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Stolpersteine PIETRE D'INCIAMPO

Le Pietre d'inciampo ( in tedesco Stolpersteine) sono una iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig

Le Pietre d'inciampo (ted. Stolpersteine) sono una iniziativa dell'artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L'iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell'incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti al di sopra con una piastra di ottone.

In Germania, soprattutto, all'esordio dell'iniziativa è sorto un dibattito sul fatto che le "pietre" venivano poste davanti al portone di ingresso e il proprietario dell'immobile poteva non sempre gradire l'idea di essere costretto a ricordare ogni giorno le atrocità naziste.

“The artist Gunter Demnig remembers the victims of National Socialism by installing commemorative brass plaques in the pavement in front of their last address of choice. There are now STOLPERSTEINE (lit. “stumbling stones or blocks”) in over 610 places in Germany as well as in Austria, Hungary, the Netherlands, Belgium, the Czech Republic, Norway and Ukraine.

Gunter Demnig cites the Talmud saying that "a person is only forgotten when his or her name is forgotten". The Stolpersteine in front of the buildings bring back to memory the people who once lived here. Each “stone” begins with HERE LIVED… One “stone”. One name. One person.” Dal sito del progetto Stolpersteine.

Vandalismo a Roma 2010

Sono state imbrattate nella notte a Roma, ricoperte da vernice nera, le 'pietre d'inciampò collocate dal Comune, nel Giorno della memoria, davanti alla casa dove il 7 aprile del 1944 era stata deportata la famiglia di Piero Terracina, in via Rosolino Pilo. Lo denuncia, indignato e in lacrime, l'anziano ex deportato, tra i pochi superstiti della razzia romana. "E' una profanazione terribile", sottolinea.

Pietro Terracina

"Io non abito più in quella casa - spiega Piero - sono stato avvertito questa mattina da un inquilino del palazzo. E' terribile che ancora ci siano persone che fanno cose così orribili".

Rimozione e furto pietre Roma 2012:

Roma Capitale dove in questi anni l'artista tedesco ha posizionato più di duecento pietre.

Un caso di ordinario antisemitismo. La Capitale si interroga sull'episodio della rimozione delle cosiddette «pietre d'inciampo» - i sampietrini dorati apposti per ricordare alcune vittime della Shoah - per la quale martedì 17 gennaio è stato accusato un romano. Come sia andata in via di Santa Maria di Monticelli 67, è presto detto: i sampietrini della memoria sono stati eliminati da un condomino irritato dalla loro comparsa di fronte al portone di casa, un immobile di prestigio del centro storico, a due passi dal ministero di Grazia e Giustizia.

Le tre «pietre d'inciampo» dedicate alla memoria delle sorelle Spizzichino, divelte e rubate qualche settimana fa nella Capitale, sono state riconsegnate oggi dai carabinieri ad Emma Aboaf, nipote delle tre vittime dell' Olocausto. Le targhe d'ottone, opera dell'artista Gunter Demnig, erano state divelte da via Santa Maria in Monticelli da un uomo che vive proprio nel palazzo dove avevano abitato le Spizzichino: «Non volevo il cimitero proprio davanti al portone di casa mia» è stata la giustificazione del 41enne romano individuato dai carabinieri e denunciato per furto. «Non ho parole - ha commentato Emma Aboaf dopo aver ricevuto le targhe dorate dalla mani del maresciallo Alessandro Ottaviani, comandante della stazione Piazza Farnese - sono davvero emozionata e penso che la migliore risposta siano queste targhe che sono importantissime per la memoria di cui ho preso il testimone da mia madre. Le donerò alla Fondazione Museo della Shoah di Roma.

Vandalismo pietre a Milano 2017

La denuncia viene dalla figlia di Dante Coen, Ornella, che lavora al Cdec, centro di documentazione ebraica contemporanea: "L'abbiamo trovata coperta da una vernice nera la mattina di sabato. Mio marito lo prevedeva, io ero fiduciosa che la città avrebbe avuto rispetto. Comunque addolorata e avvilita, sono andata a comprare l'acquaragia e con mia figlia Laura siamo scese in strada a pulire. Lo trovo un oltraggio grave alla memoria di una persona che non c'è più e che non si può difendere. D'ora in poi vigileremo tutti i giorni perché questo non accada di nuovo. Credo che questo sfregio sia il frutto di un clima brutto in cui il negazionismo ha ancora molto seguito". Davide Romano, assessore alla Cultura della comunità ebraica di Milano. "Sappiamo che a qualcuno queste 'Stolpersteine' danno fastidio: si chiamano 'pietre d'inciampo' non per niente.

don Pietro Pappagallo (furto o smarrimento 2 volte)

Durante l'occupazione tedesca, il sacerdote si impegnò nel fornire aiuto a soldati, partigiani, alleati, ebrei ed altre persone ricercate dal regime.

Il 29 gennaio 1944, il sacerdote fu arrestato dalle S.S., dopo la delazione da parte della spia tedesca Gino Crescentini, lo scopo era eliminare una figura di spicco del Fronte Militare Clandestino e della resistenza romana. Condannato a morte, fu giustiziato il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine.

La pietra d'inciampo dedicata a don Pietro Pappagallo, sacerdote che si impegnò nella protezione e assistenza dei perseguitati dal regime nazi-fascista, arrestato e fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, è nuovamente "sparita". A darne notizia è l'ufficio stampa di Memorie d'inciampo a Roma spiegando che gli studenti della scuola media Mazzini che il Giorno della Memoria erano stati portati dai loro docenti a omaggiarla, non l'hanno trovata.

Pietre a Padova

progetto ideato dall'artista tedesco Gunter Demnig, che si è tenuta in via Roma 48, e di seguito in via Petrarca, 15 davanti alle case delle famiglie deportate durante la Shoah.

«Direttore del Messaggero di S. Antonio, durante la seconda guerra mondiale nel periodo della resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla resistenza, riuscendo a far fuggire all’estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile». PADRE PLACIDO CORTESE, MEDAGLIA D'ORO AL VALOR CIVILE.
Pietre a Venezia

Davanti alla casa del rabbino capo Adolfo Ottolenghi, in Strada Nuova al civico 2346/b di Cannaregio (presente la nipote Elisabetta). Poco più avanti, sono stati i fratelli Dario e Corrado Calimani a ricordare la nonna materna, Anna Jarach che, prelevata dalla propria abitazione il 6 ottobre 1944, morì ad Auschwitz il giorno del suo arrivo. Al Ghetto Vecchio, sono stati ricordati, Moisè Calimani e Anna Foà Melli, deportata a marzo e deceduta a settembre 1944.

È stata fatta più tardi nell'isola di San Servolo, allora ospedale psichiatrico, a memoria di Ida Calimani, Giuseppe Boralevi, Raffaele Givrè, Carlo Levi, Luigi Marino, Giuseppe Todesco, 6 degli 11 ebrei deportati dal manicomio ai lager nazisti.

Quest'anno abbiamo deciso, in virtù anche della mostra sulla deportazione degli ebrei dagli ospedali psichiatrici veneziani, la posa di una pietra davanti all'ingresso dell'ex manicomio per la valenza fortemente simbolica.

Anche per ebrei sopravvissuti o internati militari:

è stato dedicato, per la prima volta, ad un internato militare, Romano Brussato. In Calle del Ghetto Vecchio, invece, due pietre sono state posate in memoria di Amalia e Lina Navarro, entrambe sopravvissute ad Auschwitz

Stolpersteine app! per geolocalizzarle e trovarle, per ognuna appare la storia relativa. (solo in tedesco)