Fipav Sicilia, numeri di un declino di Antonio Lotronto

In queste settimane si è discusso molto sui dati relativi alla decrescita del movimento Fipav Sicilia. Soprattutto a Catania, nel corso dell’assemblea elettiva sfociata nella riconferma di Giuseppe Gambero - a cui vanno le mie congratulazioni - alla presidenza del Comitato territoriale catanese, oggi accorpato a quello di Enna. In quell’occasione, sono stati ritagliati alcuni momenti dedicati ai numeri della pallavolo regionale, passaggio evidentemente finalizzato al tentativo di confutare quanto espresso nel corso di questa campagna elettorale dal sottoscritto e dal gruppo che rappresenta. Sì, perché stando all’interpretazione emersa - e sbandierata - nel corso dell’assemblea di Catania, il nostro gruppo avrebbe snocciolato, strumentalizzandoli, dati non veritieri sull'emorragia di affiliazioni e tesseramenti di cui è vittima il volley siciliano. Ne siete davvero sicuri? Per sgombrare il campo da ogni dubbio, ho ritenuto necessario lavorare su questo umile testo. Un atto dovuto, non nei confronti di chi è intervenuto sulla questione domenica scorsa (mistificando palesemente la realtà), ma nei confronti di società, dirigenti e atleti siciliani.

CADUTA LIBERA

In premessa, è mio dovere precisare che la fonte dei i dati esposti è la Federazione Italiana Pallavolo. Questo per sottolineare due aspetti fondamentali: che l’autorevolezza della fonte è innegabile e che i dati sono, per questo, inconfutabili.

Lo scenario che scaturisce dai numeri è a dir poco allarmante. Prima, però, bisogna riavvolgere il nastro. Nel corso dell’assemblea di Catania del 5 febbraio scorso, è stato affermato che Fipav Sicilia, in riferimento al numero di affiliazioni, avrebbe perso solo 5 società negli ultimi 8 anni. I dati che emergono dagli archivi federali, in realtà, dicono altro. Anzi, tutt'altro. In Sicilia, negli ultimi 8 anni - cioè nel corso della presidenza Falzone, durata due quadrienni olimpici - siamo passati passati dalle 366 società affiliate della stagione 2008/09 alle 310 della stagione 2016/17. Una caduta libera certificata dai numeri, una flessione che per le sue proporzioni non può essere imputabile né alla recessione economica dell'ultimo decennio, né alla decrescita che ha riguardato il volley italiano nella sua globalità: la crisi del volley siciliano, per le proporzioni di cui sopra, è stata evidentemente innescata da un vuoto di competenza in seno al massimo organismo federale della pallavolo regionale. Per onestà intellettuale, è doveroso spedire la cartolina delle colpe all'indirizzo giusto: Fipav Sicilia.

Le società affiliate nella stagione 08/09 erano 366, adesso sono 310

PERDITA DI CAPITALE UMANO

La sintesi del disastro politico-gestionale, manifestato dalla contrazione del numero di società affiliate, è ben espresso da un dato inequivocabile: la pesantissima flessione del numero di tesserati. Per ben esprimere la drammaticità della questione, basta prendere in esame l'ultimo quadriennio olimpico. Nella stagione 2012/13 il corpo atleti tesserati era rappresentato da 20082 pallavolisti; quattro anni dopo, ai nastri di partenza della stagione 2015/16 si sono presentati 16523 atleti. In sostanza, nell'arco dell'ultimo quadriennio olimpico Fipav Sicilia ha perso oltre 3mila tesserati. 3559, per l'esattezza.

Gli atleti tesserati nella stagione 2012/13 erano 20082, 4 anni dopo sono scesi a 16523

SCATOLE VUOTE

Ma non è tutto, perché ai dati appena esposti va aggiunto un ulteriore dettaglio non di poco conto: quello che possiamo definire il “fenomeno delle scatole vuote”. A cosa mi riferisco? A quelle società, affiliate sulla carta, che però non svolgono alcuna attività. Ci sono, e sono tante, come certifica l'elenco delle società aventi diritto al voto. Un corpo elettorale dal quale, norme federali alla mano, sono escluse le compagini che appartengono alle seguenti categorie: quelle che sono alla prima affiliazione da meno di 12 mesi; quelle che non si sono riaffiliate all'inizio della stagione in corso; quelle che nella stagione in corso hanno subito "procedure di assorbimento o fusione o scioglimento". E poi, soprattutto, quelle che nei fatti non svolgono attività. In breve: il numero di società attualmente affiliate alla Fipav Sicilia è "alterato" nella sostanza dalla presenza di entità sportive che continuano a vivere solo sulla carta. Club che di fatto non esistono. Scatole vuote, appunto.

Ma quante sono le società che appartengono a questa "categoria"? Facendo riferimento alla stagione 2015/16, quella presa in considerazione per la creazione del corpo elettorale che ha votato in queste settimane e che si esprimerà il 19 febbraio a Palermo, su 317 società affiliate (*dati Fipav) solo 259 hanno acquisito il diritto al voto. Tra le escluse, 13 sono quelle di prima affiliazione o non riaffiliate nella stagione in corso. Ben 44 sono le società escluse dal voto perché non svolgono alcuna attività o svolgono una mole di attività insufficiente. Sommando questo dato a quello relativo all'emorragia di affiliazioni, ci ritroviamo di fronte a un panorama fosco, che non può essere occultato in nessun modo: chi ci prova, mente sapendo di mentire. Non ci sono alternative.

La flessione in sintesi

INVERTIRE IL TREND

I numeri emersi da questa analisi ci pongono al cospetto di una realtà preoccupante. Analizzato lo stato delle cose, non ci resta che ricominciare da una presa di coscienza degli errori fatti e dei punti di criticità sui quali bisognerà intervenire in via prioritaria. Nei giorni scorsi abbiamo fatto circolare un documento contenente 16 punti, le linee guida che anticipano il programma che pubblicheremo la prossima settimana. Fipav Sicilia ripartirà da uno schema diverso, un modo d'intendere il volley come possibile volano per lo sviluppo sportivo, sociale ed economico della nostra terra. Inizierà una nuova fase che farà leva sul gioco di squadra e sulla competenza della struttura. L'obiettivo che perseguiremo sarà chiaro: rimodulare dalle fondamenta il brand Fipav Sicilia, per rendere il nostro movimento una fucina di idee, un fiore all'occhiello del panorama nazionale. Le nuove parole d'ordine saranno trasparenza, progettualità, competenza, sostenibilità. Sarà necessario uno scatto d'orgoglio, e anche un'impennata collettiva di passione e spirito di servizio. Abbiamo la possibilità di ricostruire sulle macerie, per rivendicare la nostra appartenenza e le nostre capacità. Ne sono convinto: passeremo dallo sfondo alla ribalta. Basta crederci.

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