La mia prima esperienza di job shadowing all’estero si è rivelata molto proficua sotto ogni profilo, professionale, culturale e interpersonale in quanto ho potuto confrontarmi con colleghi italiani e stranieri su temi di fondamentale importanza per l’educazione, condividere esperienze, punti di vista, buone pratiche.
Il liceo di Œrestad è all'avanguardia nell'uso delle tecnologie applicate alla didattica, tutto il processo di insegnamento /apprendimento avviene infatti senza l'ausilio dei libri di testo e completamente online. I ragazzi sono tutti in possesso di un portatile e i materiali vengono condivisi su Google. Le lezioni sono parte di una programmazione molto dettagliata e rigorosa, condivisa con gli studenti che sanno sempre quando e come affrontare un argomento, anche se sono assenti; le lezioni si svolgono in aule chiuse da vetri, in spazi aperti o in entrambi, i docenti alternano approcci tradizionali e innovativi: la lezione frontale, l’uso di video e di presentazioni multimediali, momenti di riflessione personale, di lavoro cooperativo e di confronto (debate).
Anche l'organizzazione molto innovativa dello spazio contribuisce all’apprendimento. Gli spazi aperti fanno sì che tutto sia condiviso: tutti vedono, tutti sentono, tutti giudicano; il senso della misura e della responsabilità sono estremamente importanti e costituiscono uno dei cardini dell’educazione in questa scuola. La posizione del docente non è “gerarchica”, non ha una cattedra, si muove tra la lavagna e i banchi ed ha a sua disposizione un trespolo su cui appoggia il computer personale da cui partono gli input per la sua lezione “partecipata”.
Il benessere degli alunni è altrettanto importante e la scuola offre diverse aree di relax per i momenti di pausa da soli o di condivisione con i compagni.
Nel corso di questa esperienza ho sicuramente rafforzato la mia convinzione per cui i libri di testo, le strumentazioni di condivisione complesse e costose non sono indispensabili per creare un percorso di insegnamento/apprendimento efficace. E’ fondamentale invece predisporre una programmazione puntuale e rigorosa, materiali che stimolino la riflessione, fare in modo che la conoscenza non sia fine a se stessa, ma sia al servizio del sapere, che la classe diventi il luogo dove concretizza la magia dell’apprendimento. In tale prospettiva il ruolo del docente diventa quello di un facilitatore, di colui che rende accessibile il sapere attraverso strumenti che stimolano l’approfondimento e la ricerca. Gli spazi sono parte integrante dell’apprendimento, maggiore è la loro apertura, maggiori sono la condivisione e la necessità di assumere comportamenti responsabili. In quest’ottica, i genitori sono coinvolti in modo marginale nella scuola superiore, non si fa ricorso all’autorità genitoriale per ottenere ciò che i ragazzi possono responsabilmente raggiungere da soli.
Questi spunti, che condividerò quanto prima con i colleghi della scuola dove insegno, non potranno che consolidare la nostra scelta di attivare nel primo triennio solo classi 2.0 e di migliorarne l'offerta formativa.