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D(ur)ANTE ALIGHIERI 1265-1321

la vita

Io vidi il segno segue il Tauro

la nascita di durante, detto dante

Durante, detto Dante, nasce a Firenze nel 1265 da Alighiero di Bellincione, piccolo proprietario terriero, e Bella degli Abati. È probabile che sia nato tra il 21 maggio e il 21 giugno, visto che lui stesso dichiara di essere nato sotto il segno dei gemelli (Par. XXII, vv.106-120)

M'è fitta e or m'accora la buona immagine paterna

gli studi, la formazione e l'incontro con brunetto latini

La famiglia appartiene alla piccola nobiltà (quella che noi oggi chiameremmo la media borghesia cittadina) e, nonostante abbia modeste rendite, educa ed istruisce il piccolo Durante come si conviene a un esponente del ceto cittadino più elevato.

Degli studi di Dante sappiamo però poco e, stando a ciò che scrive nel Convivio, ha frequentato le scuole de li religiosi, cioè quelle scuole che erano state aperte dai frati dei diversi ordini (agostiniani, domenicani e francescani) in alcune chiese a Firenze e a cui potevano accedere anche i laici.

Dal Trattatello in laude di Dante (1350) di Boccaccio apprendiamo che avrebbe frequentato l'Università di Bologna ma questa testimonianza non è da ritenersi sicura perché l'autore del Decameron scrive più di mezzo secolo dopo i fatti (e poi un soggiorno a Bologna non implica necessariamente l'iscrizione a un corso di studi universitari).

A parte questa istruzione “regolare”, per la sua formazione sembra avere avuto particolare importanza l’incontro con Brunetto Latini (1220 circa - 1294 circa), letterato e uomo politico, che verrà ricordato ed elogiato nel canto XV dell’Inferno (vv.82-85).

Importante per Dante è stata anche la frequentazione di Cavalcanti e di Cino da Pistoia: al primo de' miei amici (come lo chiama Dante stesso) è dedicata la Vita Nova; il secondo -secondo quanto dice lo stesso Dante nel De vulgari eloquentia- il miglior poeta d'amore della sua generazione.

famiglia guelfa o ghibellina?

Come apprendiamo dalle parole di Farinata degli Uberti nel X canto dell'Inferno alcuni dei suoi membri erano stati esiliati da Firenze per ben due volte in seguito alle vittorie ghibelline. Ergo: la famiglia di Dante era guelfa.

dante è un promesso sposo

Nel 1277, a soli 12 anni, Dante è promesso sposo dalla famiglia a una certa Gemma, figlia di ser Manetto Donati e cugina di Corso, Forese e Piccarda Donati (di quest'ultima Dante ne racconta la storia nel Purgatorio). E indovina un po'? Quella dei Donati è una delle famiglie guelfe più importanti a Firenze e dal matrimonio con Gemma nasceranno tre figli: Jacopo, Pietro e Antonia.

il dolce stil novo

Negli anni della giovinezza Dante diventa amico dei maggiori poeti fiorentini del tempo e con loro dà vita alla corrente del Dolce Stil Novo.

l'iscrizione al "sindacato"

Dante è quello che oggi definiremmo un intellettuale: legge, scrive, compone poesie. Dato però che a quel tempo, raggiunta una certa età, occorreva iscriversi ad un'arte (una specie di moderno sindacato), una volta compiuti i 30 anni Dante s'iscrive alla corporazione dei medici e degli speziali. Ma chi sono? Un po' come i nostri farmacisti: vendevano spezie ed erbe medicinali. Del resto la distinzione tra filosofi e medici non era tanto grande quant'è oggi: tutti e due erano, in senso lato, degli studiosi.

Una biografia parallela

Questa è la giovinezza di Dante per come è possibile ricostruirla sulla base dei pochi documenti che si sono conservati.

Poi c'è una biografia parallela raccontata nella Vita Nova e questa ci dice che a soli 9 anni il nostro poeta incontra una ragazza più piccola di lui di qualche anno e se ne innamora. Il suo nome è Beatrice Portinari, detta anche Bice, e sarà una fonte di ispirazione per il nostro Dante sia nella vita sia nell'arte.

I cronisti dicono che Beatrice si fosse sposata con un certo Simone Bardi e non è detto, del resto, che i fatti narrati nella Vita nova corrispondano in toto alla verità.

Quel che è certo è che questo "colpo di fulmine" segnerà in modo indelebile la vita, la poetica e l'opera di Dante.

l'esperienza politica...

Oltre che poeta, Dante è anche un uomo politico (come sappiamo dalla documentazione d'archivio) e negli anni Novanta del Duecento ricopre alcuni incarichi pubblici:

  • nel 1295 viene eletto a far parte del Consiglio ristretto del capitano del popolo;
  • nel 1296 entra infatti nel Consiglio dei Cento;
  • nel 1300 viene eletto Priore, la più alta carica di Firenze.
...al posto sbagliato nel momento sbagliato

Il momento storico è però delicato perché Firenze è divisa in due fazioni: guelfi bianchi (attorno alla famiglia dei Cerchi) e guelfi neri (attorno alla famiglia dei Donati).

La lotta non era soltanto una lotta ideale: c’erano spesso feriti e morti da entrambe le parti. Nel maggio del 1300, per esempio, uno dei Donati tagliò in pubblico il naso a uno dei Cerchi – violenza e derisione allo stesso tempo: e non esisteva la chirurgia plastica! – e l’inimicizia si trasformò in odio.

