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Propaganda e consenso Regimi totalitari e mezzi di comunicazione di massa

In tutte le epoche e sotto qualsiasi forma di governo l'esigenza di adesione ad un programma politico ha spinto tutti i regimi totalitari e le dittature ad utilizzare tecniche più o meno sofisticate per ottenere il consenso dei cittadini, controllarne tutti gli aspetti della vita e raggiungere con ogni mezzo il controllo socio-psicologico delle masse in modo da renderli funzionali ai loro interessi.

In tempi più vicini a noi, giornali e volantini dell'epoca rappresentano una testimonianza di come l'informazione possa essere pilotata per scopi politici.

Osservate con attenzione alcuni manifesti del ventennio fascista: offrono un esempio tipico di come i nuovi mezzi della pubblicità possano agire sulla società di massa diffondendo idee e comportamenti desiderati da chi detiene il potere.

Come potete vedere, questi manifesti riguardano molteplici aspetti della vita sociale, dall'economia, alla scuola, alle alleanze politiche, dalle conquiste coloniali alle leggi razziali...

Prendete le ultime due immagini, ad esempio, cioè le copertine di due giornali del 1938, che esprimono la dilagante teoria della suddivisione dell'umanità in razze ( che nel primo caso sono rappresentate di profilo, a delineare le differenze anatomiche, la fronte, il naso, la conformazione del cranio...), come per avvalorare la politica di sfruttamento coloniale e l'opera civilizzatrice della civiltà europea...

Nel secondo caso, invece, in copertina è presente un celebre dipinto che rappresenta un passo biblico "Susanna e i vecchioni", in cui anche i testi sacri vengono utilizzati per presentare il popoli ebraico con caratteristiche negative attraverso un canale facilmente comprensibile, quello dell'iconografia sacra.

Sappiamo molto bene come la pubblicità, le immagini, i colori usati, gli slogan facili da ricordare producano un effetto sul cervello, lavorando come un tarlo che genera effetti a breve e lungo termine, con un'opera di persuasione molto forte.

Mussolini, che era un giornalista, si rese ben presto conto dell'importanza dell'uso dei nuovi mezzi di comunicazione di massa per ottenere il favore degli italiani. La radio divenne il mezzo ideale per divulgare i discorsi pronunciati in pubblico, che, in tal modo, non venivano ascoltati solo dal gruppo dei presenti, ma arrivavano in tutte le piazze d'Italia, anche nei piccoli centri, dove ci si riuniva per ascoltarli. Fu istituito, inoltre, l'Istituto Luce, con il compito di divulgare i "Cinegiornali", con l'esaltazione del regime mostrato in tutto il suo splendore.

Questo video tratto dall'Istituto Luce rappresenta una interessante fonte storica da analizzare nei minimi particolari per capire quali elementi sono stati utilizzati per presentare la figura del Duce in una veste che potesse far presa tra i cittadini: l'emblema della virilità del maschio italiano che ogni giorno si dedica alla cavalcata, il buon padre di famiglia che educa i suoi figli in modo amorevole, il politico attento alle esigenze dei cittadini, come dimostra l'attenzione per i più piccoli.

Benito Mussolini docet

1920- In Italia non si fa nessuna differenza tra ebrei e non ebrei ( il Popolo d'Italia 19 Ottobre 1920)

1921- "Vogliamo farvi sapere che per il Fascismo la questione razziale ha una grande importanza. I Fascisti devono preoccuparsi della salute della razza perché la razza è il materiale col quale intendiamo costruire anche la storia" ( Il Popolo d'Italia 9 Novembre 1921)

1929- "E' ridicolo pensare che si debbano chiudere le sinagoghe. Gli Ebrei sono a Roma dai tempi dei Re... Rimarranno indisturbati." ( Camera dei Deputati 13 Maggio 1929)

1934- "Chi vi ha visto sfilare ha avuto la profonda quasi plastica impressione della nuova razza che il Fascismo sta virilmente foggiando e temprando per ogni competizione" ( Discorso agli atleti d'Italia 2 Ottobre 1934)

1937- "Vi autorizzo a precisare che gli ebrei d'Italia hanno ricevuto, ricevono e continueranno a ricevere lo stesso trattamento accordato ad ogni altro cittadino italiano e che nessuna specie di discriminazione razziale o religiosa è in mente mia" ( New York Times 24 Giugno 1937)

1938- "Le razze che giuocheranno un ruolo importante saranno gli italiani, i tedeschi, i russi e i giapponesi. Gli altri popoli saranno distrutti dall'acido della corruzione giudaica" ( G. Ciano Diario-1938)

Gli uffici propaganda degli stati in guerra a regime autoritario detenevano un ruolo di importanza strategica: impedire o limitare al popolo l'accesso all'informazione libera, per tenerlo in uno stato di ignoranza.

Il 27 Ottobre 1923 Mussolini fissò con queste chiare parole la concezione fascista della comunicazione:

Desidero che il giornalismo si renda conto delle necessità storiche, di certe ineluttabilità storiche; desidero che il giornalismo collabori con la Nazione"

Inutile sottolineare che quel desiderio di collaborazione alludeva ad un ordine contro cui non era prevista alcuna obiezione.

