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Il popolo italiano tra ritardi e progresso

NEL 1861

  • la grande maggioranza degli Italiani (l'80%) lavora nell'agricoltura
  • nel Sud e nelle isole la superficie agricola è costituita da latifondi (proprietà molto estese coltivate a cereali e in parte destinate al pascolo brado di pecore e capre). I proprietari dei latifondi trascurano le coltivazioni e non fanno rendere i terreni; solo pochissimi proprietari introducono colture specializzate come vite, olivo, agrumi e il gelso per i bachi da seta.
  • nell'Italia centrale il terreno è diviso in proprietà coltivate da mezzadri (contadini che lavorano la terra e in teoria dividono a metà quello che ricavano con il proprietario; nell'800 i proprietari pretendono per loro più di metà del raccolto)
  • nel Nord ci sono invece grandi aziende di tipo capitalistico che appartengono a proprietari detti "agrari" che impiegano braccianti a giornata, contadini chiamati a lavorare a seconda della necessità e vengono pagati in denaro alla fine di ogni giornata di lavoro. le grandi aziende agricole coltivano grano e colture specializzate oltre a foraggio per l'allevamento dei bovini (che producono carne e latte di qualità).
  • in Sardegna i terreni sono dello Stato o della comunità e la maggioranza dei contadini sono piccoli proprietari (circa 60%).

In generale, gli Italiani sono poveri, coltivano la terra con attrezzi tradizionali e non meccanici e i loro terreni producono poco. Mangiano cibi poco nutrienti e sono colpiti spesso da malattie:

  • la pellagra e il gozzo sono malattie legate proprio alla cattiva nutrizione
  • la malaria era diffusa nelle zone paludose soprattutto nel Centro
  • al Sud e nelle grandi città come Napoli vi era la piaga del colera per le terribili condizioni igieniche,
  • la tubercolosi, contagiosissima, era la prima causa di morte

Ma anche la popolazione sana viveva in uno stato fisico problematico. Negli ultimi due decenni dell'Ottocento, il 28% dei maschi venne giudicato inabile alla leva e di questi il 10% era al di sotto del metro e 56cm (altezza minima per essere ammessi).

Il 77% dei Comuni italiani era privo di fogne.

In Italia, a fine Ottocento, ci sono pochissime industrie e sono quasi tutte tessili (lana, cotone, seta). Su 28 milioni di persone l'industria ne assorbe solo 380000.

Si sviluppano i cantieri navali e l'industria per la costruzione delle ferrovie ma a parte queste mancano quasi completamente le infrastrutture (i servizi come strade, scuole, ospedali). Ci sono miniere in Sardegna, Sicilia e Romagna e alcune società per l'illuminazione e il riscaldamento a gas. Gli operai sono pagati meno che in ogni altra parte d'Europa e in generale l'Italia può dirsi un Paese arretrato.

A fine Ottocento la maggior parte degli Italiani soffre per la miseria e per l'analfabetismo, il 73% non sa né leggere né scrivere e il 90% parla solo dialetto. Lo Stato centrale si rende conto che la scuola è fondamentale per unire gli Italiani e farli progredire.

  • vengono quindi approvate delle leggi per far andare a scuola tutti i bambini.
  • vengono scritti i programmi scolastici per tutto il Regno
  • si cerca di assumere insegnanti che abbiano una preparazione
  • diventa obbligatorio mandare a scuola i figli

Questo programma di alfabetizzazione si realizza davvero solo in Piemonte; nella maggioranza delle regioni italiane i Comuni non hanno i fondi per investire nell'edilizia scolastica; ci si arrangia spesso nei conventi e pure nelle stalle. DOC. P. 358

Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento 14 milioni di Italiani emigrano all'estero per cercare lavoro; il flusso continuerà fino al 1970.

Gli Italiani del Nord si spostano soprattutto in Svizzera, Francia, Belgio e Olanda. Gli Italiani del Sud partono per gli Stati Uniti, l'Australia, il Brasile e l'Argentina. Emigrano anche Irlandesi, Russi, Austriaci, Tedeschi.

LE CAUSE DELL'EMIGRAZIONE

  • le condizioni di vita misere, di estrema povertà
  • enorme e velocissimo sviluppo di alcune nazioni (soprattutto USA e Germania, poi Gran Bretagna, Francia e Australia) che le spinsero a chiamare persone povere di altri Paesi per lavorare nell'industria e nell'agricoltura meccanizzata
  • grande sviluppo della flotta mercantile in Italia che si mise a cercare clienti per le traversate

Ma fra tutti gli emigrati delle varie nazioni gli Italiani furono quelli più presi di mira dal razzismo dei Paesi ospiti. Si tratta dei meno alfabetizzati, senza lavori specializzati e per questo vengono impiegati nei lavori più umili e pesanti. LEGGI PP. 361 - 362

Solo con grande fatica e lavoro, alcuni riuscirono a farsi strada alcuni italiani nel settore soprattutto alimentare, diventando camerieri, ristoratori e poi imprenditori nell'import export.

VANTAGGI DELL'EMIGRAZIONE

  • Con le rimesse (trasferimento di denaro ai parenti rimasti in patria) si aiutò in parte a sviluppare l'economia. Chi rimaneva poteva pagare i debiti, costruirsi una casa, comprare un terreno. Si svilupparono lentamente un pubblico di consumatori e un mercato interno.
  • Si sviluppò l'alfabetizzazione grazie alla necessità di leggere le lettere che provenivano da lontano e rispondere V. DOCUMENTI ALLA FINE DEL CAPITOLO.

Credits:

Creato con un’immagine di The New York Public Library - "Immigrants being served a free meal at Ellis Island."

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