Loading

Tutti a tavola! Perché la Media Education inizia in cucina

Questo percorso si volge in tre livelli. Serve carta, penna e un Device con connessione a Internet… buon divertimento!

LIVELLO1

Esiste una connessione primordiale tra il cibo e l’apprendimento

Profeta Ezechiele (c. 600 a.C.) «“Figlio dell’ uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genia di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do”. Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo... Mi disse: “Figlio dell’ uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’ Israele”. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: “Figlio dell’ uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo”. Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele» (2,8-9; 3,1-3).

Piètro Comestore (o P. Mangiadore; lat. Petrus Manducator o Trecensis). - Teologo (n. forse Troyes 1100 circa - m. Parigi 1179); decano del capitolo di Troyes (1145-64), cancelliere della scuola cattedrale di Parigi (1164-69), quindi canonico regolare a S. Vittore. Autore di Sermones, di brevi glosse esegetiche all'epistolario paolino, è soprattutto noto per la sua Historia scholastica, ove tenta una grande "storia sacra" dalle origini del mondo al viaggio di Paolo a Roma.

  1. Prospettiva che parte dagli studi di antropologia del consumo e di cultura materiale. Il cibo, in questo caso, è visto come uno strumento che permette agli attori sociali di esprimere la loro identità, di costruire relazioni sociali, di rendere manifesti i propri gusti e la propria appartenenza sociale.
  2. con lo spopolamento delle campagne e la nascita dei consumi di massa, le persone che si sono progressivamente allontanate dalla fame hanno costruito un nuovo rapporto con il cibo. Il superamento della fame è garantito anche dai dispositivi tecnologi (frigorifero ad es.).
  3. l’alimentazione chiama in causa tutta una serie di comportamenti e di competenze che esulano dal semplice atto del nutrirsi, evidenziando così la natura posizionale del gusto.
  4. togliersi dalle trappole dal solo consumo, imparando a “raccontare” il cibo, il racconto è essenziale alla trasmissione culturale… ma trasmissione di cosa? Qual’è il contesto umano e sociale nel quale si articola questo racconto? Sono le “pratiche”, le azioni da compiere, i tempi giusti di attesa, la forma degli oggetti… Pratiche è una parola che risale a una radice *par, che indica il "muoversi attraverso uno spazio", e che ritroviamo in esperienza, porta, pericolo.
  5. a scuola e nella formazione in genere, ci si imbatte spesso nel concetto di “buone pratiche”: ma con quale livello di autenticità diffondiamo questo concetto? La "bontà" di una pratica infatti è tale se proviene da una validazione dovuta all'esperienza di un percorso, ad una condivisione di intenti che produce… "buoni" frutti. Perché è solo se partecipiamo, ad esempio, all’assemblea di una Associazione o di un gruppo di interesse che sentiremo un riferimento a "condividiamo le pratiche”! A Scuola abitualmente si indicano “buone pratiche” da uno-molti, ma raramente sentiamo parlare di “pratiche condivise”, particolarmente nella Scuola Secondaria.

Il cibo è il primo tassello della trasmissione culturale a livello genetico, e trascina con sé tutto l’insieme di accorgimenti e tecniche utili al reperimento degli alimenti, che sono, diremmo oggi, il contenuto didattico primordiale necessario alla sopravvivenza. Cibo e apprendimento sono fortemente connessi e correlati.

Non a caso, il servizio mensa è più richiesto nel grande centro urbano dove i legami con la tradizione culturale sono più deboli, il tasso di piena occupazione femminile è più alto e la propensione delle famiglie a delegare le scuole è più forte anche quando la qualità del cibo è piuttosto scarsa.

Brunella Fiore e Alessandra Decataldo, “School served meals” versus “Eating at home”: A sociological study on the phyco-physical conditions of Italian students in primary schools, in Well-being in education systems, pp. 338-341

1. MAPPA "COLTIVARE" (compito: costruisci una mappa mentale) significa curare un terreno o una pianta per renderli capaci di dare dei frutti, grazie al lavoro, alla concimazione e agli altri mezzi opportuni (c. la terra, un campo, l’orto; c. a grano, a vigneti); più in generale, coltivare può significare ottenere un prodotto con un procedimento artificiale (c. perle). 2. MAPPA In senso figurato, si può coltivare un’attività, una passione, e vuol dire dedicarvisi, esercitarvisi (c. la pesca, gli studi, la musica, gli affari; c. un rapporto di amicizia), oppure si può coltivare un rapporto, e significa mantenerlo stretto e forte (le amicizie vanno coltivate); coltivare un sentimento o una qualità spirituale, invece, significa assecondarli (c. lo spirito, i vizi, le passioni; c. un sogno, una speranza). 3. Il riflessivo coltivarsi significa migliorare la propria educazione e la propria cultura (cerca di coltivarti con buone letture).

LIVELLO 2

Lo sapevi che esiste un DigComp europeo dedicato al Consumo che riprende il DigComp dedicato all'Apprendimento (DigComp Edu)?

Ah… non lo sapevi, vero? :-)

2016 Commissione Europea

Il punto di partenza di DigCompConsumers è il quadro delle competenze digitali per i cittadini (DigComp), sviluppato per la prima volta nel 2013.

La metodologia usata per elaborare il presente quadro segue quindi gli stessi principi e la stessa struttura modulare di DigComp Edu. DigCompConsumers comprende in particolare:

3 aree suddivise secondo le fasi del ciclo di acquisto,

14 titoli e descrizioni delle competenze,

210 esempi di conoscenze, abilità e atteggiamenti.

Sebbene derivi da DigComp Edu, DigCompConsumers è un quadro autonomo e può essere utilizzato in modo indipendente.

  1. Slow food & Slow Education (Slow learning). Non è un accostamento casuale, anzi… la lentezza (non solo del consumo ma anche della produzione) ha a che vedere con il BENESSERE, e dunque con le migliori condizioni possibili per apprendere. Approfondisci.
  2. Fast Food & Apprendimento preconfezionato, omologato, non personalizzato, tipico dei "Corsi" e delle "Lezioni in classe". L'opposto è l' "ambiente di apprendimento" che mette al centro non il consumo (alimentare/culturale) ma l'allievo. Approfondisci.
  3. All you can eat & Formazione per “Addestramento”, tipica di larga parte della Formazione erogata da Poli e Ambiti formativi: si impara di tutto nel minor tempo possibile, senza riflessività, senza sperimentazione sul campo, senza condivisione e partecipazione tra pari, perché la dimensione comunitaria è completamente assente.

LIVELLO 3

APPRENDIMENTO COME CIBO nell'ottica della Progettazione dell'apprendimento (Learning Designer)

Learning Designer

FINE

Grazie per l'attenzione!

Created By
PAOLO MASINI
Appreciate

Credits:

Creato con immagini di akshayapatra - "akshaya patra rajasthan mid-day meal in rajasthan" • Firmbee - "freelancer apple imac"