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Appunti di scuola NON GUIDA PRATICA PER INSEGNANTI

I.C. di Rudiano - a.s. 2020-2021 - Buone pratiche di didattiche disciplinari: costruire e valutare apprendimenti significativi, per tutti e per ciascuno, attraverso didattica esperienziale e percorsi trasversali.

"Per l'ostrica la perla non è una cosa bella, è una malattia, qualcosa che le si è infilato dentro, un granello di sabbia, un pezzo di conchiglia, e le fa male; perciò lei lo ricopre, piano piano, per neutralizzarlo, e strato dopo strato lo trasforma, nel tempo, in una perla. Penso che non è da tutti farlo, trasformare in questo modo una cosa che fa male. Ci vuole coraggio, e forza, non so se tutti possono riuscirci. Ma poi penso, checcavolo, se ce la fa un'ostrica, un mollusco, noi, che dovremmo essere la specie più intelligente sul pianeta, perché non dovremmo esserne capaci?"

Parto da qui, da un passo di un meraviglioso romanzo, l'ennesimo, di Gabriele Clima: Con le ali sbagliate.

Se dei pezzi di conchiglia non mi si fossero conficcati dentro, sarei stata altro, come persona e come insegnante.

I miei pezzi di conchiglia in questi dieci anni di insegnamento sono stati molti e diversissimi tra loro. Hanno tanti nomi, quelli di tutti gli studenti che ho avuto (e che avrò). Non li ho trasformati in perle, quello l'hanno fatto da soli. Sono loro che hanno trasformato me.

"Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo" di Charlie Mackesy
Non esistono insegnanti senza studenti e non esistono studenti senza insegnanti.

Da studentessa ho vissuto la scuola come un "gioco di ruolo" in cui i ruoli erano definiti da rapporti di potere netti e inequivocabili: l'insegnante sa e l'alunno/a impara. Questa disparità mi è sempre stata stretta e l'ho sentita profondamente ingiusta da subito. Se in apparenza regalava maggior dignità al docente, in realtà sminuiva entrambe le parti.

Gli insegnanti erano immobili e distanti, talvolta anche stanchi. Gli studenti erano in affanno nel tentativo di raggiungerli su una strada già tracciata e che non sentivano propria. Eravamo tutti meno proprio a scuola, uno dei contesti in cui si ha la possibilità di ser mais, essere di più, come diceva Paulo Freire.

Quando sono approdata a scuola da insegnante ho capito ancora meglio perché questo tipo di rapporto non fosse quello migliore. I miei studenti mi hanno dato la conferma che, se esiste una ricetta per lo stare a scuola, l'ingrediente che non può mancare mai è RECIPROCITA'.

E reciprocità comporta umiltà, apertura all'altro, ascolto, dialogo e responsabilità. La relazione tra insegnanti e studenti è una relazione d'amore e, come tale, implica anche una buona dose di fatica, delusione, sofferenza e frustrazione. Non c'è nulla di idilliaco. Ma si tratta di qualcosa di molto potente.

E' proprio mischiandomi con i ragazzi e facendo anch'io ciò che chiedevo loro di fare che un giorno sul mio taccuino ho scritto:

La mia classe è la mia miglior insegnante

E poi in Lettera a una professoressa ho letto:

"Poi insegnando imparavo tante cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio."
Agnès De Lestrade e Valeria Docampo, Inventario dei giorni sospesi

Adottare una nuova prospettiva è necessario. E' un processo naturale, anche se ha comporta una serie di cambiamenti. Capovolgere se stessi, ribaltare il proprio punto di vista, uscire dagli schemi e dalle zone confort, lasciare gli ormeggi, perdere l'equilibrio.

Non è per nulla facile, del resto l'incontro con l'altro non lo è mai. Ma se l'insegnamento vuole essere autentico e significativo, deve confrontarsi con una realtà liquida in perenne mutamento.

Da dove partire? Dove arrivare? Come andare?

Il punto di partenza è sempre la mia classe, un insieme complesso di abilità e difficoltà, di risorse e di bisogni, di spunti sempre nuovi e di necessità, e soprattutto di desideri. Dai ragazzi e dalle ragazze che abbiamo davanti dobbiamo prendere le mosse e a loro dobbiamo arrivare. Sono l'inizio e la fine di ogni percorso. Sono loro a dettare gli obiettivi da raggiungere proprio in relazione a ciò di cui hanno bisogno e che sognano. L'insegnante ha il compito di capire tutto questo e costruire l'itinerario.

