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Montgomery - New Orleans martedì 11 settembre 2018

Oggi avremo una giornata quasi interamente di spostamento, i km che ci separano da New Orleans sono 500. Avremo la mattina a disposizione per visitare Montgomery, e poi dovremo rassegnarci a passare il pomeriggio in auto.

Quando progtrammiamo un viaggio on the road, è bene inserire le tappe più lunghe ad inizio viaggio, quando siamo più freschi, e ancora carichi di adrenalina.

La colazione da Jim sarà tardissimo per i nostri standard, addirittura alle 8.30. Ma noi siamo attrezzati anche per questo: ci svegliamo presto, prepariamo le valigie, usciamo e andiamo a fare benzina e al Walmart per prendere le provviste, il tutto prima di fare colazione. In realtà non compriamo molto. Già mi immagino che Jim ci preparerà una colazione da campioni, e difficilmente avremo fame a pranzo.

Torniamo in hotel verso le 8.20, Jim si era preoccupato perché ci aveva visti uscire, si era chiesto se ci fossimo dimenticati della colazione. Jim, non scherziamo, è impossibile che ci dimentichiamo di mangiare! Come previsto, la colazione è super abbondante, e tutta preparata in casa dal mitico Jim con le sue manine: salsiccette, frittata, grit, frutta fresca, succo d'arancia, pane caffè a volontà.

Jim si siede con noi e facciamo due chiacchiere. Ci chiede come mai siamo qui, se abbiamo già visitato gli States, dove andremo poi... vuole sapere che lavoro facciamo, come si vive in Italia, la conversazione è molto interessante. Cominciamo subito ad avere un assaggio della tanto decantata ospitalità del sud. Anche noi facciamo tante domande, soprattutto perché il sud, e l'Alabama, sono regioni piuttosto controverse, con problemi anche importanti di convinenza razziale....

Tra le specialità del sud cucinate da Jim abbiamo il grit. In poche parole, polenta bianca. si mangia col formaggio, o come accompagnamento alle salsiccette o alla pancetta. Noi la mangiamo senza problemi. Jim è abbastanza sorpreso ma noi, da bravi lombardi, non siamo nuovi alla polenta a colazione! Certo, per la mia generazione è inusuale, ma per quella dei miei genitore era la normalità

Terminata la colazione, e strappata qualche altre coccola al gatto, saldiamo il debito e ci avviamo verso il centro di Montgomery.

La prima tappa è a First White House of the Confederacy. Parcheggiamo proprio lì davanti, nel parcheggio a pagamento, a una cifra irrisoria, 0.50$/h. Si vede che l'Alabama è più povero rispetto ad altri stati, anche i parcheggio in pieno centro costano molto poco (vedremo un'enorme differenza nelle altre città visitate). Non riusciremo a vedere tutto il centro lasciando l'auto qui, la città è più estesa di quello che sembrerebbe.

Montgomery è l'attuale capitale dell'Alabama, ed è stata la prima della Confederazione (poi spostata a Richmond). Questa fu la prima Casa Bianca, dove visse il Presidente Davis.

La visita è gratuita. Quando entriamo, troviamo un'altra coppia che ha appena iniziato un breve tour, più che altro una veloce spiegazione, e ci accodiamo. La nostra guida è un anziano signore di New York. La casa risale al 1825 circa, divenne la Casa Bianca quando Davis vi si trasferì in seguito alla nomina a presidente, con la famiglia. Molti degli arredi sono originali.

Facciamo poi un giro intorno al Campidoglio. E' molto grande, di un bianco accecante alla luce del sole, e circondato da un bel parco con l'erba perfettamente tagliata. Non visitiamo l'interno, ci porterebbe via troppo tempo.

Arriviamo invece alla vicina Dexter Avenue King Memorial Baptist Church, raggiungibile a piedi. Se avete poco tempo per visitare Montgomery, e dovete scegliere una sola attrazione, che sia questa . Quante volte abbiamo visto questa chiesa alla tv, nei filmati d'epoca!

