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Il sorriso della follia

Nel passato come nel presente, la follia si è manifestata in tanti suoi piccoli aspetti: attraverso il genio degli scienziati, i versi dei poeti, le melodie dei musicisti e i colori vivaci sulle tele degli artisti.

“Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.” Luigi Pirandello

Le convenzioni sociali e i rigidi schemi della logica danno “forma” alla vita che, intrappolandola e rendendo l’individuo non più persona integra e unitaria, ma solo un personaggio.

" […] presto l’atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch’io ero non solo per gli altri ma anche per me […] tutti dentro questo mio povero corpo ch’era uno anch’esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà. Quando così il mio dramma si complicò, cominciarono le mie incredibili pazzie."
“Non è tanto facile suonare lo strumento della mente.” Sigmund Freud
“Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.” Sigmund Freud

Ieri come oggi il termine “follia” ha un significato più comune per indicare semplicemente chi si ribella all’ordine della vita sociale per dare sfogo alle passioni, ai sentimenti, all’istinto... alla pura irrazionalitá. Spesso prima della legge Basaglia quando i manicomi erano ancora aperti, coloro che venivano definiti “pazzi” erano rinchiusi in ospedali psichiatrici che diventavano man mano veri e propri carceri.

“La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d' essere.” Franco Basaglia

Non entravano solo malati affetti da disturbi mentali, ma anche persone del tutto sane, la cui colpa era solo quella di rappresentare un pericolo per la società, un rischio, un semplice imbarazzo. In quel periodo finirono negli ospedali psichiatrici italiani senza tetto, sbandati e principalmente oppositori politici. Il manicomio, dal greco manìa (follia) e komèo (curare), divenne il migliore e più pratico strumento per “togliere” di mezzo persone scomode

Un disturbo neurologico del tutto sconosciuto si verificò nel primo dopo guerra...

Lo stress della guerra portava a fare impazzire i soldati che iniziavano ad avere una varietà di sintomi misteriosi: palpitazioni, tremori, paralisi, incubi, insonnia e a volte smettevano di parlare. Alcuni sembravano perdere il senno per sempre, altri recuperavano dopo un periodo di riposo... qui si trattava della sindrome chiamata dagli inglesi “shellshock”.

Nel mondo greco la follia è spesso considerata vendetta o punizione degli dei. Ad esempio nell’Eracle di Euripide, abbiamo un uomo folle che perde il controllo in balia delle passioni, nel suo disorientamento impazzirà.

Seneca pone al centro delle sue tragedie lo scatenarsi rovinoso di sfrenate passioni, non dominate dalla ragione e delle conseguenze catastrofiche che ne derivano. Da un lato vi è la ragione, di cui si fanno spesso portavoce personaggi secondari che cercano di dissuadere i protagonisti dai loro insani propositi; dall’altra vi é il furor, cioè l’impulso irrazioanale, presentato come manifestazione di pazzia in quanto sconvolge l’animo umano.

In particolare nella “Medea” sin dall’inizio dell’azione la protagonista è preda di un furor irragionevole che la spinge alla sovversione di ogni ordine, fisico ed etico.

In "Alice in Wonderland" il tema della follia è presente sotto molti aspetti...

«All the best people are crazy.»

Tale frase mi ha fatto riflettere sul vero significato della parola "matto" a cui molte volte viene attribuita un accezione negativa, ma non sempre chi è fuori dal normale è una persona negativa e questo libro ne è la dimostrazione.

Maddalena Postiglione

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