente per la Mobilità Internazionale sui corsi frequentati, i contenuti e la progressione nell'apprendimento dell'allievo/a. Si relaziona, a seconda del caso, direttamente con lo/la studente/essa o con la famiglia per fornire supporto, indicazioni metodologiche e spunti di riflessione.

AL RIENTRO DELL'ALLIEVO/A

Al termine dell'esperienza all'estero sarà compito del Consiglio di classe valutare il percorso formativo, partendo da un esame della documentazione rilasciata dall'istituto straniero (in originale e tradotta in italiano) e presentata dall'alunno/a; questo al fine di arrivare a una verifica delle competenze acquisite, considerando l’esperienza nella sua globalità e valorizzandone i punti di forza.

Per la riammissione in classe, il Consiglio preparerà le prove integrative, sulla base del Piano di Apprendimento Personalizzato, da sottoporre all'allievo/a entro il 31 agosto dell'anno in corso. Le prove, che non costituiranno un esame di idoneità, avranno la forma di un colloquio e saranno svolte alla presenza dell'intero Consiglio di Classe, che potrà conseguentemente attribuire il credito scolastico.

Il Consiglio di Classe infine segnala eventuali carenze disciplinari riscontrate, avendo altresì cura di comunicare modalità e tempi assegnati per il loro recupero.

IL REFERENTE PER LA MOBILITA' STUDENTESCA INDIVIDUALE, IN COLLABORAZIONE CON IL COORDINATORE DEL CONSIGLIO DI CLASSE

Predispone e consegna all'allievo/a e alla famiglia una copia del Contratto Formativo e il Modulo per la Comunicazione-richiesta di partecipazione al progetto di Mobilità all'estero. Consegna altresì al Coordinatore di Classe il Modulo per la formulazione del giudizio di idoneità, tuttavia non vincolante ai fini della partecipazione al progetto. Informa lo/a studente/essa il giudizio espresso dal Consiglio di Classe. Tiene costanti e periodici contatti con lo studente (e la famiglia), per verificare e supportare il lavoro che sta svolgendo. Verrà così definito un monitoraggio a distanza e verranno fissate scadenze per l'aggiornamento delle informazioni. Il referente infine consegnerà all'allievo/a le linee guida per la stesura della Relazione Finale, necessaria per il riconoscimento della Mobilità all'estero quale attività PCTO.

Condividerà ogni notifica pervenuta dallo/a studente/essa al Coordinatore di Classe. Predisporrà una cartella personale dove conservare tutta la documentazione dell'allievo/a, in forma cartacea e digitale.

LO STUDENTE/LA STUDENTESSA

La normativa vigente consente agli studenti italiani delle scuole secondarie di secondo grado soggiorni di studio all’estero per periodi non superiori ad un anno scolastico, che si devono concludere prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Tali esperienze sono valide per la riammissione nella scuola di provenienza e sono valutate ai fini degli scrutini, sulla base della loro coerenza con gli obiettivi didattici previsti dai programmi di insegnamento italiani. Il progetto di mobilità in una scuola estera si colloca all'interno del terzo o del quarto anno di studi.

Questa scelta deve naturalmente essere accompagnata dall'attenta valutazione della qualità dell'offerta formativa della scuola ospitante, dalla consapevolezza dell'impegno che essa comporta, con un occhio di riguardo alla necessità di un allineamento nella preparazione al momento del rientro, in vista del reinserimento nella classe successiva o comunque nella classe di appartenenza per i soggiorni più brevi.

Prima della partenza lo studente/la studentessa deve fornire alla scuola la necessaria informativa sull'istituto scolastico o formativo che intende frequentare all'estero e sulla durata della permanenza, in maniera tale che l'istituto italiano sia messo in grado di conoscere il percorso di studio/formazione che sarà effettuato dall'allievo/a all'estero. A tale scopo il referente per la Mobilità lo/la inviterà a presentare un modulo, controfirmato dai genitori, di informazione/richiesta al Coordinatore, il quale raccoglierà un breve giudizio di idoneità dall'intero consiglio di classe.

Successivamente, assieme ai genitori, compilerà il Patto Formativo, ovvero un accordo stipulato tra studente, famiglia, Dirigente Scolastico e Agenzia (ove consultata), dove vengono raccolti i dati relativi alla durata del soggiorno e l'istituto estero di destinazione e dove sono esplicitati obblighi e funzioni di ciascuna componente. Sottoscriverà inoltre il Piano Formativo Personalizzato predisposto dal Consiglio di Classe.

Una volta giunto a destinazione, avrà cura di verificare che la scuola estera rediga una documentazione accurata sui corsi frequentati, sui contenuti svolti e sulla valutazione specifica degli apprendimenti. Invierà quindi regolarmente al Referente tutta la documentazione rilasciata dalla scuola estera e necessaria per il riconoscimento formale della validità del percorso (attestato di frequenza, schede di valutazione, programmi studiati, attestati di partecipazione ad attività o progetti), dimostrando di assumere la propria responsabilità individuale.

Si premurerà di relazionarsi, se necessario, direttamente con i docenti curricolari per richiesta di supporto, indicazioni metodologiche e spunti di riflessione, in questo modo pianificando il suo reinserimento nel nostro Liceo.