Sì, perché questa è la chiesa dove predicava lui, Martin Luther King. Qui sono state organizzate le marce per i diritti civili che hanno cambiato la storia, qui lui ha tenuto i suoi discorsi più famosi.

La visita è possibile solo con tour guidati ogni ora, putroppo non abbiamo tempo di farne uno, anche perché solo le 10.10, e il tour è appena partito. Ed è qui che abbiamo il secondo assaggio del grande cuore del sud. La custode della chiesa ci abbraccia, si commuove, ci fa le foto... e ci fa entrare. Non a fare tutto il tour, solo a dare uno sguardo all'interno. L'emozione nel vedere l'interno di una chiesa così significativa per la storia americana mi fa partire un brivido lungo la schiena.

Ci spostiamo in auto nella zona vicino al fiume, che sarebbe il "centro storico" di Montgomery, anche se le città americane non hanno un vero centro come lo intendiamo noi. Facciamo un veloce giro del centro, compresa ovviamente la fermata del bus di Rosa Parks, emblema delle lotte per i diritti civili.

Il 1 Dicembre del 1955, la signora Rosa Parks, una sarta di colore, stava tornando a casa in autobus. a questa fermata, salì un bianco, e l'autobus era pieno. In base alle leggi sulla segregazione, se un bus era pieno, i cittadini di colore dovevano alzarsi e spostarsi in fondo al mezzo, lasciando i posti a sedere ai bianchi. Solo che la signora Parks quella sera era molto stanca, e si rifiutò di cedere il posto. Questo suo gesto di sfida la portò all'arresto e a una multa di 100$, ma diede anche il via al "Montomery Bus Boycott". Per combattere la segregazione, i cittadini di colore smisero semplicemente di usare i mezzi pubblici, affidandosi al carpooling e ad altri mezzi, creando un danno non indifferente all'azienda di trasporti. Le autorità cercarono in ogni modo di ostacolare il boicottaggio, che durò oltre un anno, con nuove ed improbabili norme sempre più stringenti, sperando di costringere gli afro-americani ad utilizzare il mezzo pubblico. Alla fine, si dovettero arrendere, e la segregazione sui bus fu dichiarata illegale.

Se vi interessa l'argomento, sempre a Montgomery ci sono anche il Freedom Rides Museum, il Civil Rights Memorial Center, e il Rosa Parks Museum.

A prima vista, Montgomery sembra una città senza nessuna attrazione di rilievo, molti la saltano. In realtà, è molto ricca di musei dedicati alla lotta per i diritti civili. Gli eventi di Montgomery negli anni '50 e '60 hanno avuto risonanza nazionale, se non addirittura mondiale.

Alleggeriamo un po' l'atmosfera con il museo dedicato ad Hank Williams. Nato nel 1923 e morto a soli 30 anni, Hank Williams è considerato il padre della musica country, anche se oggi quest'ultima è molto cambiata rispetto al suo stile. Le sue canzoni più famose sono Hey good looking, Jambalaya on the bayou, Kaw-Liga, Lovesick Blues. Non ebbe una vita semplice, nonostante il successo, e fu trovato senza vita nella propria macchina la notte di capodanno del '53, probabilmente a cause di un mix di tranquillanti e alcolici.

Il museo è ben fatto, ma purtroppo questo museo ha una policy rigidissima e non si possono fare foto. Non solo, non possiamo neanche estrarre il cellulare dalla tasca per telefonare. Ci sono i suoi costumi, foto, dischi, si possono sentire le canzoni. Nota alquanto macabra, c'è anche la Cadillac azzurra in cui morì.

La statua dedicata ad Hank Williams si trova nei pressi del lungofiume, una zona non degna di nota. La sua tomba è invece all'Oak Wood Cemetery, nella zona ad est del cimitero. E' comunque facilmente visibile, perché si tratta di due piccoli obelischi, ma anche perché c'è un nutrito gruppo di persone. Speravo di incappare in suo figlio Hank Jr, altro noto cantante country, ma non abbiamo fortuna.

