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IN CAMMINO preghiera sabato 18 aprile

Fare e osare non qualunque cosa, ma la cosa giusta; non restare sospesi nel possibile, ma afferrare arditi il reale; non nella fuga dei pensieri, ma nell’azione soltanto è la libertà.

L’obbedienza sa cosa è bene, e lo compie. La libertà osa agire, e rimette a Dio il giudizio su ciò che è bene e male. L’obbedienza segue ciecamente, la libertà ha gli occhi ben aperti. L’obbedienza agisce senza domandare, la libertà vuole sapere il perché. L’obbedienza ha le mani legate, la libertà è creativa. Nell'obbedienza l’uomo osserva i comandamenti di Dio, nella libertà l’uomo crea comandamenti nuovi. Nella responsabilità trovano realizzazione entrambe, obbedienza e libertà. (Dietrich Bonhoeffer)

La figura di Dietrich Bonhoeffer ci richiama la risolutezza con cui Pietro e Giovanni, protagonisti del brano narrato nella prima lettura odierna, rendono la loro testimonianza, senza alcun timore delle conseguenze cui vanno incontro nel proclamare la loro fede in Gesù crocifisso e risorto. In una delle sue opere più famose Sequela, il teologo protestante sottolinea chiaramente che per essere fedele alla Parola di Dio il cristiano deve inserirsi nel mondo, deve misurarsi con la 'complicata' realtà della storia. È questo il senso della celebre frase scritta dal carcere alla fidanzata: «Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con piede solo, staranno con un piede solo anche in cielo...».

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, i capi e gli anziani e gli scribi, vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome».

Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto.

Per la riflessione

Il brano degli Atti degli Apostoli ci presenta la controversia tra gli apostoli e i notabili del popolo, scatenata dalla guarigione di un uomo storpio. Il testo ci mette di fronte a una resa: «Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo».

L'opera di Pietro e di Giovanni ridesta nei custodi del sistema religioso in vigore, un incubo: non era bastato uccidere Gesù per placare l’ennesima attesa messianica. La guarigione di un uomo diventa un fastidio. Per il Signore Gesù, al contrario, il recupero di una vita piena è il cuore stesso del suo vangelo, e diventa, in modo del tutto naturale, la missione e la testimonianza della Chiesa.

Proprio coloro che più volte avevano chiesto a Gesù 'un segno', fanno fatica a riconoscere e accogliere i segni. In tal modo la Parola di Dio ci ricorda con forza che non basta 'un segno evidente' per toccare e trasformare i cuori. La stessa risurrezione non si dà come un'evidenza schiacciante, ma come un'occasione di relazione e di trasformazione interiore che esige il pieno e generoso consenso della volontà e del cuore.

La reazione coraggiosa di Pietro e Giovanni dinanzi all'ingiunzione dei capi del popolo diventa per ogni discepolo una sorta di metodo interiore per discernere e scegliere: «Se sia giusto dinanzi a Dio, obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi».

La cosa importante e fondamentale non è convincere gli altri, ma rimanere serenamente convinti della forza che promana dalla risurrezione anche quando gli altri non ci credono affatto. Nessun 'segno evidente' può esimerci dalla nostra presa di posizione libera e responsabile, che fa del mistero della risurrezione un dono esigente davanti al quale dobbiamo scegliere, decidere e assumere le conseguenze. (Commento: fr. Micheal Davide)

Sosta qualche istante in silenzio. Rileggi il Vangelo e il commento, lasciando che la Parola ascoltata ti interroghi, ti consoli, ti illumini.

Concludi il tuo incontro con il Signore, chiedendo il suo aiuto e la sua protezione: 'Signore risorto, la nostra vita è accompagnata e illuminata da segni evidenti della tua risurrezione, che anima e rianima le nostre esistenze. Donaci il tuo Spirito di libertà, di verità e di coraggio, per condividere i doni pasquali che riversi a piene mani nella nostra vita di discepoli e di Chiesa. Alleluia!'.

Continuiamo ad accompagnare questi giorni di fragilità condividendo pensieri e riflessioni capaci di alimentare fiducia e speranza. Col suo grande cappello fiorito e le sue vesti variopinte, Zia Caterina da oltre 15 anni anni trasporta sul suo taxi pieno di colori, di pupazzi, di fiori e di giocattoli, i bambini malati di tumore in cura all’ospedale Meyer. In questo periodo zia Caterina si trova a Baan Unrak, una splendida realtà di accoglienza e di aiuto per centinaia di bambini orfani, e lì è rimasta, per dare il suo aiuto speciale e colorato in questa fase di Coronavirus. (Fonte: Fraternità di Romena www.romena.it)

Osservate più spesso le stelle. quando avrete un peso nell'animo, guardate le stelle o l'azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, intrattenetevi col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete. (Pavel A. Florenskij)

Credits:

Creato con immagini di pasja1000 - "spring feeling heart" • dimitrisvetsikas1969 - "love rusty heart" • Bessi - "tree lake reflection"