I giornali italiani autorizzati alla pubblicazione delle informazioni erano asserviti al regime fascista e inserivano nelle loro rotative " veline" addomesticate, quotidianamente predisposte dal Min.Cul.Pop ( Ministero della Cultura Popolare), dietro cui si nascondeva il sistema di censura voluto da Benito Mussolini, che aveva il compito di far conoscere agli italiani esclusivamente ciò che il regime voleva, comprese le vittorie inesistenti sui fronti di guerra.

Il giocattolo di guerra

Il giocattolo di guerra è antico quanto il mondo. Da sempre è considerato, in chiave imitativa, utile per la formazione dei giovani guerrieri e dei futuri soldati.

Il problema del gioco bellico è se possa avere valore educativo o diseducativo, se sia canalizzatore di aggressività o istigatore alla violenza. Sul punto le posizioni degli studiosi non appaiono univoche.

Il bambino, talvolta, esorcizza le sue inconsce paure di fronte alle cose del mondo ricorrendo a figure feroci o spaventose: si pensi, ad esempio, alla passione dei bimbi per mostri, alieni e dinosauri.

Ciononostante, vista la durezza delle immagini cui sono sottoposti oggi i bambini nella vita quotidiana, anche attraverso la TV ed il WEB, l'uso delle armi giocattolo sarebbe, secondo alcuni, solo il più antico strumento di istigazione dei piccoli alla violenza.

Il medesimo problema si pone con i videogiochi a contenuto bellico o violento, se li inducano all'imitazione o alla liberazione dalle paure.

Di sicuro inducono grandi e piccini ad una pericolosa dipendenza e a varie forme di assuefazione, inclusa quella verso comportamenti brutali.

Il giocattolo e la propaganda di regime

Anche il Duce aveva ben compreso l'importanza di passare attraverso l'infanzia per realizzare il processo di "Fascistizzazione" della società.

L'uso dei giocattoli in chiave propagandistica, l'organizzazione della gioventù secondo modelli militari e l'intervento diretto sulla scuola e sui libri di testo furono alcuni degli strumenti individuati per celebrare il regime anche tra i più piccoli e forgiarne le coscienze secondo i dettami del partito fascista.

Dai sei agli otto anni i piccoli diventavano Figli della Lupa, dai nove ai quattordici Balilla, mentre le bambine erano inquadrate come Piccole italiane; dai quindici ai diciotto i maschi erano Avanguardisti e le femmine Giovani italiane.

Una delle grandi occasioni di propaganda fu la "Befana fascista", introdotta nel 1928 da Augusto Turati.

Per approfondire, guarda le foto della mostra allestita a Cava de'tirreni in occasione degli 80 anni dalle leggi razziali, con materiali dell'INDIRE

Mentre i bambini italiani venivano educati come piccoli soldati, a partire dal 1938 una sorte ben diversa era destinata ai piccoli bambini ebrei.

Ecco alcune testimonianze di bambini ebrei napoletani, che vedrete raffigurati in una fotografia dell'epoca

" Le leggi razziali prevedevano che noi ragazzi ebrei potessimo frequentare solamente le elementari e non altre scuole... per cui fu organizzata questa classe speciale, questa classe mista, che comprendeva ragazzi dalla prima alla quinta elementare. Io ero in terza e per due anni la frequentai. Noi eravamo emarginati... la mia memoria ha cancellato quasi tutto di quell'epoca, come se si fosse rifiutata". ( Roberto Piperno-nella foto, il primo da sinistra in prima fila)

"Avevo sette anni, la divisa da "Figlio della Lupa". E all'improvviso mi dissero che in quella classe non potevo stare più." ( Dario Foà- nella foto secondo da sinistra in seconda fila)

"Non vedevamo mai gli altri bambini. Sentivamo le loro voci, ma non li incontravamo mai. Entravamo ed uscivamo sempre prima di loro da una porta laterale." ( Tullio Foà, 5 anni, accanto al fratello Dario, terzo da sinistra in seconda fila)

"Ero la più piccola della sezione speciale... Non ho mai approvato questa discriminazione che ci ha profondamente segnati. ( Matilde Benusiglio- poco più di 4 anni, al centro della foto)

Ecco un'altra fotografia, che ritrae un bambino :

Sergio De Simone

Cercate informazioni sulla sua storia.

Vi lascio con una frase di Pietro Calamandrei, che pronunciò in un incontro con gli studenti milanesi:

"

Adesso tocca a voi:

Provate a realizzare un breve ppt analizzando i materiali a vostra disposizioni.

Esso dovrà contenere :

  • definizione del concetto di propaganda e consenso
  • quali mezzi di informazione vennero controllati in epoca fascista
  • riferimenti a manifesti e giornali dell'epoca analizzati in maniera dettagliata
  • esempi di cinegiornali spiegati a parole vostre
  • riferimenti all'educazione dei bambini e dei ragazzi
  • il giocattolo come mezzo per educare ed asservire
  • le leggi razziali del 1938
  • le testimonianze dei bambini ebrei a Napoli.
  • un messaggio conclusivo

Buon lavoro!

Created By
Savina Gravante
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