Al rientro consegna in originale la documentazione rilasciata dall’Istituto estero, di cui avrà inviato copia digitale. Redige e consegna al Tutor PCTO di classe la Relazione Finale sull'esperienza, valida per il riconoscimento della stessa quale attività PCTO. Svolge le attività di recupero cui il Consiglio di Classe lo ha eventualmente indirizzato e sostiene le prove integrative definite nel Piano di Apprendimento Personalizzato.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

Approva e sottoscrive il Contratto Formativo. Comunica alla Segreteria il periodo di assenza dell'allievo/a, per l'aggiornamento del registro elettronico.

LA FAMIGLIA

Partecipa alla decisione dello studente interfacciandosi con il Referente e Coordinatore di Classe. Consulta eventualmente un'agenzia dedicata. Cura con particolare attenzione gli atti burocratici (iscrizione e comunicazioni). Compila e sottoscrive la Comunicazione-Richiesta al Coordinatore di Classe e il Contratto Formativo. Contatta il Coordinatore o il Referente in caso di necessità o semplicemente per aggiornarlo sull'andamento dell'esperienza all'estero del/la proprio/a figlio/a.

L'AGENZIA

Dove interpellata, si occupa dell'individuazione della scuola estera e dell'offerta formativa della stessa. Si incarica della logistica, relativamente ai contatti con la scuola straniera, il viaggio, l'alloggio, l'assicurazione. Si interfaccia con il Referente per la Mobilità Studentesca per l'eventuale compilazione del profilo dello studente, richiesto dall'istituto estero.

LA SEGRETERIA

Collabora con il Tutor di progetto nelle attività di registrazione e archiviazione della documentazione. Mantiene un’anagrafica degli studenti all’estero o che andranno o sono stati all’estero, avendo cura di volta in volta di aggiornare il registro elettronico.

Di seguito si riportano le tabelle di conversione delle valutazioni dal modello anglosassone a quello italiano.

La normativa ministeriale di riferimento

Stai considerando la possibilità di studiare per tre mesi, un semestre o un intero anno in una scuola estera? Rileggi attentamente il Regolamento del nostro Liceo, relativamente alle figure di riferimento:

Il Consiglio di Classe, Il Referente per la Mobilità Studentesca Individuale all'Estero, il Dirigente, la Famiglia, la Segreteria ed, eventualmente, l'Agenzia specializzata in viaggi studio all'estero.

Ciascuna di queste figure entrerà in gioco nel momento in cui deciderai di intraprendere questa esperienza.

Il programma di mobilità individuale può essere organizzato autonomamente dalla tua famiglia, attraverso bandi di concorso di enti pubblici e privati, tramite organismi specializzati o contatti personali. La famiglia può scegliere di avvalersi di un ente o un'agenzia per l'organizzazione logistica del progetto.

Per prima cosa sarà necessario contattare il Referente per la Mobilità, al seguente indirizzo mail:

sira.mandala@stelliniudine.edu.it

Il Referente invierà al Coordinatore di classe un modulo per la formulazione di un breve giudizio di idoneità; un eventuale parere negativo, che non sarà vincolante, verrà debitamente motivato. Successivamente, ti darà tutte le indicazioni necessarie affinché il periodo di studio all'estero, che può variare da tre mesi a un anno, sia il più agevole possibile.

Il passo successivo consiste nella compilazione di un Contratto formativo che elencherà le competenze e gli obblighi di tutti i soggetti coinvolti. Tale contratto andrà sottoscritto da te, dai tuoi genitori o tutori legali, dal Dirigente Scolastico. Quest'ultimo ti fornirà indicazioni su come mantenere un contatto costante con i tuoi insegnanti e su come organizzarti una volta raggiunta la tua destinazione. Sarai infatti tenuto ad inviare quanto prima il Piano di Studi scelto e ogni valutazione o giudizio ricevuti nelle varie discipline, secondo le scadenze previste dalla scuola ospitante. A questo proposito è bene sapere che dovrai prevedere per quanto possibile l'inserimento nel tuo programma di materie core, quali la lingua straniera, matematica, storia, scienze, ovvero le discipline che riprenderai al tuo rientro, al momento del tuo reinserimento in classe.

Appena re-immesso in classe, sarai invitato a sostenere un colloquio in cui esporrai le tue riflessioni e un tuo giudizio conclusivo sul percorso svolto; darai altresì prova di aver acquisito i contenuti fondamentali delle discipline relative al semestre o all'anno in cui sei stato assente da scuola, come previsto dal Piano di Apprendimento Personalizzato, che avrai concordato con i tuoi insegnanti prima della partenza.

Al rientro, infine, sarai invitato a scrivere una relazione sull'esperienza, come per qualsiasi altro progetto PCTO. Il tuo/la tua Coordinatore/Coordinatrice ti consegnerà un modello, con indicazione dei punti da sviluppare.

Dopo aver letto attentamente il Regolamento del nostro liceo, considera i possibili vantaggi di un'esperienza di studio all'estero.

Quando partire

L'anno da preferire è sicuramente il quarto, nonostante qualcuno preferisca il terzo anno. I periodi inferiori ai sei mesi si collocano solitamente nella pausa estiva e investono solo parzialmente l'anno scolastico in corso.

