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John Steinbeck Photo web story, Alberto Pian

Foto ©Alberto Pian, Vicolo Cannery, Monterey e Salinas

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Quella vita di Steinbeck...

Salinas

Salinas è un villaggio di 3.000 abitanti, vicino a Monterey, in California, che tornerà spesso nei romanzi di S. in varie forme e allusioni. Da studente S. lavora come aiuto chimico presso uno zuccherificio, ma nel 1925 lascia l’università (Biologia), senza aver sostenuto esami (Salinas. Museo Steinbeck).

Il muratore

Durante la frequenza universitaria, aveva pubblicato delle novelle e dei poemi satirici in alcune riviste. Poi pratica i più diversi lavori: pescatore nella baia di Monterey, operaio agricolo, stradino (al Madison Square Garden di N.Y.), trova occupazioni occasionali e conduce una vita da vagabondo (tramp), condizione sociale che ha sempre attirato le sue simpatie. A New York lavora anche come muratore e manovratore di mezzi pubblici. Poi rientra in California dove pubblica il romanzo La santa rossa, che non ottiene alcun successo.

Paesaggio intorno a Salinas. Ho scattato questa foto per caso, con un iPhone. Non fotografo mai con lo smartphone, non mi piace. Uso sempre la fotocamera.

Il reduce vagabondo

Pubblica poi altri romanzi e diventa corrispondente di guerra nella seconda guerra mondiale in Inghilterra, Africa e Italia. Nel 1961 riprende la via del vagabondaggio negli USA con il proprio camper, infatti dichiarerà di aver girato il mondo, ma di conoscere poco gli USA, nel senso che le grandi città nelle quali ha vissuto, non sono rappresentative della “vera” America, per questo decide di partire. Nel 1962 riceve il premio Nobel per la letteratura. Effettua ancora viaggi in Europa, URSS e nel Vietnam dove appoggia la guerra degli USA.

Il furgone - camper di Steinbeck

Vicolo Cannery

“Il Vicolo Cannery a Monterey in California è un poema, un fetore, un rumore irritante, una qualità della luce, un tono, un'abitudine, una nostalgia, un sogno.”

“Raccolti e sparpagliati nel Vicolo Cannery stanno scatole di latta e ferro e legno scheggiato, marciapiedi in disordine e terreni invasi dalle erbacce e mucchi di rifiuti, stabilimenti dove inscatolano le sardine coperti di ferro ondulato, balli pubblici, ristoranti e bordelli, e piccole drogherie zeppe, e laboratori e asili notturni.”

Vicolo Cannery, Monterey (CA)
“I suoi abitanti sono, come disse uno una volta, «Bagasce, ruffiani, giocatori, e figli di mala femmina», e intendeva dire: tutti quanti. Se costui avesse guardato attraverso un altro spiraglio avrebbe potuto dire: «Santi e angeli e martiri e uomini di Dio», e il significato sarebbe stato lo stesso.”

“La parola è un simbolo e un piacere che succhia uomini e scene, alberi, piante, fabbriche e cani pechinesi. Allora la Cosa diventa la Parola e poi ritorna la Cosa, ma ordita e intessuta sino a formare un fantastico disegno. ”

“Mack e i ragazzi bevvero il whisky, dopo tutto non erano scemi, ma in quanto a parlare dissero soltanto: «Salute» e «Alla vostra».”

“La bottega di Lee Chong, sebbene non fosse un modello d'eleganza, era miracolosamente ben fornita. Era piccola e zeppa, ma nei limiti di una sola stanza ci si poteva trovare tutto quello di cui si aveva bisogno o che si poteva desiderare per vivere ed essere felici: vestiti, cibarie fresche e in scatola, liquori, tabacco, utensili per la pesca, macchine, barche, cordami, berretti, costolette di maiale.”

Ingresso alla bottega di Lee Chong.
“Come si possono far rivivere il poema e il fetore e il rumore irritante; la qualità della luce, il tono, l'abitudine e il sogno? ”

Uomini e topi

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“La brezzolina serotina spirava nella radura e le foglie stormivano e le ondicelle del vento trascorrevano sulla pozza verde. E di nuovo echeggiarono gli urli degli uomini, stavolta più vicini di prima.” (...)

“Lennie girò il capo e guardò di là dalla pozza e su per le coste oscurate dei Gabilan. «Avremo un pezzetto di terra,» cominciò George. Ficcò la mano nella tasca della giacca e tirò fuori la Luger di Carlson; liberò di scatto la sicurezza, e posò mano e pistola per terra, dietro la schiena di Lennie. Guardò Lennie alla nuca, nel punto dove la spina e il cranio si congiungono.”

“Di’ ancora» disse Lennie. «Come sarà un giorno. Avremo un pezzetto di terra.» «Avremo una mucca,» riprese George. «Forse avremo il maiale e le galline… e in fondo alla piana avremo… un pezzo di alfalfa…”

“Lennie volse il capo. «No, Lennie. Guarda laggiù verso l’altra riva, come se ce l’avessi davanti agli occhi.”

“Lennie obbedì. George abbassò lo sguardo alla pistola.”

Vennero schianti di passi dalla macchia. George si volse e fissò gli occhi da quella parte.

«Di’ ancora, George. Quando l’avremo?» «L'avremo presto.» «Io e te.» «Tu… ed io. Tutti ti tratteranno bene. Non ci saranno più guai. Più nessuno farà del male agli altri o li deruberà.» Disse Lennie: «Credevo che ce l’avessi con me, George.»

«No,» disse George. «No, Lennie. Non ce l’ho con te. Non ce l’ho mai avuta, e non ce l’ho ora. Voglio che tu lo sappia, Lennie.» Le voci s’accostavano sempre più. George sollevò la pistola e ascoltò quelle voci.

Lennie pregava: «Facciamolo subito. Andiamoci adesso in quel posto.» «Sta’ certo, subito. Certo. Ci andremo.» E George alzò la pistola, la tenne ferma, e ne puntò la bocca proprio sotto la nuca di Lennie. La mano gli tremava orribilmente, ma il viso si distese e la mano si fermò.

“Premé il grilletto. Lo schianto del colpo echeggiò fra le colline e si spense rimbalzando. Lennie ebbe uno scossone e poi s’abbandonò innanzi adagio sulla sabbia, dove giacque”

Omaggio a John Steinbeck

Created By
Alberto Pian
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Credits:

Foto e testi di Alberto Pian