Casa Palma Camozzi Vertova, già Tini Guerrinoni, è forse tra le dimore storiche di Bergamo la meno nota e appariscente sia per la sua ubicazione sul versante nord delle Mura venete, il lato nascosto della città che non partecipa della posizione scenografica e dominante sulla pianura, sia per la conformazione architettonica chiusa, che in luogo di esibire una facciata presenta una cortina muraria continua, che ne evidenzia la natura originaria di casa fortificata. Proprio grazie a questa “riservatezza” l’edificio ha saputo mantenere e proteggere al di là delle vicissitudini storiche, segnate da diverse stratificazioni edilizie e innumerevoli passaggi di proprietà, quell’antico spirito autenticamente bergamasco, schivo e riservato, solido e concreto, poco amante dell’effimero ma capace di memoria storica.
Questa sua peculiarità, questa capacità di interpretare il genius loci della città, la rende un gioiello unico e prezioso, ancorché lontano dai riflettori, nell’ambito del patrimonio architettonico e storico della città.
Costruita nel 1522 dai conti Antonio e Giacomo Pighetti, appartenenti alla nuova nobiltà di investitura palatina, casa Palma Camozzi Vertova fu edificata su una preesistente casa medievale. Oltre le mura che la racchiudono come una fortezza, si apre una corte quadrata, con un pregevole portico trabeato e logge superiori a tre ordini. Con la successiva erezione delle Mura venete l’antico piano terra venne ad essere interrato, costituendo oggi le cantine della dimora. Il salone d’onore e i salottini a piano terra, originariamente piano nobile, hanno struttura a volta e sono impreziositi da affreschi, stucchi e graffiti monocromi. Uno stretto corridoio che diparte dalla corte dà accesso alla piccola cappella privata dell’Addolorata.
Tra medioevo, rinascimento e risorgimento
Casa Palma Camozzi Vertova, dalla sua posizione di retroscena, incastonata tra la Rocca e porta San Lorenzo, è testimone di momenti cruciali della storia di Bergamo e del Risorgimento. Porta San Lorenzo, la meno appariscente delle quattro porte della città, è l’antica via d’accesso alle valli e attraverso la Via Mercatorum ai Grigioni e al mondo tedesco. Tra medioevo e rinascimento, con la costruzione delle Mura venete, avviene la metamorfosi da città mercantile a città fortezza, baluardo di terraferma della Repubblica Veneta, nonché città di costruttori. Tra il Rinascimento e l’età barocca la fioritura culturale e artistica promossa dai salotti e dalle accademie è documentata dalla raccolta Camozzi Vertova, uno dei patrimoni costitutivi della Biblioteca Angelo Mai, mentre un’altra raccolta Camozzi Vertova, comprendente armi e cimeli, attesta le vicende che legano la casa all’impresa dei mille e alla spedizione dei legionari di Polonia e ha dato vita al Museo del Risorgimento, dove spicca il celebre poncho di Garibaldi, che entrò a Bergamo passando per Porta San Lorenzo. Nel Novecento casa Palma Camozzi Vertova fu adibita a rifugio per sfollati e nel dopoguerra fu oggetto di un intervento di restauro globale per iniziativa di Gianluigi Tini Guerrinoni e della moglie, cugini degli attuali proprietari, che dedicarono anni di lavoro e passione per ripristinare e salvaguardare l’edificio e la sua storia.
Grandi passioni, grandi tragedie
Tra le innumerevoli testimonianze che la dimora offre al visitatore attento ai particolari e alle connessioni che rendono unico questo luogo, spiccano gli affreschi cinquecenteschi del salone, opera d’esordio di Giovanni Battista Guarinoni da Averara, commissionata dal canonico Antonio Pighetti con un soggetto inedito, la storia di Orbecche, apoteosi dell’amor tragico, con raffigurazioni di estrema truculenza, lontanissime dai temi arcadici e bucolici solitamente prescelti dalle famiglie nobili per istoriare le proprie residenze. Orbecche è considerata la prima tragedia del teatro moderno: opera di Cinzio Giraldi, stampata nel 1543, è una delle tragedie cui si ispirerà Shakespeare per rivoluzionare il teatro.
Perfettamente coerente al tema, sebbene successiva di trecento anni, ecco un’opera plastica come il busto del nobile garibaldino Luigi Caroli, che andò a morire con Francesco Nullo in Polonia, dilaniato dall’amore per la giovanissima marchesina Giuseppina Raimondi, da lui stesso presentata al proprio idolo, Giuseppe Garibaldi, che già cinquantenne la volle per sé, come sua seconda moglie.
Infine, la chiesetta della Madonna Addolorata, con un accesso rivolto all’esterno su via della Fara, dove la Madonna è rappresentata trafitta da 7 pugnali, rappresenta nella memoria popolare un angolo devozionale, in ricordo dei tempi in cui i condannati a morte venivano condotti dal carcere, che aveva sede nell’ex convento di San Francesco, oggi riqualificato come Museo Storico della Città, allo spiazzo della Fara, dove avevano luogo le esecuzioni. Lungo il tragitto i condannati potevano qui sostare per un’ultima preghiera, dando origine alla denominazione popolare di chiesetta del’ultimo respiro , dello Spasimo o dei Condannati.
I "DESIGNERS FOR BERGAMO" DI CASA PALMA CAMOZZI VERTOVA
Grazie a Casa Palma Camozzi Vertova | Testi a cura di Leone Belotti | Fotografie: Ph. di Casa Palma Camozzi Vertova © Casa Palma Camozzi Vertova e Guja Ajolfi