Lo scenario ritorna alla guerra tra cristiani e saraceni. Il modello letterario è quello del IX libro dell'Eneide di Virgilio, in cui quest'ultimo racconta l'avventura notturna di Eurialo e Niso mentre Ariosto narrerà quella di due giovani soldati saraceni: Cloridano e Medoro, intendi a riprendere il corpo del loro re deceduto in battaglia, Dardanello, ucciso da Rinaldo.
Ariosto però, nonostante le vere e proprie citazioni dell'opera virgiliana, sottolinea la differenza tra i valori dell'epoca latina e quelli della vita corti ideale, approfittandone per donare alla sua opera una funzione educativa attraverso una polemica contro l'ipocrisia delle corti.
Cloridano e Medoro sono due semplici soldati saraceni che tentano di recuperare il corpo morto di Dardinello, loro re caduto in battaglia. È Medoro, il più giovane, a trascinare nell'impresa Cloridano.
Cloridano perde Medoro che nel frattempo viene accerchiato da cento soldati cristiani a cavallo, compreso Zerbino. Lo stesso Cloridano si tiene al riparo ponderando come meglio agire.
Zerbino prova pietà per il giovane e decide di non ucciderlo poiché drammaticamente colpito dalla sua purezza e dai suoi puri principi.
Zerbino sdegnò l'azione del suo soldato a tal punto da esclamare "INVENDICATO GIÀ NON FIA!" voltandosi verso il cavaliere che aveva compiuto l'atto, egli subito dopo approfittando di un improvviso vantaggio fuggì, lasciando la scena a Cloridano, appena uscito allo scoperto per vendicare l'amico.
Angelica e Medoro.
Sembrava che Medoro fosse in fin di vita, quando una figura femminile si accascia sul suo corpo quasi esanime, è Angelica, che avvalendosi delle sue arte mediche cura Medoro.
Più Medoro si avvicinava alla guarigione, più Angelica notava in lui i particolari del marito perfetto e sentiva nascere in lei un sentimento nuovo. Dopo aver rifiutato conti e re adesso è innamorato di un soldato oscuro. È il contrappasso di un amore non come irrazionalità, ma come legge severa e ferrea.
-Alex Schiano di Zenise.