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Amor che move il sole e l'altre stelle

Sulla cima del Paradiso Terrestre Dante si è separato dal maestro Virgilio e, purificato da tutti i peccati e dopo essersi immerso nelle acque dei fiumi Lete ed Eunoè, è pronto a compiere l'ultimo suo viaggio attraverso il terzo dei mondi ultraterreni: il Paradiso. In questo percorso sarà accompagnato da due guide, la prima è Beatrice, che rappresenta la grazia rivelata, la seconda guida è San Bernardo di Chiaravalle, che lo aiuterà nell'ultima fase del viaggio, aiutandolo nella contemplazione di Dio e nell'esperienza dell'estasi mistica.

Il Paradiso Dantesco rispecchia la concezione cosmologica del Medioevo, una visione del mondo basata sul principio del geocentrismo, secondo cui l'universo vede al centro la Terra ed intorno ad essa le varie sfere celesti, da quella più vicina, il cielo della Luna a quelle che prendono il nome dai vari pianeti allora conosciuti. Da notare che anche il Sole è messo sullo stesso piano dei pianeti in rotazione attorno alla Terra, anzi è il quarto cielo. Bisognerà aspettare ancora molto tempo prima che le scoperte scientifiche in campo astronomico portino alla concezione eliocentrica del mondo, grazie agli studi di Galileo Galilei ( il primo a utilizzare il cannocchiale rivolgendolo nello spazio), Copernico e Keplero, con la formulazione delle sue leggi.

Ai tempi di Dante, invece, la cosmologia prevedeva, ben nove cieli, oltre i quali esisteva, secondo i filosofi medievali, il cielo delle stelle fisse, e finalmente l'Empireo, la sede dei beati, seduti nella Candida Rosa e assorti nella contemplazione di Dio.

Per volere di Dio le anime beate lasciano temporaneamente il loro seggio nella Candida Rosa e si spostano nei vari cieli, in modo che Dante possa incontrarle e parlare con loro, così come era già accaduto anche nell'Inferno e nel Purgatorio.

Così in ogni cielo si ritrova una categoria particolare di beati, ad esempio nel quarto cielo si trovano gli spiriti sapienti e nel quinto gli spiriti militanti.

Guardando nel suo Figlio con l’Amore

che l’uno e l’altro etternalmente spira,

lo primo e ineffabile Valore

quanto per mente e per loco si gira

con tant’ordine fé, ch’esser non puote

sanza gustar di lui chi ciò rimira.

Leva dunque, lettore, a l’alte rote

meco la vista, dritto a quella parte

dove l’un moto e l’altro si percuote;

e lì comincia a vagheggiar ne l’arte

di quel maestro che dentro a sé l’ama,

tanto che mai da lei l’occhio non parte.

Dio, prima potenza e alto valore, insieme al figlio ed allo Spirito Santo creò l'universo con tanta perfezione che chiunque si trovi a guardare questo spettacolo non può non rimanerne sbalordito.

A questo punto Dante interviene invitando il lettore ad alzare lo sguardo insieme a lui verso le sfere celesti, caratterizzate da un duplice moto e a contemplare l'opera di Dio che ama tanto il mondo da non distogliere mai lo sguardo.

Gustave Dorè

Il Paradiso dantesco non ha le caratteristiche del classico mondo ultraterreno, come il "locus amoenus" degli antichi, fatto in modo simile al mondo reale; non ci sono prati verdi né alberi dai frutti maturi o fiori colorati o fiumi dalle acque tranquille. Non ha caratteristiche materiali; è fatto di luci, suoni e colori. Consiste in un continui sfavillio di luci e suoni armoniosi che simboleggiano l'armonia del cosmo.

Ad un certo punto Dante vede comparire due schiere di beati che si dispongono intorno a loro come a creare una corona avente Dante e Beatrice al centro. Avevano un aspetto luminosissimo ma la caratteristica che li contraddistingue maggiormente è la dolcezza della voce.

Io vidi più folgòr vivi e vincenti far di noi centro e di sé far corona, più dolci in voce che in vista lucenti: così cinger la figlia di Latona vedem talvolta, quando l’aere è pregno, sì che ritenga il fil che fa la zona.

Il loro aspetto sembrava simile a quello della Luna, ( la figlia di Latona), quando si vede in cielo soffusa da un alone tutt'intorno

Poi, sì cantando, quelli ardenti soli si fuor girati intorno a noi tre volte, come stelle vicine a’ fermi poli, donne mi parver, non da ballo sciolte, ma che s’arrestin tacite, ascoltando fin che le nove note hanno ricolte.

Continuando a cantare le anime dei beati fecero tre giri intorno a Dante e Beatrice, muovendosi lentamente, quasi da fermi, come fanno le stelle vicino ai poli.

Dante le paragona a delle danzatrici, nel momento in cui, essendo il ballo quasi terminato, si fermano un momento in attesa che inizi una nuova danza.

Il messaggio di Dante in questa parte iniziale del Canto X del Paradiso è molto attuale, soprattutto se si fa riferimento alle terzine in cui egli ci invita a osservare la grandiosità dell'universo e la sua perfezione, un'opera meravigliosa davanti alla quale non si può non rimanere estasiati.

Il suo viaggio è giunto a termine, un viaggio di un'anima che dopo aver perduto la strada riesce a ridare un senso alla sua esistenza e lo ritrova proprio attraverso la partecipazione al dolore ed alla sofferenza altrui, alla riflessione su sé stesso e alla condivisione con gli altri.

Ricordiamo i versi finali della cantica, in cui si cita:

L'amor che move il sole e l'altre stelle

con cui Dante ci fa riflettere sulla forza che muove il mondo: l'amore. Amore per gli altri, amore per la realtà circostante, amore per tutte le creature, amore per la vita.