Chiesa collegiata di San Tommaso Apostolo ©ARCHEO MAPPA. OPEN DATA CHIAROMONTE (PZ) - NUOVI FERMENTI

Sulla sommità del Catarozzolo, nella porzione Nord-orientale del centro abitato di Chiaromonte, sorgono in stretta connessione tra loro, il castello dei Sanseverino (attualmente viene chiamato monastero, considerato che nel 1849 il vescovo Acciardi lo acquistò a nome della diocesi di Anglona-Tursi, destinandolo a tale funzione) e la Collegiata di San Tommaso Apostolo. Questa era da tempo beneficio della famiglia comitale dei Sanseverino: eretta in parrocchia nel 1723 col riconoscimento di un proprio territorio e di un fonte battesimale, diversi studiosi la ritengono fondazione di Margherita, moglie del conte Giacomo Sanseverino, ma è probabile che preesistesse al XIV sec. d.C., soprattutto se si riconosce validità ad un documento del 1226 che ne attribuiva la paternità ad Ugo il Vecchio (detto “Monocolo”) (VITALE 2015, pp. 43-74).

Per quanto riguarda la ricostruzione della storia della Collegiata di San Tommaso Apostolo, stimolante risultano tutta una serie di documenti datati ai primi decenni del XVIII secolo; essi definiscono alcuni punti nodali della storia della cappella ‘palatina’, riferibile alla fase normanna di Chiaromonte nei primi decenni dell’XI sec. d.C. L’interessante documento, datato all’anno 1739, riferisce che:

“Nella metà del secolo XI sotto gli auspici de’ figli di Tancredi di Altavilla essendo venuto quel ragguardevol manipolo di Normanni a dominare in queste contrade, vi fù tra questi Ugone il Vecchio da Chiaromonte che diessi il casato da questo luogo di cui si fea Padrone ed in dove trovò già esistente, e fatta chiesa la pred.a Collegiata Chiesa di S. Tomaso Aplo, onde la medesima dotò di molti privilegi, prerogative, ed onori, quali nell’anno 1226 Riccardo da Chiaromonte Padrone di questa stessa Terra, e discendente dell’anzid.to Vecchio Ugone sotto l’Imperador Federico II rinnovò e confermò con questi termini” (Archivio Privato Percoco).

La Collegiata, considerando veritiero il contenuto del documento, non fu fondata dalla contessa Margherita e tantomeno dal suo avo Ugo. Secondo l’Ughelli, la chiesa fu fondata dalla contessa Margherita Chiaromonte agli inizi del 1300, mentre nel fascicolo di carte del 1739 si legge che nella seconda metà dell’anno Mille essa fu eretta a Collegiata insigne ma non fondata da Ugo Monocolo primo conte di Chiaromonte, perché egli la trovò già eretta (Archivio Privato Percoco).

Queste notizie, tuttavia, andrebbero approfondite e supportate da indagini archeologiche sull’intero complesso, perché alcune informazioni provenienti dallo stesso documento del 1739 potrebbero essere mendaci o quantomeno confusionarie. A tal proposito, lo stesso testo afferma in maniera erronea che Ugo Monocolo prese il nome del suo casato direttamente dal centro di Chiaromonte pur non rispondendo a verità; difatti, egli proveniva da Clermont-de-l’Oise in Piccardia e fu il capostipite della famiglia Chiaromonte la quale si insediò anche in Sicilia presso Chiaramonte Gulfi (ELEFANTE 1987).

Sempre nella stessa carta si fa menzione della località Torre del Muzzo, quando si parla di un possedimento della Collegiata nei pressi di tale struttura; allo stato delle conoscenze è difficile assegnare una posizione precisa a questa fabbrica e comprendere se realmente si trattasse o meno di una porzione del sistema fortificato chiaromontese.

Come nel caso della Matrice, anche le condizioni della chiesa di San Tommaso nel XVII sec. d.C. si rivelano attraverso l’Apprezzo del Gallarano:

“... accanto la casa baronale vi è l’altra chiesa sotto titolo di Santo Tommase consistente in una nave coverta a fitte, in testa del quale è il Mast’arco, ove è l’Altae Maggiore con una cona dell’Imagine di Santo Tomase d’Aquino da un lato e l’altro di detta nave vi sono cinque Cappelle sotto diversi titoli, dietro di detto altare maggiore è il Choro con un poco di sacrestia ove si conservano alcuni apparamenti per la celebrazione delle Sante Messe, vi è il campanaro a due ordini con due campane, viene governata detta Chiesa da tre sacerdoti canonici e tre clerici ...” (STIGLIANO 1996, p. 135).

Lo sviluppo planimetrico del complesso ecclesiastico fa preciso riferimento a quella che è la descrizione fatta dal Gallarano, con una navata e cinque cappelle laterali. Lungo la facciata della Collegiata, e su parte del prospetto meridionale, corre un portico inquadrato su entrambi i lati rispettivamente da quattro e da tre arcate a tutto sesto, con le ghiere costruite con l’impiego di laterizi. Esiste una stretta connessione tra la residenza comitale e la chiesa di San Tommaso Apostolo, tuttora fisicamente legate da un passaggio sopraelevato che le mette in comunicazione (VITALE 2015, pp. 43-74).

L’edificio potrebbe essere assimilato alla chiesa palaziale della famiglia Clermont e successivamente della famiglia Sanseverino.

Il tozzo campanile, dalla forma parallelepipeda, conserva probabilmente almeno una delle due campane originarie censite al momento in cui venne stilato l’apprezzo del Gallarano. Indagini archeologiche puntuali su questo edificio non sono state eseguite durante gli ultimi e recenti restauri, non permettendo di comprendere in maniera precisa le fasi di vita del complesso ecclesiastico. La posizione di rilevanza, e l’immediato rapporto di contiguità rispetto all’edificio del potere temporale, farebbero propendere verso esempi di fondazioni ecclesiastiche riferibili all’XI-XII sec. d.C., ampiamente attestati in ambito archeologico.