E' mezzogiorno, grazie all'abbondante colazione di Jim non siamo affamati, così decidiamo di saltare il pranzo e andare verso New Orleans.

Prima, ho programmato una breve sosta al Priester's Pecan, un negozio di noci pecan e i vari sottoprodotti. Impostiamo il navigatore, a memoria dovrebbe essere vicino ad un'uscita dell'autostrada. Seguiamo le indicazioni del navigatore e ci ritroviamo su una stretta strada di campagna, in mezzo alla fitta vegetazione, ogni tanto una fattoria, cielo blu con qualche nuvola che sembra dipinta... esattamente come ci si immagina l'Alabama, un sogno!

Peccato solo che non abbiamo idea di dove siamo, questo è il problema. Dopo qualche km mi sorge il dubbio che il navigatore non stia proprio mandando nel posto giusto. Quando arriviamo alla destinazione impostata, non c'è proprio nulla, siamo in aperta campagna! Proviamo a tornare sui nostri passi, lungo la stessa strada ma in direzione opposta. Quando raggiungiamo il numero civico corretto, troviamo un minuscolo ufficio. Provo comunque ad entrare. Praticamente il navigatore ci ha mandato alla sede degli uffici invece che al negozio!

Seguendo le loro indicazioni, ci ritroviamo dove mi ricordavo io, ovvero all'uscita dell'autostrada. Facciamo un po' di acquisti gastronomici, noci pecan di ogni genere e altri snack, e ce ne andiamo soddisfatti.

Non ci resta che chiuderci in macchina per le prossime 4-5 ore, e percorrere tutto d'un fiato i 450 km che ci separano dalla Crescent City. Mi metto al volante, e ovviamente dopo 10 minuti il cielo si fa scuro di nuvoloni, ed inizia a piovere. No, non a piovere, a DILUVIARE. Di asfalto drenante nemmeno l'ombra, faccio fatica anche a vedere le auto intorno a me, la visibilità è molto ridotta. La cosa peggiore è quando mi sorpassano i camion, buttandomi addosso secchiate d'acqua che mi oscurano del tutto la vista per quel secondo prima che passi il tergicristallo.

Continuiamo così per più di 100 km, tra l'altro stiamo anche andando parecchio sotto il limite, tipo 35/40 mph con un limite di 70, quindi non passa veramente più. Davide continua a dirmi di accostare, che guida lui, ma io non riesco nemmeno a vedere dove finisce la strada, non saprei dove accostare. E sono troppo tesa per fare qualsiasi cosa che non sia continuare a guidare concentrata al massimo. Non vedo nemmeno i cartelli stradali, se continua così e devo prendere qualche deviazione, siamo seriamente nei guai.

Per fortuna, nei pressi di Mobile il diluvio diminuisce quel tanto che basta per vedere almeno i cartelli, e riesco a prendere tutti gli svincoli. Sfinita, accosto e lascio guidare Davide.

Nel frattempo, trovo mille chiamate da un numero americano. E' il tour del Bayou in programma domani. Avevo scelto, pagando molto di più rispetto agli altri tour, la società Beyond the Bayou, che organizza tour ecosostenibili con piccoli gruppi di massimo 6 persone. Mi collego a internet, controllo la mail, e scopro che ci hanno cancellato il tour prenotato per domani!

Nonostante avessero chiaramente scritto sul loro sito che il numero minimo di partecipanti è 2, nella mail mi dicono che non è stato raggiunto il numero minimo di 4 persone, essendo solo io e Davide, quindi il tour è saltato. Mi chiedono di richiamarli per ri-prenotare. Dopo numerose chiamate non andate a buon fine, rispondo per email che no, non abbiamo la possibilità di prenotare per un altro giorno, essendo a New Orleans solo domani. Mi rispondono che gli dispiace, ma, avendo io prenotato con Groupon, devo contattare questi ultimi per il rimborso. Proprio una bella scocciatura!