Dove andare

La scelta del paese, in base alle tue preferenze, è di pertinenza e competenza della tua famiglia.

Quanto a lungo restare

La durata del percorso dipende da quali obiettivi ti prefiggi. In ogni caso l'intero anno all'estero verrà riconosciuto come valido dal MIUR e ottempererà agli obblighi previsti dal Liceo relativi ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento. E' comunque opportuno comunicare all'insegnante Referente e quindi al Coordinatore di classe l'eventuale partecipazione a progetti extracurricolari di carattere sociale o pratico che possano rientrare ed arricchire le attività PCTO.

Come comportarsi durante la frequenza della scuola straniera

È vivamente consigliato tenere una sorta di diario di bordo della tua esperienza scolastica nella nuova scuola, registrando regolarmente, a cadenza settimanale o mensile, i contenuti delle discipline frequentate. Questo sarà di grande supporto per i tuoi insegnanti, nel momento in cui dovranno valutare il tuo operato al rientro e permetterti quindi di accedere alla classe successiva.

Come comportarsi in caso di rientro anticipato

Il Ministero dell'Istruzione ha emanato nell'aprile 2020 una informativa dove fornisce indicazioni chiare su come operare in caso di rientro anticipato. Nello specifico, l'informativa faceva riferimento all' interruzione del programma di studio all'estero a causa dell'emergenza sanitaria internazionale da Covid 19, ma le indicazioni operative si applicano per qualsiasi altra motivazione. Clicca sul link sottostante per consultare la normativa MIUR.

Perché studiare all'estero

La frequenza di un periodo di studio all’estero durante la scuola superiore rappresenta una delle opportunità formative più coinvolgenti e significative nella vita di un ragazzo o di una ragazza.

Oltre ad imparare perfettamente la lingua in modo naturale, il progetto offre la possibilità di confrontarsi con una cultura diversa e di aprirsi a nuovi mondi, imparando il valore di apprezzare e acquisire prospettive diverse.

Condividere come ospite la vita di una famiglia permette di conoscerne gli usi e le tradizioni e di immergersi completamente in un nuovo contesto culturale. Sarà inoltre possibile prendere parte a viaggi ed escursioni per scoprire le bellezze del paese ospite.

È l'occasione per stringere legami di amicizia spesso duraturi e sperimentare un diverso sistema scolastico. Costituisce un'opportunità unica di crescita personale, che permetterà di acquisire un incredibile livello di indipendenza e maturità, potenziando così la sicurezza di sé e l'autoconsapevolezza. Trascorrere un lungo periodo di studio all’estero sprona ad acquisire capacità di adattamento, oltre a sviluppare un notevole livello di senso civico e di rispetto per gli altri.

Non va trascurato il valore orientativo di questa esperienza, che consentirà di scoprire le proprie potenzialità e le proprie attitudini, offrendo a chi la sceglie la possibilità di costruire le basi per il proprio futuro personale e professionale, consentendo così di essere maggiormente equipaggiati per affrontare un futuro universitario e lavorativo, di respiro internazionale.

Parliamo di Soft Skills e di Intercultural Skills

Tutti sanno che nel curriculum che invierai al termine del tuo percorso universitario vanno indicate le esperienze lavorative e il percorso formativo, ma non è tutto qui. Sempre più aziende pubbliche e private apprezzano e valutano nei curricola dei candidati le cosiddette soft skills, ovvero tutta quella serie di competenze trasversali che nella vita lavorativa sono importanti come o più delle competenze tecniche e professionali acquisite con l’esperienza (hard skills). Sono le capacità relazionali e comportamentali, che caratterizzano la nostra persona e indicano il modo in cui ci poniamo rispetto al contesto lavorativo nel quale operiamo o vorremmo operare. Le soft skills sono importantissime anche per potersi rapportare in modo ottimale con tutte le persone che fanno parte del proprio ecosistema lavorativo: colleghi, superiori ed eventualmente clienti. Autonomia, autostima e capacità di adattamento sono alcune tra le più attese e richieste soft skills nel mondo del lavoro, tutte abilità che un'esperienza di vita in un contesto straniero potenzia enormemente. Porsi l'obiettivo di completare un periodo di studio in un altro paese, impegnarsi a tal fine con determinazione e conseguire le proprie finalità sviluppano l'autonomia, l'autostima e il controllo di sé. Le scuole straniere propongono spesso la modalità del lavoro di gruppo, che sviluppa le abilità di collaborazione e cooperazione e allo stesso tempo invita a mettersi in gioco e a dar prova delle proprie capacità, incoraggiando così lo spirito di intraprendenza, l'iniziativa personale e la proattività, caratteristiche apprezzate e preziose in un futuro contesto lavorativo.

I datori di lavoro valutano inoltre le intercultural skills, come ad esempio l'abilità di capire contesti culturali diversi dal proprio e diversi punti di vista, dimostrare rispetto per gli altri, adattarsi a differenti ambienti culturali accettandone le specificità, essere aperti a idee nuove e nuovi modi di pensare.

Vivere in un paese straniero, collaborare con nuovi compagni di scuola, conoscere persone di provenienza internazionale, accogliere nuovi contesti e relazioni grazie a un programma accademico all'estero contribuirà significativamente ad arricchire e potenziare le tue soft e intercultural skills.

