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VILLA CATTOLICA BAGHERIA

Indirizzo: Via Rammacca 9 - 90011 Bagheria (Pa) - Vedi mappa

Apertura: Tutti i giorni dalle ore 09.00 alle ore 17.00. Lunedì chiuso.

Storia

La villa venne edificata nel 1736 dal principe di Cattolica Eraclea, Francesco Bonanno. Nel 1973 Renato Guttuso donò molte sue opere al comune di Bagheria, che creò all'interno del piano nobile della villa un museo dedicato al pittore. Il comune acquisì definitivamente la villa nel 1988 e due anni dopo, nel 1990, posizionò al suo interno un sarcofago monumentale per ospitare le spoglie del pittore e la trasformò ufficialmente nel Museo Renato Guttuso. Nel Museo sono conservate opere di Onofrio Tomaselli, Silvestre Cuffaro, Domenico Quattrociocchi, Pina Calì, Vincenzo Gennaro e Giuseppe Pellitteri. Nel corso degli anni altre opere sono state accolte ed esposte all'interno del museo. Dagli anni 2000 il piano terra è occupato da un laboratorio teatrale e da due laboratori pittorici.

Pittura di carretto

La raccolta fa parte della bottega Ducato di Bagheria, famosa in tutto il mondo. Un’attività iniziata nel 1895 da Michele Ducato, poi proseguita dai figli Onofrio, Ernesto, Giovanni, Domenico e Giuseppe, ritenuti maestri impareggiabili da tanti estimatori, tra i quali proprio Guttuso, che espresse tutta l’ammirazione per la loro arte anche attraverso un famoso dipinto (Il pittore di carretti, 1966), appartenente al ciclo autobiografico.

Acquisita dal Museo, la collezione comprende un carretto da lavoro costruito negli anni ‘50 e dipinto nel 1985, un considerevole numero di ‘veline’ e disegni eseguiti dai vari componenti della famiglia Ducato, selezionati in modo da rappresentare ben 24 cicli della pittura di carro, ex voto, sponde. La raccolta offre uno spaccato di laboratori pittorici (oltre ai Ducato, anche Emilio Murdolo, Mariano Picciurro, Paolo Cardinale, Giulio Canadese, Tommaso Scirè) dal 1930 fino ai giorni nostri. Con Michele Ducato, figlio di Giuseppe, ultima testimonianza della tradizione pittorica.

Cartellonismo Cinematografico

La collezione del cartellonismo cinematografico è costituito da una variegata selezione (oltre 450) di manifesti di vario formato, locandine e foto-buste, oggetto di una generosa donazione (2004) di Filippo Lo Medico, compianto protagonista insieme ai fratelli Giovanni e Vincenzo della gestione di una storica sala cinematografica bagherese, il Nazionale, tra il 1927 e i primi mesi del 1984. La collezione inizia il suo percorso dal cinema muto, dalla programmazione d’epoca fascista, al ritorno sugli schermi del cinema americano e dallo star-system hollywoodiano con cui riparte nel dopoguerra. Straordinariamente significativo è l’incontro con il neorealismo ed il mondo cinematografico di Zavattini e De Sica, per finire con le nouvelles vague europee, il nuovo cinema americano e gli omaggi a Fellini e Tornatore. Illustrazioni che interpretano con una sola immagine lo spirito di un intero film.

La Gipsoteca

Accoglie una raccolta di gessi e marmi bianchi, visibili anche dall’esterno attraverso la grande vetrata. Lo spazio è dominato da un’opera di Mario Rutelli, artista che con Ximenes e Trentacoste rappresenta quella linea di monumentalità intrisa di potere e di carattere, a volte abbagliata da una fresca vena naturalistica o infiorata dalla flessuosa eleganza decorativa del Liberty. E’ un trittico di grandi statue in gesso raffigurante Bacco, la Sicilia, Pan, del 1891, collocata in un’edicola architettonica lignea, le cui colonne sono sagomate con canne.

Nel percorso sono esposte due opere dello scultore Silvestre Cuffaro, artista che opera parallelamente alla pittura di Quattrociocchi nel solco del tradizionale naturalismo. Il bassorilievo in pietra Il sogno del pastore, seconda esecuzione dell’originale in terracotta del 1932, è stato fonte di ispirazione per il poeta futurista bagherese, Giacomo Giardina. La visione d’apostolo, del 1935, scultura carica di emozione, sebbene novecentista.

Fotografia

La sezione dedicata alla fotografia accoglie gli scatti di Mimmo Pintacuda, che ha narrato la storia di Bagheria. L’uomo che ha insegnato a Giuseppe Tornatore l’arte della proiezione e quella fotografica, per stessa ammissione del regista, che è presente con un ampio repertorio della sua Opera prima. Un nutrito corpus di foto di Ferdinando Scianna, corredato da uno straordinario video Quelli di Bagheria, sequenza di immagini in cui la memoria personale si interseca con quella collettiva. Si aggiungono ai loro scatti quelli di Pino Settanni, noto per i ritratti e i servizi realizzati a Kabul e nei Balcani.

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