Ultime Lettere di Jacopo Ortis Romanzo Epistolare

Ultime lettere di Jacopo Ortis può essere considerato il primo romanzo epistolare della storia letteraria italiana. Lo svolgersi della trama è quindi scandito dalle lettere che i personaggi si scambiano.

La prima edizione di questo romanzo risale al 1798, e l'ultima riedizione al 1817, con l'aggiunta nel 1816 di una lettera contro Napoleone e con una nota autobiografica l'anno successivo.

Già nel 1796 Foscolo idea il soggetto del suo romanzo, come si evince dal suo Piano di studi, una raccolta di appunti su opere che voleva comporre e su letture che considerava importanti. In questo Piano appunta semplicemente "Laura, lettere". In questo stesso anno Foscolo si trova a soggiornare sui colli Euganei, presso Padova, che saranno lo sfondo delle vicende del romanzo. Altro evento contemporaneo che ispira il poeta è il suicidio di uno studente universitario, Girolamo Ortis.

Parco dei colli Euganei -Padova

Nel 1798 viene pubblicata parte del romanzo (fino alla lettera 45) a Bologna, ma viene interrotta la pubblicazione a causa della guerra contro gli Austro-russi, a cui Foscolo partecipa. L'editore decide di concludere l'opera, affidandola ad Angelo Sassoli. Questa edizione viene pubblicata nel 1799.

La seconda edizione esce nel 1802. Foscolo, infastidito dalla scelta dell'editore, lavora per completare il suo romanzo.

L'edizione del 1802 può essere considerata la prima vera edizione dell'Ortis, dove è forte il tema politico: il suicidio del protagonista, oltre per la motivazione amorosa, è commesso per protesta contro Napoleone e il suo tradimento politico con il trattato di Campoformio.

Forte è il carattere tragico del personaggio Jacopo Ortis, che ricorda personaggi di tragedie alfieriane. Rispetto all'edizione del 1798, in quella del 1802 fin dalla prima lettere si presenta una fortissima tensione e un accento sulla scelta che deve compiere il protagonista, che si trova nelle liste di proscrizione e non sa se consegnarsi.

Si evidenzia la passione e l'ardore di Jacopo e anche la durezza degli eventi che lo colpiscono.

Interessante anche la dedica fittizia del personaggio Lorenzo al lettore.

Il suicidio di Jacopo è un atto di protesta, di rinuncia fortissima contro la figura del tiranno, contro il suo tradimento politico, ma anche contro l’idea che da liberatore è diventato sostanzialmente il primo oppressore e ha quindi mostrato il volto più violento del potere e la sua ferocia, contro cui l’uomo animato da sentimenti nobili non può far altro che soccombere. Il personaggio ha perso gran parte dei connotati sentimentali e ha acquisito toni tragici. E' forte l’aspetto di tragicità nel personaggio, sia perché molto spesso ricorda i protagonisti delle tragedie alfieriane cioè il loro pathos, l’esprimere delle violentissime e vibranti passioni che sono in contrasto contro l’istituzione, contro il mondo che si muove attorno, sia perché proprio nel modo di parlare di Jacopo è fortissima l’idea che a parlare non sia uno che scrive a un amico, ma qualcuno che si rivolge direttamente apostrofandolo.

Da' colli Euganei, 11 Ottobre 1797

Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m'opprime mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque gli sventurati? E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamo le mani nel sangue degl'italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadavere almeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nome sarà sommessamente compianto da' pochi uomini, compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de' miei padri.

The Treaty of Campo Formio (17 October 1797), by which Napoleon handed Venice over to the Austrians, gave a rude shock to Foscolo, but did not quite destroy his hopes. The state of mind produced by that shock is reflected in his novel The Last Letters of Jacopo Ortis (1798), which was described by the 1911 Encyclopædia Britannica as a more politicized version of Johann Wolfgang von Goethe's The Sorrows of Young Werther. The story of Foscolo, like that of Goethe, had a groundwork of melancholy fact. Jacopo Ortis had been a real person; he was a young student of Padua, and committed suicide there under circumstances akin to those described by Foscolo.

Foscolo, like many of his contemporaries, had thought much about suicide. Cato the Younger and the many classical examples of self-destruction described in Plutarch's Lives appealed to the imaginations of young Italian patriots as they had done in France to those of the heroes and heroines of the Gironde. In the case of Foscolo, as in that of Goethe, the effect produced on the writer's mind by the composition of the work seems to have been beneficial. He had seen the ideal of a great national future rudely shattered; but he did not despair of his country, and sought relief in now turning to gaze on the ideal of a great national poet.

Created By
M. Pia Lo Vullo -
Appreciate

Credits:

Fonti: www.oilproject.org , Treccani Scuola, Wikipedia

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