In parole semplici, le soft skills sono le seguenti:

• saper comunicare efficacemente;

• saper lavorare in gruppo;

• essere in grado di tenere testa allo stress.

Le soft skills dipendono, essenzialmente, dal background socio-culturale di ognuno di noi, e sono la risultanza di una serie di comportamenti ed esperienze di vita lavorativa e non.

Oltre alla comunicazione efficace, all’attitudine al team-work e alla gestione dello stress, ci sono altre soft skills molto apprezzate (da inserire nel cv se si ritiene di possederle):

• autonomia: ossia la capacità di svolgere i task assegnati senza il bisogno di una costante supervisione;

• autostima e fiducia in se stessi: essere consapevoli delle proprie capacità, al di là delle opinioni altrui, è fondamentale;

• capacità di adattamento a diversi contesti lavorativi;

• resistenza allo stress e relativo controllo: saper reagire alla pressione lavorativa e mantenere il controllo, senza perdere il focus sulle priorità lavorative e senza trasmettere ad altri ansie e tensioni;

• pianificare e organizzare: identificare obiettivi e priorità, sapere tener conto del tempo a disposizione e organizzare il lavoro delle eventuali risorse a disposizione;

• precisione e attenzione ai dettagli: sapere curare i particolari è spesso la differenza fra un buon lavoratore e uno eccellente;

• tenersi aggiornati: individuare le proprie lacune e le personali aree di miglioramento per acquisire sempre più competenze. È importante dimostrare di essere proattivi nell’apprendere e curiosi verso le novità che interessano il proprio settore;

• lavorare per obiettivi: impegno, capacità, sostanza e determinazione per raggiungere gli obiettivi assegnati e andare, quando e dove possibile, oltre;

• gestire le informazioni: saper acquisire, organizzare e distribuire dati e conoscenze provenienti da altre fonti e persone;

• intraprendenza: lo spirito di iniziativa e la proattività sono sempre caratteristiche apprezzate e preziose in un contesto lavorativo;

• saper comunicare: saper trasmettere e condividere in modo chiaro e sintetico, magari in più lingue, idee e informazioni con i propri interlocutori, ma anche saper ascoltare ed essere disposti a confrontarsi in modo costruttivo. Questa abilità ti tornerà molto utile anche in caso tu ti trovi ad affrontare un colloquio di gruppo;

problem solving: la capacità di non perdere il controllo davanti a un problema inaspettato e avere la lucidità per intervenire e risolvere. L’approccio analitico e razionale ai problemi è particolarmente apprezzato;

team work: capacità e disponibilità di lavorare in gruppo;

leadership: innata capacità di saper guidare, motivare e trascinare i membri del proprio team verso mete e obiettivi ambiziosi.

I benefici cognitivi dell'apprendimento di una nuova lingua. Cosa dicono le neuroscienze.

Psicolinguisti e neuroscienziati hanno richiamato l'attenzione sulla ricaduta a livello cognitivo del parlare più di una lingua, che stimolerebbe e potenzierebbe il nostro cervello.

Ecco alcuni link per approfondire l'argomento.

Alcune testimonianze dagli studenti del nostro Liceo

Luisa

Buongiorno a tutti, il mio nome è Luisa Beorchia, e posso definirmi con orgoglio una ex stelliniana. Il mio percorso allo Stellini è terminato con l’infausto epilogo dovuto al Covid-19, e quindi purtroppo l’ultima volta che sono tornata a scuola in veste di studentessa è stato per sostenere il l’orale di maturità.

Fortunatamente però, quasi un anno prima, quando l’unico virus che temevo era quello influenzale, ho avuto l’occasione e il piacere di poter trascorrere un trimestre all’estero, piú precisamente nella regione del Manitoba, a Winnipeg, nel Canada occidentale.

Era l’anno della quarta superiore, ovvero il penultimo per me in Italia, mentre in Canada era l’ultimo, anche detto “Senior Year”, oppure “12th Grade”.

Il mio desiderio di trascorrere un periodo all’estero aveva radici molto profonde, ed era qualcosa che sognavo di fare ancora prima di iscrivermi allo Stellini. Ho iniziato ad informarmi su possibili mete, associazioni a cui rivolgermi e costi l’anno precedente, a metà della terza superiore, e ho cercato con i miei genitori un compromesso che mi permettesse di non rimanere troppo indietro con la scuola italiana. Alla fine, la scelta è ricaduta su un trimestre in Canada, che ha abbracciato il periodo tra Settembre e Dicembre 2018.

Tra le tante cose che potrei raccontare del mio periodo in Canada, penso che la piú importante sia l’arricchimento personale che ne ho tratto, dal momento che mi sono immersa in una realtà completamente diversa da quella in cui sono cresciuta. Come direbbero i miei professori canadesi, è estremamente “challenging” abbandonare tutti i punti di riferimento: linguistici, ma anche sociali, alimentari (purtroppo sì) e ambientali.

