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PREVENIRE L’INFLUENZA DEL GESTO RIPETITIVO SULLA POSTURA da: ACCORDAGES, n°3, 1° semestre 2015. La rivista dei praticanti del metodo G.D.S.

TRATTO DALLA RIVISTA ACCORDAGES, LA RIVISTA DELL’APGDS FRANCIA N°3, 1° SEMESTRE 2015.

AUTORE: Philippe Campignion, fisioterapista formatore, direttore del Centro di Formazione Philippe Campignion

Fig. 1

Parole chiave: movimenti ripetitivi, postura, ampiezza articolare, terreno predisponente, riprogrammazione e integrazione dei gesti giusti, prevenzione.

Le patologie inerenti alla pratica della danza sono ormai da lungo tempo perfettamente identificate. Lavorare con una grande ampiezza articolare è dannoso per le articolazioni. Il problema del danzatore, come per ogni sportivo di alto livello, risiede nella difficoltà a realizzare delle prodezze di movimento che sollecitano fortemente il corpo, rispettandone la fisiologia. Il migliore esempio è quello del grand écart, soprattutto laterale, che obbliga a oltrepassare le ampiezze fisiologiche e che determina la distensione di alcuni legamenti e muscoli delle articolazioni coxo-femorali (fig.1). Nei danzatori sopra i 40 anni la coxo-artrosi è frequente (17,5%, fonte “Medicina delle arti”). L’en dehor, cioè la rotazione esterna degli arti inferiori fino ad avere i piedi a 180°, non fa che rinforzare questo rischio (fig.2).

L’iper-rettilineizzazione cervico-dorsale, che può arrivare fino all’inversione di curva, favorisce l’instabilità cervicale.

Anche l’iper-lordosi dorso-lombare è frequente nei danzatori che, malgrado siano adepti al culto del dorso dritto, la aggravano in numerosi movimenti (fig.3).

Fig. 3

Essa costituisce un terreno predisponente alla disco-artrosi lombare: gli ultimi dischi intervertebrali vedono accorciata la loro durata di vita. Personalmente ho osservato, nei danzatori ma anche e soprattutto nei ginnasti, numerosi casi di scivolamento di L5 sul piatto sacrale o anche di L4 su L5 senza rottura dell’istmo, ma non per questo meno invalidante in termini di dolore.

L’iperlassità costituzionale facilita i movimenti estremi che il danzatore è portato a realizzare, ma l’abuso costituisce un terreno predisponente per i dolori muscolari e articolari.

Esiste anche quella che noi chiamiamo la “falsa” iperlassità che si caratterizza attraverso un sistema di compensazioni a distanza quando le articolazioni coxo-femorali sono sollecitate nelle posizioni estreme. È il caso del grand écart che in alcuni soggetti meno flessibili di altri non può essere ottenuto se non al prezzo di un'enorme lordosi lombare o il caso di una flessione di anca limitata che comporta una retro-bascula delle ossa iliache in rapporto alla leva lombo-sacrale.

L’analisi della postura in numerosi danzatori permette di mettere in risalto una postura tipo che potrebbe costituire un terreno predisponente per alcune patologie.

Il concetto di catene muscolari e articolari G.D.S. permette di precisare questa interazione, associando questa postura all’attività preferenziale di alcuni muscoli raggruppati in catene di tensione mio-fasciale (fig.4).

Fig. 4

A questa postura tipo si associano un certo numero di impronte morfologiche. Troviamo dall’alto in basso: una rettilineizzazione cervico-dorsale, un torace mantenuto in posizione alta, un'iper-lordosi dorso-lombare, una forte antebascula pelvica e, infine, un recurvatum delle ginocchia.

Questa postura corrisponde a un atteggiamento sotteso dai concatenamenti muscolo-aponeurotici Postero-Anteriori e Antero-Posteriori. Nel caso che stiamo analizzando, questi due concatenamenti sono in attività permanente mentre, dal punto di vista della fisiologia respiratoria, dovrebbero lavorare in alternanza nella respirazione, il primo intervenendo durante l’inspirazione e il secondo riprendendo il suo posto durante l’espirazione.

Oltre all’incatenamento del corpo in una postura, la competizione tra le catene PA e AP falsa i meccanismi della respirazione.

Come prevenire l’installarsi di tale situazione senza compromettere la prova artistica? Il problema è complesso, soprattutto nei soggetti giovani che si sentono “invincibili” e che non indietreggiano davanti a nessun sacrificio, nella speranza di arrivare in cima.

I terapisti affrontano questo problema con tutte le discipline sportive: vengono consultati dai soggetti solo quando la patologia si è già bene installata. Attraverso i segnali di allarme che sono i dolori, i loro corpi li richiamano a una maggior prudenza. Quando sopraggiunge la patologia spesso è troppo tardi. Sarebbe meglio prevenire piuttosto che curare.

La soluzione passa attraverso la consapevolezza della buona fisiologia e la sua integrazione nel vissuto, al fine di poter gestire l’equilibrio del corpo nel quotidiano. Non accontendandosi più di dominare il proprio corpo, ma imparando ad ascoltarlo, ad amarlo in qualche maniera…

La proposta che noi facciamo consiste in un primo tempo nel risvegliare attraverso il vissuto la consapevolezza dei gesti giusti, ovvero che rispettano la buona fisiologia del corpo. La seconda tappa consisterà nel ripetere questi movimenti parallelamente all’allenamento, in modo da ri-automatizzarli.

La ri-programmazione di una respirazione fisiologica è particolarmente indicata nel caso che ci interessa (fig.5).

Fig. 5

Nella continua ricerca della flessibilità i danzatori ricorrono agli stiramenti e, come gli sportivi di altre discipline, stirano sempre gli stessi gruppi muscolari, in questo caso le catene PM e PL (fig.6).

Fig. 6

Tutto ciò fa correre il rischio di un aggravamento del disequilibrio tonico tra le catene. Il solo modo di contrastare questa tendenza è di praticare gli stiramenti in circuito. Godelieve Denys-Struyf in effetti ha costatato che lo stiramento di un gruppo muscolare favorisce l’aumento di tono del suo antagonista diretto, secondo un circuito immutabile che lei ha simbolizzato come la strategia della lemniscata (fig.7).

Fig. 7

Bisogna convincersi che la flessibilità non è necessariamente la garante di una buona fisiologia, tanto meno al di là di un certo grado. Piuttosto che cercare la flessibilità senza discernimento o, al contrario, la forza ad ogni costo, è preferibile favorire l’equilibrio delle tensioni (antagonismo- complementarietà).

Per concludere sarei tentato di porre le seguenti domande: fin dove ci si può spingere con la performance? Il terapista deve garantire gli eccessi? Perché è questo che spesso ci domandano i pazienti?

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BIBLIOGRAFIA:

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ALEXANDER G., Le corps retrouvé par l’eutonie, Ed. Tchou, 1977

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Les chaines musculaires et articulaires concept G.D.S. Notions de base, Ed. Ph. Campignion, 2001

DENYS-STRUYF G., Les chaines musculaires et articulaires, Bruxelles, I.C.T.G.D.S., 1987

FELDENKRAIS M., L’évidence en question, édité par l’inhabituel

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MEZIERES F., Gymnastique statique, Paris, imprimerie poliglotte Vuibert, 1947

PIRET S. et BEZIERS M-M., La coordination motrice, Paris, Masson, 1971

TIESCE A., Le geste dansé et ses conséquences en rhumatologie. Ciba Geigy

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di Philippe Campignion, fisioterapista formatore, direttore del Centro di Formazione Philippe Campignion traduzione: Fabrizia Rossi
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