Ma il viaggio non deve né può essere lineare. E' piuttosto una spirale che ritorna dialetticamente su se stessa ma a livelli diversi, in un continuo muoversi dal particolare all'universale e viceversa.

Il percorso non è mai dato una volta per tutte, ma si costruisce in fieri, mentre lo si percorre grazie agli stimoli e agli input forniti dalla classe in corso d'opera. Può essere pieno di fermate e deviazioni. E' per questo che non compilo mai le mie unità di apprendimento a priori, ma sempre a posteriori, a lavoro ultimato.

Se lo start, la deadline e i compagni di viaggio sono i ragazzi e le ragazze e la loro realtà, quali i mezzi di trasporto?

I famosi CONTENUTI! Quell'insieme di conoscenze che troviamo affastellate nei libri di testo e che spesso a noi insegnanti mettono ansia. Perché siamo spesso convinti che vadano affrontati tutti, perché siamo ancora legati al programma che non esiste più da un po'.

Prendo in prestito la metafora del sapere come cibo per la mente e per l'anima. Quando abbiamo fame e cuciniamo un piatto, non usiamo tutti gli ingredienti potenzialmente disponibili sulla faccia della Terra. Non ci serviamo nemmeno di tutti quelli che abbiamo in dispensa. Selezioniamo, anche in base a ciò che più ci piace e che è più adatto.

Lo stesso accade per i contenuti. Non possiamo ingozzare i nostri studenti e le nostre studentesse con tutto ciò che i libri ci mettono sul piatto. Rischieremmo di nausearli.

Non possiamo nemmeno offrire loro sempre la stessa ricetta, perché in tal caso saremmo noiosi e lasceremmo tanti ingredienti a marcire. Il che sarebbe davvero un grande spreco. Dobbiamo variare, quindi.

La mia esperienza mi ha insegnato che solo in questo modo l'apprendimento può essere significativo ed è spendibile nei diversi contesti e situazioni di vita.

"Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo."

Immanuel Kant, Fondazione della metafisica dei costumi, in Scritti morali

Cosa ci dice la normativa...

Costituzione della Repubblica italiana

Articolo 3, comma 2 - "E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Articolo 4 - "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."

Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione, D.M. 254 del 16 Novembre 2012.

La scuola nel nuovo scenario

" [...] la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze. [...] La scuola è perciò investita da una domanda che comprende, insieme, l’apprendimento e «il saper stare al mondo»."

" [...] l’obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate. Al contrario, la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno [...] orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi . La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti."

Centralità della persona

"Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato. Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti."

Istituti tecnici. Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento, d.P.R. 15 marzo 2010, articolo 8, comma 3.

Identità degli Istituti tecnici

" [...] il rilancio dell’istruzione tecnica si fonda sulla consapevolezza del ruolo decisivo della scuola e della cultura nella nostra società non solo per lo sviluppo della persona, ma anche per il progresso economico e sociale; richiede perciò il superamento di concezioni culturali fondate su un rapporto sequenziale tra teoria/pratica e sul primato dei saperi teorici. [...] è molto importante che i docenti scelgano metodologie didattiche coerenti con l’impostazione culturale dell’istruzione tecnica che siano capaci di realizzare il coinvolgimento e la motivazione all’apprendimento degli studenti. Sono necessari, quindi, l’utilizzo di metodi induttivi, di metodologie partecipative, una intensa e diffusa didattica di laboratorio. [...] Ogni nuovo impianto di studi non può prescindere, infine, da una visione che accomuni studenti e docenti. Considerare gli istituti tecnici come “scuole dell’innovazione” significa intendere questi istituti come un laboratorio di costruzione del futuro, capaci di trasmettere ai giovani la curiosità, il fascino dell’immaginazione e il gusto della ricerca, del costruire insieme dei prodotti, di proiettare nel futuro il proprio impegno professionale per una piena realizzazione sul piano culturale, umano e sociale. In un mondo sempre più complesso e in continua trasformazione, l’immaginazione è il valore aggiunto per quanti vogliono creare qualcosa di nuovo, di proprio, di distintivo; qualcosa che dia significato alla propria storia, alle proprie scelte, ad un progetto di una società più giusta e solidale."

Linee guida per favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale (D.M. 766 del 23 agosto 2019)

Identità dell'istruzione professionale: il nuovo paradigma.