Anche lo schema planimetrico dell’abitato medievale riprende modelli fortificati d’altura databili allo stesso periodo (VITALE 2014, p. 230). A Chiaromonte lo stesso sistema difensivo si accresce grazie allo sviluppo di almeno tre cinte murarie, fissando l’ultima fase insediativa sotto la reggenza della famiglia Sanseverino: in particolare, un primo baluardo è costituito da una cortina muraria che protegge il lato Nord del versante occidentale nell’area c.d. della Torre della Spiga; una seconda cingeva l’abitato e gli edifici di culto (chiesa dell’Immacolata e chiesa di San Giovanni Battista); sulla sommità, infine, si trova il recinto fortificato che cingeva l’area residenziale del dominus, culminante nell’edificazione sul versante orientale della residenza fortificata e della chiesa palaziale di San Tommaso.

La collegiata di San Tommaso è stata restaurata completamente già qualche decennio fa. L’interno conserva lo splendido altare maggiore cinquecentesco proveniente dall’abbazia cistercense del Sagittario, come rileverebbe la presenza di due stemmi raffiguranti la ‘S’ attraversata da una freccia su insegne vescovili con la raffigurazione del cappello bicuspidale e del bastone, presenti su ambedue i lati della parte inferiore.

L’altare, in marmi policromi, poggia su tre gradini anch’essi in marmo e presenta nel paliotto un motivo a volute spezzate e foglie d’acanto in rilievo finemente realizzate, concludendosi nel medaglione centrale in marmo verde con croce raggiata in marmi policromi elegantemente ornata. Sul postergale e sui cantonali è ripreso il motivo a volute del paliotto. Il tabernacolo, fulcro della composizione, è sormontato da una colomba con ali spiegate che poggia su una nuvola. Significative sono le tracce di trapanazione, che definiscono finemente le forme del volatile e della nuvola sottostante, cesellati sapientemente da mani molto esperte. La piccola porta del tabernacolo è arricchita dal rilievo a sbalzo di tre cherubini alati − pregni di particolari nell’incarnato del volto − in adorazione nei riguardi del sacro cuore di Cristo avvolto nella corona di spine e sormontato da una piccola croce. I capialtari terminano con due volute e foglie d’acanto in marmo bianco ricavati da un unico blocco, mentre ai lati dei pilastrini due volute fasciate completano la decorazione d’insieme. Il paliotto è decorato da un motivo a volute in rilievo che culmina nel medaglione centrale (VITALE 2015, pp. 43-74).

L’altare maggiore è sormontato attualmente da uno splendido crocifisso: stilisticamente tedeschizzante nelle fattezze, questo mantiene gli stilemi dell’intaglio nordico e può essere attribuito al primo quarto del XVI secolo (CASCIARO 2004, p. 234). Tutta la figura, tranne le braccia, è ottenuta da un unico massello, mentre risulta essere andata perduta la croce originale. Prima del restauro, il crocefisso si presentava ricoperto da una pesante ridipintura settecentesca. Il tipo qui raffigurato è di chiara ascendenza nordica sia nello schema generale sia nei particolari. La figura piuttosto allungata e dalle gambe quasi tese ha il suo punto di forza nella grande testa incorniciata da folti capelli, lunga barba e una grande corona di spine. Il perizoma mostra un lembo ripiegato che fuoriesce scivolando sulla gamba destra, con un bordo a sinuose pieghe. Se ad emergere è sicuramente l’influenza della scuola tedesca, non si può certo trascurare un’eco franco/fiamminga nella resa dei dettagli (CASCIARO 2004, p. 234).

A parte l’imponente altare policromo che fa da sfondo alla navata centrale, è da ricordare anche l’altare della cappella laterale, opera elegante e sobria nella sua composizione di linee e marmi. La Collegiata di San Tommaso conserva, inoltre, un meraviglioso fonte battesimale in calcare locale datato al 1574. Realizzato sulla falsariga di quello scolpito nella chiesa cattedrale della Santissima Annunziata a Tursi (MT), datato anch’esso al 1574, è opera di Giovanni Francesco da Tursi (VITALE 2015, pp. 43-74). Alto poco più di un metro, presenta una vasca decorata esternamente con un motivo a palmette su due registri, sostenuta da una colonna circolare rigonfia al centro e rastremante in direzione della vasca stessa; il tutto poggia su una base quadrangolare decorata e abbellita sulle quattro facce laterali e sulle quattro superiori negli angoli con un motivo a girali.

Una delle facce del basamento conserva un’epigrafe; questa, distribuita su un registro costituito da tre righe, che riporta il seguente testo:

M. IOE. F. B. D.

TURSI. M.F.

A.D.1.5.7.4.

La faccia opposta a questa presenta in rilievo la rappresentazione dello stemma della Contea di Chiaromonte, ovvero i cinque colli sormontati sui due lati rispettivamente da due stelle (la stessa rappresentazione dello stemma della Contea chiaromontese, riportato nella copertina di questo volume, è scolpito sul portale della chiesa di San Francesco di Assisi presso Senise (PZ). Questo, a sesto acuto e per tale motivo dalle forme tipicamente gotiche, potrebbe essere databile con buona approssimazione alla fine del XIII-inizi XIV sec. d.C., seguendo anche le linee cronologiche della fondazione del monastero stesso). La vasca del fonte, inoltre, sembrerebbe conservare esternamente tracce originali di colore apposte in antico.

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