Dante sta con i Bianchi

Dante sta con i Bianchi. All’inizio è solo uno dei tanti cittadini che, riuniti in assemblea, affiancano i priori. Poi il suo prestigio cresce e riceve incarichi più importanti. Nel 1300 è eletto lui stesso priore, la massima carica nel governo fiorentino, e deve fronteggiare, insieme ai suoi cinque colleghi (i priori erano sei, e duravano in carica due mesi), una crisi politica particolarmente grave. Gli scontri tra Bianchi e Neri proseguono. Il 23 giugno, durante una processione, ci sono nuove violenze, perciò i priori decidono di bandire da Firenze i capi delle due fazioni (tra i Bianchi che prendono la strada dell’esilio c’è anche l’amico di Dante Guido Cavalcanti). Ma la tregua dura poco.

Nel 1301 a Dante viene affidato un compito delicato e che gli costerà molto caro. Papa Bonifacio VIII (1235 circa-1303, eletto papa nel 1294) sta cercando di portare Firenze sotto il proprio potere grazie all’appoggio interno dei guelfi Neri. Dante viene inviato dal papa come ambasciatore per trovare un compromesso ma durante la sua assenza, un alleato del papa, il principe Carlo di Valois (fratello del re di Francia Filippo IV il Bello) entra con le sue truppe armate a Firenze: i capi Neri tornano in città, la riducono sotto il loro potere e bandiscono i guelfi Bianchi.

La carriera politica di Dante s'interrompe bruscamente. È il 1302 Dante viene accusato di “baratteria”, cioè di corruzione durante il suo servizio come priore di Firenze, e condannato a una multa e a due anni di esilio; due mesi dopo, dato che non si presenta al giudizio, viene condannato a morte, e gli vengono confiscati tutti i beni. Dante non tornerà più a Firenze.

La battaglia della Lastra: un fallito tentativo di ritornare a casa

Dopo la condanna, tuttavia, Dante tenta di tornare in città, e lo fa insieme ad altri esuli Bianchi, che stringono alleanze anche con i ghibellini toscani. Questa improvvisata coalizione riscuote, sulle prime, alcuni successi, come la conquista dei castelli di Figline e Piantravigne, a pochi chilometri da Firenze, sulla strada per Arezzo (il cui governo stava dalla parte dei Bianchi fiorentini).

Dante fa da ambasciatore presso i signori del centro-nord che potrebbero favorire il rientro dei Bianchi a Firenze: va a Forlì, presso gli Ordelaffi, quindi a Verona, presso Bartolomeo della Scala. Ma i Neri fiorentini rifiutano ogni compromesso e contrattaccano: il 20 luglio del 1304, alla Lastra, a pochi chilometri da Firenze, i Bianchi vengono sconfitti definitivamente (Dante, nel frattempo, si era già allontanato dagli altri esuli e aveva, come dirà nel canto XVII del Paradiso, v. 69, «fatto parte per se stesso»).

L'esilio ventennale e l'inizio della Commedia

Il poeta inizia così a girovagare trovando ospitalità presso le più grandi corti dell'Italia centro-settentrionale, accolto da principi e regnanti. È proprio durante l'esilio che Dante inizia a scrivere la sua opera più famosa, la Divina Commedia.

arrigo vii muore e porta con sé nella tomba le speranze di dante

Dante soggiorna in Toscana e segue con grandissima partecipazione la discesa in Italia dell'imperatore tedesco Arrigo VII di Lussemburgo perché spera che questi sottometta la ribelle Firenze consentendogli così di far ritorno in patria.

È il 6 gennaio 1311 quando Arrigo VII viene incoronato re d'Italia e per un anno combatte contro i Comuni che resistono al suo potere e per un anno combatte contro i Comuni settentrionali che resistono al suo potere: Brescia e Genova in particolare.

Nel 1312 Arrigo scende finalmente al di sotto degli Appennini, si fa incoronare imperatore a Roma e stringe d’assedio Firenze, ma senza risultati.

Nell’agosto del 1313 Arrigo VII muore improvvisamente e con lui muoiono anche le speranze di Dante di poter rientrare a Firenze.

dante rifiuta l'amnistia

Nel 1315 viene concessa un'amnistia che permette agli esuli di poter tornare in patria dietro pagamento di una consistente somma di denaro. Dante è irremovibile e in una lettera a Bernardo Riccomanni, figlio della sorella Tana, chiarisce le ragioni del suo rifiuto a tornare in patria (epistola XII).

A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura

A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura (vale a dire "per noi il destino ha voluto che morissimo e fossimo sepolti in terra straniera, lontano dagli affetti più cari") è uno dei versi più celebri che appartengono alla penna di un altro poeta, un poeta molto più giovane del nostro Dante ma che con Dante condivide il destino da esule: Ugo Foscolo (1778-1827), scrittore neoclassico del Settecento.

Questi versi però bene si addicono al destino del Sommo Poeta, visto che Dante muore a Ravenna tra il 12 e il 13 settembre del 1321 lontano dalla famiglia, dalla moglie, dai figli, lontano dagli amici e soprattutto lontano da Firenze.

L'ESIGUITà DELLE FONTI BIOGRAFICHE

Di come e con chi Dante spese i vent’anni dell’esilio non sappiamo molto. Sappiamo che viaggiò, che chiese ospitalità a chi, tra i signori italiani del tempo, poteva offrirgliela; e sappiamo che fu povero, come ripete più volte nelle sue lettere.

DANTE CONOSCE LA POVERTà

Ecco per esempio come si giustifica con Oberto e Guido da Romena (un castello del Casentino, a nord di Arezzo) per non essere intervenuto ai funerali del loro zio Alessandro: clicca qui.

E della propria povertà Dante parla anche all’inizio del Convivio in termini molto commossi: clicca qui.

ripercorriamo le tappe della vita di dante
Created By
Caterina Perrotta
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