Cambiare continente significa cambiare forma mentis, e questo non ha significato sostituire la mia giá esistente, ma allargarla e plasmarla grazie a nuove conoscenze e punti di vista. Ovviamente, un’esperienza del genere non è tutta rose e fiori, e anzi, ci sono stati parecchi momenti difficili e problemi da risolvere, però il fatto di essere da sola e lontana da tutti mi è servito a sentirmi piú indipendente e capace di trovare soluzioni. Dal punto di vista scolastico, il sistema è completamente diverso: non esiste una sola classe, ma ce ne sono diverse, ognuna per la materia che si sceglie di frequentare. Non ci sono verifiche o interrogazioni orali (se non esposizioni), ma esami, progetti e consegne. L’approccio alle materie scientifiche è estremamente pratico e diretto, non ci sono dimostrazioni, teoremi o premesse; gli insegnanti dicono “questa è la formula, usatela”.

Il rapporto insegnanti-studenti è completamente diverso da quello a cui siamo abituati in Italia: ogni insegnante comunica alla classe il proprio indirizzo, numero di cellulare e orario di ricevimento in modo che gli studenti possano rivolgersi direttamente a lui o lei per qualsiasi problema, dubbio o incertezza.

In generale, l’atmosfera in aula è estremamente informale e anzi, oserei dire amichevole.

Io ho frequentato Psicologia, Matematica avanzata, Fisica, Teatro, Letteratura Inglese e un corso pomeridiano di musica. Ad oggi, dopo quasi due anni dal mio ritorno in Italia, ho ancora il piacere di apprezzare e ricordare alcune cose che ho imparato in quel periodo. Il livello di studio e di impegno necessari per avere buoni risultati è ovviamente piú basso rispetto a quello a cui siamo abituati allo Stellini.

Il mio rapporto con la lingua inglese, che è sempre stato molto amorevole, è migliorato ancora, tanto che alla fine di Novembre ricordo di aver iniziato a sognare in inglese, e tutt’ora alcune perifrasi le formulo mentalmente in inglese.

A livello di famiglia ospitante, quello che consiglio a chiunque volesse lanciarsi in un’esperienza del genere, è di non avere paura di lamentarsi se ci sono inappetenze gravi (c’è un regolamento molto specifico in merito), perché l’ambiente in cui si vive è fondamentale per determinare la qualità del tempo passato all’estero. Io purtroppo sono rimasta quasi due mesi in una famiglia abbastanza sgradevole, ma quando mi sono decisa a cambiarla è andato tutto benissimo e ho conosciuto persone splendide.

Il mio ritorno in Italia è stato meno traumatico di quanto mi aspettassi.

Tralasciando gli episodi di sonnolenza di cui mi sono macchiata in classe per le prime settimane (mi scuso ancora, ma ripeto, è tutta colpa del jet leg), i professori sono stati generalmente comprensivi e gentili: alcuni in particolare hanno apprezzato la mia scelta di trascorrere un periodo all’estero, mentre altri sono stati un po’ meno convinti dell’effettiva utilità di tale scelta. Sicuramente non è stato semplicissimo riprendere certi ritmi di studio, ma il mio periodo in Canada è stato relativamente breve, quindi non ho dovuto sostenere esami per rientrare a scuola: ho fatto qualche interrogazione e verifica in più e ho ricevuto la regolare pagella per il primo quadrimestre.

In conclusione, consiglierei a tutti coloro che ne hanno la voglia e le possibilità di intraprendere un’esperienza all’ estero: è qualcosa che ti aiuta a crescere, ti arricchisce e ti fortifica come persona. Personalmente penso che la scuola dovrebbe costruire individui sí ricchi di conoscenze, ma anche dotati di pensiero critico, capacità di espressione e grande curiosità, e queste sono tutte caratteristiche che un periodo all’estero contribuisce a nutrire e ad alimentare.

Elisa

Questa bellissima esperienza incomincia domenica 2 settembre 2018, giorno in cui, in poche ore, mi sono ritrovata catapultata dall’aeroporto di Venice Marco Polo a quello di London Gatwick. Ricordo ogni istante di quella giornata, ogni emozione, ogni pensiero. Non ero spaventata, per il semplice fatto che non si può temere qualcosa che non si conosce ancora. Ero invece agitata, ma consapevole della mia scelta: non sarei tornata indietro.

La decisione di partire nasce da più di una considerazione, in primis volevo sperimentare l’esperienza di vivere un anno intero, da sola, in un Paese straniero, e in secundis desideravo avere l’opportunità di migliorare il mio livello d’Inglese e di poter approfondire molti aspetti delle materie scientifiche. Ciò è stato possibile grazie al modo in cui è strutturato il sistema scolastico britannico. Nello specifico, ho frequentato la Sixth Form: i due anni non obbligatori (Year 12 e Year 13) che seguono i GCSEs, ovvero gli esami finali di Year 11, e precedono l’Università. Durante il periodo di frequentazione della Sixth Form, ci si specializza in tre o quattro materie, generalmente coerenti con gli interessi che poi si vorrà approfondire successivamente. Alla fine di questi due anni, si conseguono gli esami A levels, con i quali si raggiunge il livello di conoscenza massimo nelle materie scelte. Questi esami sono molto importanti, sia perché determinano l’effettivo livello raggiunto, sia perché, a seconda del voto, garantiscono la possibilità di sostenere dei colloqui con determinate Università.

Nel mio caso, desideravo approfondire le materie scientifiche perché oggetto di interesse per il mio futuro e ho scelto di concentrarmi matematica, chimica e biologia.