La scuola si trova davanti a un " [...] duplice sfida, quella dei nuovi studenti richiedenti significati per la vita e opportunità di inserimento nel reale, e quella del sistema economico che necessita di profili sempre meno di esecutori o di meri specialisti, e sempre più di persone capaci di visione, cooperazione, apertura e intraprendenza.

Sono necessari "l’attivazione e l’”ingaggio” diretto degli studenti stessi visti come risorsa, bene collettivo del Paese e del territorio, in quanto portatori di talenti e di energie da mobilitare e far crescere per la comunità, attraverso un nuovo patto educativo. Tale patto dovrebbe essere in grado di promuovere crescenti livelli di autonomia e responsabilità dei giovani. [...] Con ciò si spiega anche l’opzione netta a favore della personalizzazione dei percorsi e degli apprendimenti. Personalizzazione significa, infatti, conferire e consentire centralità e protagonismo ai giovani, non solo perché possano scoprire e mettere in gioco i propri talenti peculiari, ma anche perché possano diventare realmente responsabili del proprio cammino personale, assumendosi (progressivamente) il rischio della propria libertà di azione."

La parola a voi

Pensate alle vostre classi, ai singoli alunni e alunne che vi trovate davanti ogni giorno.

Qual è la realtà in cui vivono in quanto preadolescenti e adolescenti? Quali sono gli elementi di questo loro mondo?

Proviamo a partire da questi agganci per elaborare percorsi di senso.

In concreto

Mi sono concentrata su tre competenze chiave

Raccomandazione del Consiglio d'Unione europea- 22 maggio 2018

Competenza alfabetica funzionale

La competenza alfabetica funzionale indica la capacità di individuare, comprendere, esprimere, creare e interpretare concetti, sentimenti, fatti e opinioni, in forma sia orale sia scritta, utilizzando materiali visivi, sonori e digitali attingendo a varie discipline e contesti. Essa implica l’abilità di comunicare e relazionarsi efficacemente con gli altri in modo opportuno e creativo.

Competenza personale e sociale e capacità di imparare a imparare

La competenza personale, sociale e la capacità di imparare a imparare consiste nella capacità di riflettere su sé stessi [...]

Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali

La competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali implica la comprensione e il rispetto di come le idee e i significati vengono espressi creativamente e comunicati in diverse culture e tramite tutta una serie di arti e altre forme culturali. Presuppone l’impegno di capire, sviluppare ed esprimere le proprie idee e il senso della propria funzione o del proprio ruolo nella società in una serie di modi e contesti.

Ancora Whatsapp...

Abbiamo riletto le nostre conversazioni su Whatsapp durante il lockdown, le abbiamo trascritte e abbiamo selezionato i pezzi che più risuonavano dentro di noi.

Li abbiamo rimescolati e abbiamo dato loro l'ordine che preferivamo in base a ciò che volevano esprimere.

Ed ecco i nostri versi!

Arianna
Fatmira, Com'è facile
Denisa
E ancora...
  • Essere o non essere: George Gray
  • I limiti e L'Infinito
  • Odi et amo: parole d'odio
  • Liste per tutti i gusti: i nomi che ci definiscono, le definizioni dei nomi
  • Bisognerebbe...
  • Rabbia&Co
"Sui monti non ci possiamo stare. Nei campi siamo troppi. Tutti gli economisti sono d'accordo su questo punto. E se anche non fossero? Si metta nei panni dei miei genitori. Lei non permetterebbe che suo figlio restasse tagliato fuori. Dunque ci dovete accogliere. Ma non come cittadini di seconda buoni solo per manovale. Ogni popolo ha la sua cultura e nessun popolo ce n'ha meno di un altro. La nostra è un dono che vi portiamo. Un po' di vita nell'arido dei vostri libri scritti da gente che ha letto solo libri."

La cultura che occorre, in Lettera a una professoressa.

Bibliografia e sitografia

Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina, 1967

http://www.indicazioninazionali.it/2018/08/26/indicazioni-2012/

https://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/nuovi_tecnici/INDIC/_LINEE_GUIDA_TECNICI_.pdf

https://www.miur.gov.it/web/guest/-/linee-guida-per-favorire-e-sostenere-l-adozione-del-nuovo-assetto-didattico-e-organizzativo-dei-percorsi-di-istruzione-professionale

http://www.esantoni.org/Linee_guida/secondo_ciclo/licei_Indicazioni_nazionali/Indicazioni_nazionali.pdf

GRAZIE

Created By
Annalisa Casanova
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Credits:

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