1. Le origini del f. in Italia
Le origini del f. si innestano nel processo di crisi e di trasformazione della società e dello Stato, iniziato in Italia negli ultimi decenni dell’Ottocento con l’avvio dell’industrializzazione, accompagnato da fenomeni di mobilitazione sociale, che coinvolsero il proletariato e i ceti medi e diedero un forte impulso alla politicizzazione delle masse. Alcuni motivi culturali che contribuirono alla formazione del f. sono presenti, alla vigilia della Prima guerra mondiale, in movimenti radicali di destra e di sinistra (il nazionalismo, il sindacalismo rivoluzionario, il futurismo). Le condizioni per la nascita e il successo del f. furono però poste dalla guerra e dalle sue conseguenze economiche, sociali, culturali e morali, che accelerarono violentemente la trasformazione della società e la crisi dello Stato liberale, suscitando nuove forze che non si riconoscevano nella democrazia parlamentare. L’esperienza della guerra, l’esasperazione nazionalistica per la ‘vittoria mutilata’, il mito della rivoluzione bolscevica portarono alla radicalizzazione della lotta politica, che esplose con episodi di vera e propria guerra civile. Nonostante i propositi di rinnovamento, la classe dirigente liberale fu incapace di far fronte all’irruzione di nuove masse nella politica, alla gravissima crisi economica e alle tensioni sociali durante il cosiddetto biennio rosso (1919-20), quando si verificò un’ondata di conflitti di classe senza precedenti nella storia del paese. La rapida successione di governi deboli (1919-22) diffuse la sfiducia verso lo Stato liberale anche fra i ceti borghesi che fino ad allora lo avevano sostenuto, rendendoli disponibili a soluzioni autoritarie. Contro lo Stato liberale scesero in campo anche nuovi movimenti politici che si richiamavano all’interventismo e al mito dell’esperienza di guerra, come il sindacalismo nazionale, il partito futurista, l’arditismo, il fiumanesimo.
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