Per quanto riguardo l’aspetto didattico dell’esperienza, questa si è subito rivelata molto interessante e stimolante.

I corsi di biologia, chimica e matematica erano completi e vasti e mi hanno permesso di approcciare le materie sia da un punto di vista teorico che da un punto di vista pratico grazie a numerosi laboratori.

Per quanto riguarda la chimica, ho avuto l’occasione di affiancare a lezioni teoriche moltissimi esperimenti svolti durante il corso dell’anno da noi studenti, sia di chimica inorganica che di chimica organica, e a questo proposito uno dei più interessanti è stato la sintesi dell’aspirina.

Quanto alla biologia, abbiamo svolto laboratori vari, sia inerenti all’anatomia che all’ecologia. Durante la lezione dell’apparato circolatorio a ogni studente è stato permesso di sezionare e analizzare il cuore di un suino, per poter realmente applicare le nozioni teoriche appena apprese.

A metà dall’anno scolastico abbiamo invece svolto il laboratorio di biologia che più mi ha interessato: Operating Theatre Live. Questa attività consisteva nel ricreare una sala operatoria con tutti i suoi principali equipaggiamenti e dare l’opportunità a noi studenti di vivere un’esperienza verosimile. Siamo stati divisi in gruppi da cinque persone al massimo in modo da ricreare un’equipe medica e ci siamo vestiti da veri o propri chirurghi. Ogni gruppo è stato fornito di tutti gli strumenti necessari e rappresentava una piccola realtà a sé: sala operatoria e paziente.

Nella prima parte della simulazione è stato svolto un lavoro di analisi: attraverso le cartelle cliniche di vari pazienti dovevamo lavorare in gruppo per cercare una diagnosi e stabilire come procedere. In questa prima parte il paziente era un manichino sul quale siamo intervenuti diversamente a seconda della storia clinica che ci si presentava davanti. Abbiamo iniziato con casi relativamente più semplici, in cui era sufficiente un prelievo o una sutura, poi però la difficoltà è aumentata e siamo finiti per simulare un arresto cardiaco, di cui non eravamo stati avvisati ovviamente, con successiva rianimazione cardio-polmonare e intubazione. Non è stato sottovalutato neanche il rapporto umano che eravamo tenuti ad avere col paziente e ci hanno spiegato come rivolgersi al malato e ai suoi familiari e come comunicare le notizie, belle e brutte. Una cosa che mi ha toccato particolarmente è stata quando cercavamo di rianimare il paziente e il medico che si occupava dell’organizzazione del corso si è accostato a noi e ci ha esortato a parlare costantemente col manichino, tranquillizzandolo. Una mia compagna ha chiesto se anche in quelle condizioni un uomo sia effettivamente cosciente e provi paura e il dottore ha risposto che non è importante se sia cosciente o meno, va trattato come se lo fosse.

La seconda parte del laboratorio consisteva in una dissezione anatomica e al manichino si era sostituito il corpo di un maiale. A ogni gruppo è stata data una testa già tagliata verticalmente da cui abbiamo ricavato numerose parti anatomiche come cervello, cervelletto, bulbo oculare che poi abbiamo sezionato. Successivamente ci sono stati forniti altri organi ancora collegati gli uni con gli altri, dalla trachea, attraverso cuore e polmoni fino al fegato. Li abbiamo analizzati e sezionati. Infine, dato che avevamo prima sperimentato l’intubazione da un punto di vista esterno, abbiamo inserito nuovamente il tubo attraverso la trachea e, una volta gonfiato il palloncino, abbiamo ventilato manualmente attraverso un pallone Ambu.

Ritengo che questo sia stato il laboratorio che più mi ha interessato e coinvolto perché rispecchia i miei interessi futuri e mi ha dato modo di comprendere veramente il perché di certe informazioni che avevo studiato. Approcciarsi a una materia quale la biologia da un punto di vista teorico è infatti la prima fase, aver l’opportunità di toccare poi con mano quanto studiato permette di capire appieno certi meccanismi e fissare le informazioni.

Per quanto riguarda il mio approccio allo studio, i primi mesi hanno saputo svelare le mie lacune e i miei punti di forza: ci sono stati momenti carichi di stress e di lavoro, ma anche di tante soddisfazioni.

Durante l’anno ho imparato a essere molto versatile per quanto riguarda il tipo di studio. Ho dovuto studiare autonomamente per recuperare alcuni argomenti che non avevo affrontato ancora e per mettermi dunque al passo con i miei compagni. Ho sperimentato a volte un altro tipo di studio in cui magari conoscevo l’argomento in italiano ma non i termini specifici per poter esprimermi in inglese, soprattutto in biologia, e quindi studiavo le terminologie. Sono riuscita però a superare le difficoltà che si sono presentate grazie a una serie di fattori quali lavoro duro, capacità di adattamento, forza di volontà e un bellissimo clima di collaborazione che si era creato con le mie compagne di studio – e di vita – e con tutto il corpo docenti, in particolare con una delle mie due insegnanti di biologia, Miss Mcfarlane, la quale si è sempre resa disponibile a darmi tutto il supporto necessario dentro e fuori l’aula.