Arriviamo a New Orleans in discreto ritardo, un'oretta circa, grazie al diluvio. Deve aver piovuto anche qui, l'umidità è persistente, ma almeno ha smesso di piovere. Arriviamo agevolmente al nostro hotel Creole Gardens B&B, un ex bordello tutto colorato, molto carino e in fase di ingrandimento. Si trova nella zona del Garden District.

Fortunatamente, il nostro hotel è così carino da darmi una bella impressione positiva sulla città In effetti sono un po' preoccupata, a tanti New Orleans non è piaciuta per niente. Io sono stata molto combattuta se fare una o due notti, e ho paura di pentirmi di averne fatte due.

Prima di uscire, dobbiamo risolvere il problema del tour del Bayou. Troviamo posto al Jean Lafitte Swamp Tour, e risolviamo parzialmente il problema del rimborso Groupon prenotando la visita alla piantagione St Joseph. Costa meno del tour del bayou, ma almeno utilizziamo parte del credito.

Utilizziamo Uber per andare in centro, e ci facciamo portare direttamente a Bourbon Street, la via principale di New Orleans. Il sole è già tramontato, e siamo in piena atmosfera notturna nella Crescent City.

Bourbon Street è veramente brutta. Ok che New Orleans è famosa come città decadente, ma questa via è veramente squallida: negozi di souvenir-paccottaglia, strip bar, bar e ristoranti di basso livello. gente che vuole comprare le tue scarpe, gente che deve farti entrare nel locale, gente che ti vuole leggere la mano. Ubriaconi e senzatetto ovunque, soprattutto vedo gente che vuole divertirsi a tutti i costi con questo tipo di intrattenimento (alcool e strip bar), questo mi mette molta tristezza.

Bourbon Street mi sembra la caricatura di sè stessa, come se dovesse a tutti i costi tenere testa alla propria nomea di zona decadente. Mi sembra una di quelle attrici di mezza età troppo rifatte, che si aggirano sui red carpet con addosso vestitini striminziti e paillettati, così tirate da non riuscire più nemmeno a fare un sorriso, piene di livore verso le attrici più giovami.

Ceniamo al ristorante creolo Gumbo Shop: gumbo di frutti di mare per me e un panino con dentro qualcos'altro di simile, sempre con i gamberi, per Davide. Per finire, una favolosa pecan pie, da leccarsi i baffi. Tutto buono, anche se questi piatti creoli sembrano un po' tutti uguali. Non riesco ad identificare la differenza tra il mio gumbo e il contenuto del panino di Davide.

Lasciata Bourbon Street, l'atmosfera della città migliora, Royal Street, Chartres Street, Decatour Street sono molto meno affollate ed autentiche, piene di locali e negozi di antiquariato. Jackson Square, con la St Louis Cathedral, è molto carina, ma la vedremo meglio domani con la luce del sole.

Di passare la serata a Bourbon Street non se ne parla. Andiamo invece a Frenchmen Street, che dovrebbe essere la via del Jazz, per cercare qualche localino di musica dal vivo. Avevo selezionato lo Spotted Cat, indicato da tutti come uno dei locali più autentici. E' davvero bello, c'è la band che suona in un angolino, a contatto con il pubblico. Solo che è strapieno, non c'è posto nemmeno in piedi e dovunque ci mettiamo ostruiamo la vista a qualcuno.

Entriamo allora (a caso) al 30/-90°, scelto perché sembra più spazioso. Ci prendiamo due birre locali, e io faccio conoscenza con la Southern Pecan, la mia nuova ossessione: una birra buonissima con un retrogusto noci pecan tostate.

Ci troviamo uno sgabello e ci godiamo la musica. Non me ne intendo, ma non sembra male. Sono a New Orleans in un locale ad ascoltare jazz dal vivo sorseggiando una birra. Ecco, questo momento me lo voglio proprio godere, dopotutto, non siamo in un posto qualunque. Questa bella serata ripaga ampiamente la delusione di Bourbon Street e ci fa rivalutare la città

Created By
Valeria Rovellini
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