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...IN ATTESA preghiera GIOVEDì 2 aprile

Nella prima lettura di oggi ascoltiamo la grande promessa di Dio ad Abramo: «Ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazione e da te usciranno dei re». [...] La terra dove sei forestiero, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te».

Dal libro della Genesi

In quei giorni Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio». Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione».

L’alleanza con Dio segna in modo indelebile la vita di Abramo, che scopre, nel cammino con il suo Signore, la propria autentica identità. Confidando nella promessa di Dio Abramo si apre a una speranza in apparenza irragionevole; essa è la capacità di andare al di là dei ragionamenti umani, della saggezza e della prudenza del mondo, al di là di ciò che è normalmente ritenuto buonsenso, per credere nell’impossibile. La speranza apre nuovi orizzonti, rende capaci di sognare ciò che non è neppure immaginabile.

Oggi, più che mai siamo chiamati a disseppellire la speranza soffocata dal pensiero fisso sui contagi, le malattie i lutti. Occorre differenziare la speranza dal semplice desiderio, perché non basta desiderare che andrà tutto bene perché accada. Bisogna liberare la speranza dalla patina magica, miracolistica; bisogna accoglierla con la sua pelle ruvida, vicina alla vita. La speranza nei tempi di crisi è una pieve in costruzione, un giorno sarà alta solida e offrirà rifugio ai viandanti, adesso è solo un cantiere; è uno spiffero di luce che si insinua sotto le porte chiuse delle nostre case, sotto il nostro cuore... Proviamo a stare in questi strani giorni fino in fondo, lavorando al cantiere della speranza.

Come Abramo 'abitiamo' la relazione con Dio e tra di noi. Domandiamoci: Cosa posso fare oggi per far sì che le mie relazioni, a volte stanche e logore, trovino un'anima? Cosa posso fare oggi per ascoltare la voce di Dio?

Sosta in silenzio. Mettiti alla presenza del Signore. Affidati a Lui, al suo Amore: 'Signore, esprimi la tua Parola eterna in me e fa' che l'ascolti. Signore, irradia la tua luce in me e fa' che la veda. Signore, imprimi il tuo Volto in me e fa' che lo custodisca. Signore, compi la tua opera in me e fa' che ricominci sempre da capo'.

Fai memoria della tua 'casa', degli affetti che la abitano, delle relazioni che vivi in questi giorni: 'Signore ti affido... (ricorda le persone a cui vuoi bene, quelle in difficoltà, quelle che hanno chiesto di pregare per loro), prenditi cura di loro, abbracciali con la tua bontà e la tua tenerezza'.

Ascolta questa bella meditazione di Papa Giovanni XIII.

Credits:

Creato con un’immagine di Vincent van Zalinge - "Lonely Ladybug"