Alla fine sono riuscita a conseguire ottimi risultati e la soddisfazione è stata grande perché avevo dimostrato ciò che ero stata in grado di fare interamente da sola, in un Paese estero, in una lingua straniera, e quella era la conferma che cercavo nonché la motivazione che mi aveva spinta a partire e lo stimolo di cui avevo bisogno.

Ora so cosa posso fare, ma soprattutto conosco meglio me stessa, i miei limiti e come superarli.

Durante l’anno scolastico ho anche avuto modo di svolgere numerose attività extra-curricolari ma sempre legate all’ambiente scolastico. Ho partecipato a delle gare di matematica, laboratori di produzione musicale e attività teatrali, mia grande passione. Ho anche avuto l’occasione di partecipare al progetto MUN (Model United Nations) dove abbiamo simulato un incontro delle Nazioni Unite e ogni studente era ambasciatore di un Paese membro.

La mia scuola inoltre faceva molte opere di volontariato e alla fine dell’anno il dipartimento di scienze motorie ha organizzato una Colour Run i cui ricavati sono andati a un’associazione benefica che si occupa di ragazzi disabili e cerca di far svolgere loro quante più attività possibile. Alcuni di loro erano presenti all’evento e il sapere di aver dato un contributo, seppur piccolissimo, mi ha riempito il cuore di gioia.

Quanto alla comunicazione, sicuramente ho riscontrato un miglioramento del mio livello di inglese. Durante l’anno ci sono stati moltissimi giorni in cui decidevo di reprimere qualsiasi stimolo esterno mi ricollegasse al parlare in italiano e di dedicarmi interamente all’inglese. Dopo un paio di mesi pensavo e sognavo anche in inglese fino a quasi confondere a volte alcune strutture sintattiche tra le due lingue, magari ceravo di esprimere un concetto in italiano e utilizzavo una preposizione inglese, ricordo che in un’occasione per esempio ero al telefono con mia mamma e le ho detto “È un bellissimo posto to vivere in”.

Inoltre ho avuto l’occasione di vivere anche in un ambiente linguisticamente stimolante perché i miei compagni venivano un po’ da tutto il mondo e quindi ho ascoltato lingue e accenti diversi.

Dal punto di vista umano questa esperienza mi ha regalato emozioni uniche e indescrivibili. Ho avuto la fortuna di trovare persone speciali con le quali ho condiviso un anno intero e che si sono prese cura di me. Persone che non posso definire semplicemente come “amiche”, perché sono qualcosa di più: sono state “famiglia” e hanno rappresentato un punto di riferimento. Eravamo un grande gruppo, tutte molto diverse le une dalle altre ma, come in una vera famiglia, non si sceglie chi ne fa parte piuttosto lo si ama incondizionatamente. Dopo un anno insieme non serviva più parlare per capirsi: ci conoscevamo talmente bene da sapere esattamente come quella persona avrebbe reagito a un determinata situazione, banalmente cosa avrebbe comprato al supermercato, quale era la sua routine giornaliera, come rimproverarla, ma soprattutto come farla ridere e cosa dirle per tirarle su il morale.

Ero abituata a condividere la mia quotidianità con loro, da tutte quelle piccole cose che si fanno durante il corso della giornata ad avvenimenti più importanti. Ricordo ogni risata e ogni pianto, di tristezza ma anche di gioia.

La prima persona che ho visto quel 2 Settembre è stata Alba, una ragazza di Barcellona, e in quel momento non avevo realizzato ancora che sarebbe diventata la mia migliore amica insieme a Sarah, una ragazza con un’anima bellissima che vive a Maiorca ma ha papà inglese. Poi il gruppo si è ampliato con Lila e Brooke, due ragazze tedesche; Toyin e Ugo, dalla Nigeria; Ellen, un personaggio fantastico che si definisce “una tipa olandese, cresciuta in Portogallo e residente in Inghilterra”; Chloe, una ragazza cinese; Ines, dall’Estonia; Wesam, un ragazzo di Dubai; Heram, da Cipro; la dolcissima Teresa, da Madrid e veramente molti altri.

Se dovessi raccontare tutte le esperienze vissute durante l’anno dovrei probabilmente creare un romanzo d’avventura, e più scriverei più mi verrebbe in mente altro da aggiungere. Questa esperienza mi ha regalato tanto, mi ha aperto gli occhi su molti aspetti della mia vita e mi ha fatto apprezzare tante cose che prima davo erroneamente per scontate.

Alla luce di quanto detto trovo molto difficile trovare aspetti negativi per questa esperienza. Non la voglia dipingere come perfetta perché le difficoltà si sono presentate ma sono state alla fine prove aggiuntive che mi hanno fatta maturare ulteriormente: lezioni di vita. Potrei stilare una lista infinita di cose che ho imparato, stile Renzo dei Promessi Sposi, ma annoierei sicuramente il lettore.

All’inizio la sfida era uscire dalla confort zone e interfacciarsi con un ambiente diverso, stimolante da tutti i punti di vista, didattici ma anche umani. Ho avuto tempo, proprio perché “sola” di fermarmi e di pensare tantissimo. Io credo di aver conosciuta la vera me. Ho scoperto lati del mio carattere che si sono rivelati nel momento giusto e di cui prima non conoscevo l’esistenza perché non ne avevo bisogno e ho imparato a limarne altri per poter convivere con persone molto diverse da me, anche culturalmente.

Torno più consapevole di quali siano le mie debolezze e di cosa abbia fatto per superarle, di quali siano i miei punti di forza, le mie responsabilità, le mie reazioni, le mie emozioni. Soprattutto sono consapevole di cosa voglio fare nel mio futuro e la grande lezione di vita che ho imparato da questa esperienza è stata: ce l’ho fatta da sola, in un Paese estero e in una lingua straniera, non vedo l’ora di vedere cosa riesco a portare a termini qui.

Concludo questa brevissima relazione sul mio anno all’estero ringraziando chi ha reso possibile tutto ciò, ovvero i miei genitori, e i docenti che mi hanno supportata e aiutata in questa scelta.

Stampanato Elisa - V^E

Riccardo

Nell’inverno del 2016, dopo numerose riflessioni riguardo all’opportunità di poter frequentare un periodo all’estero, ho deciso di intraprendere l’esperienza di andare a vivere per un anno in una città a me poco nota: Vancouver, città canadese situata nella West Coast.

Sappiatelo, lasciare la propria casa, la propria famiglia, i propri amici è più facile a dirsi che a farsi, ma ne vale la pena. Ora vi spiego il perché.

Senza dubbio il momento più scioccante si presenta all’arrivo nel Paese ospitante: nessun amico, una “famiglia” che non percepite come vostra; nonostante ciò, è proprio in questi momenti che l’obbiettivo dell’esperienza si manifesta, ovvero la capacità di sapersi adattare, di superare gli ostacoli che si presentano, di uscire dalla propria comfort zone e aprirsi, scoprendo un nuovo mondo.

Siate pronti ad immergervi in una realtà del tutto diversa rispetto a quella che siamo abituati a vivere in Italia. Innanzitutto la società canadese è multietnica, infatti è composta da persone provenienti dai posti più disparati del mondo. In secondo luogo, non aspettatevi che il sistema scolastico sia uguale a quello italiano, poiché gli studenti possono scegliere quali corsi frequentare in base ai propri interessi, dalla cucina all’informatica, dalla meccanica alla letteratura. Grazie a questo sistema si sviluppano skills come team-work e leadership, competenze che oggigiorno sono tra le più richieste nel mondo del lavoro.

E non è finita qua! Le attività extracurriculari svolgono un ruolo molto importante. Sei un ragazzo sportivo? Buona fortuna a scegliere lo sport che più ti piace, ce ne sono davvero tanti. Sei interessato all’ambiente? In tutte le scuole sono presenti club mirati alla sensibilizzazione dei cittadini riguardo questo tema. Potrei stare ore ad elencarvi tutte le attività possibili, ma preferisco che le scopriate di persona.

In aggiunta vengono organizzate numerose gite nell’arco dell’anno per conoscere meglio le meraviglie naturali e non che caratterizzano questa nazione.

Per quanto riguarda il tempo libero, Vancouver è una metropoli che offre numerose opportunità, state tranquilli, non vi annoierete. Avrete il piacere di conoscere molte persone con le quali trascorrete momenti indimenticabili che porterete sempre con voi.

Una parte importante della vostra esperienza sarà senza dubbio l’host family, passerete molto tempo assieme e avrete occasione di confrontarvi con la cultura locale, passo fondamentale per la vostra crescita.

Last but not least è un’esperienza che consiglierei a chiunque, in primis per la lingua, in secondo luogo per ampliare i propri orizzonti e per essere indipendenti. Se ne avete la possibilità, sfruttatela!

Riccardo Lucheschi

Sara

Il 2 agosto del 2017 grazie al supporto del Rotary Club di Cervignano-Aquileia-Grado sono partita per trascorre un anno all’estero; la mia destinazione è stata Ensenada, una città messicana di 500.000 abitanti affacciata sull’oceano Pacifico.

Lasciare la mia comfort zone e la mia famiglia a soli 17 anni non è stato affatto facile, ma ero certa che sarebbe stata un’esperienza indimenticabile che mi avrebbe cambiato la vita.

Se devo essere sincera, inizialmente ero un po’ spaventata all’idea di andare in Messico perché non sapevo cosa aspettarmi e soprattutto non conoscevo una parola di spagnolo, ma fin dall’inizio si è rivelata una delle migliori scelte che io potessi mai fare.

Ho frequentano una scuola bilingue (inglese-spagnolo), che mi ha dato l’opportunità di migliorare il mio inglese e imparare lo spagnolo; il sistema scolastico messicano è molto diverso da quello italiano: i primi tre anni di scuola vengono insegnate a tutti le materie base e in seguito, l’ultimo anno ciascun studente sceglie l’“indirizzo” a lui più affine in cui vengono insegnate materie più specifiche. Viene data molta importanza allo sport e alle attività extracurriculari, soprattutto a quelle legate all’aspetto sociale.

Fare l’anno all’estero non significa solo imparare una nuova lingua, ma immergersi in un mondo completamente diverso: conoscere ed apprezzare una cultura nuova, incontrare gente proveniente da tutto il mondo, stringere amicizie che dureranno per tutta la vita, imparare a cavarsela da soli e maturare.

Proprio per questo consiglio a tutti di fare un’esperienza del genere, non abbiate paura!

Con il senno di poi scegliere il Messico altre 100 volte.

Sara Di Bert

Credits:

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